Chi è il prossimo?
La riflessione per il secondo giorno di quaresima è dedicata al prossimo. Si fa presto a dire: “prossimo”! Chi è costui (o costei)? Il prossimo è stata una invenzione illuminata di Gesù. Perché, finché l’altro è estraneo, lontano da noi, è difficile volergli bene. Talvolta anche solo tollerarlo.
Invece è più comune pensare: ma chi è questo qui, a cui non devo nulla e che nulla mi deve? Cosa ho da spartire con lui? Che mi importa che stia bene o male? Non è affare mio aiutarlo o farlo felice. Il problema con l’altro da noi, è che non lo riconosciamo. Se mettiamo da parte questa idea di alterità, di contrapposizione, allora la distanza fra noi, piano piano si riduce.
Uno sguardo amorevole
Per farlo, ci vuole uno sguardo diverso. Uno sguardo amorevole. Perché è l’amore che crea legami, lì dove i legami non ci sono. Dove non siamo uniti dai vincoli della carne e del sangue, dalla comunanza di idee e valori, dalla conoscenza di una vita. Questo è stato il grandissimo insegnamento di Gesù. Prendere l’altro, l’estraneo, e abbattere queste barriere di divisione. Farne “il prossimo”. Anche se non è prossimo per niente. Al contrario, è lontanissimo da noi.
Bella forza sarebbe amare solo chi ci assomiglia. Riconoscere solo quelle persone con cui abbiamo affinità spirituale, intimità emotiva. È molto più difficile amare che non ci assomiglia né ci piace. Qualcuno che, se fosse per noi, non sceglieremmo mai.
Il comandamento dell’amore
Invece Gesù dice: ama il prossimo tuo come te stesso. Un’idea dirompente. Quasi inaccettabile. Però tutti amiamo noi stessi. Per lo meno ci stiamo simpatici. Pur riconoscendo i nostri difetti, siamo affezionati alla nostra persona. In fondo, conviviamo dalla nascita con noi stessi. Ci sono elementi del nostro carattere, del nostro aspetto, della nostra personalità, che non ci soddisfano del tutto. Eppure, alla fine, facciamo pace anche con questi lati bui. Quello con noi stessi è l’unico rapporto, da cui non possiamo fuggire. Forse per quello finiamo per accettarci, per volerci bene.
Amare il prossimo
Che succede se facciamo la stessa operazione con l’altro, col prossimo? Se decidiamo di volergli bene come a noi stessi? Succede che impariamo ad accettarlo. Facciamo pace con le cose di lui che normalmente disprezzeremmo. L’altro diventa a noi prossimo, è una estensione di noi stessi. Nessuno odia la propria carne, dice San Paolo.
Per amare gli esseri umani, col loro carico di debolezze, egoismo, meschinità, ci vuole proprio questa capacità di accettazione. Questo sentirsi dalla stessa parte, alleati fraterni. Così mettiamo il prossimo davanti alle nostre paure, alla diffidenza, all’autodifesa. Tutti meccanismi naturali, che però creano ostacoli ad amare l’altro.
Riflettere sul prossimo in quaresima
La fratellanza è stata un’altra geniale intuizione di Gesù. Come si fa a odiare un fratello? Ci puoi litigare, discutere, puoi arrabbiarti, ma mai voltargli le spalle. Un fratello non sarà mai un estraneo. In ogni circostanza nutrirai affetto e solidarietà per lui.
Questa è la chiave divina per aprire il cuore umano. Farci capire che condividiamo una stessa natura di fratelli e di figli amatissimi.
Gesù comanda di amare il prossimo e questo è possibile perché tutti, in primo luogo, siamo amati da un Padre misericordioso e da un Fratello e maestro straordinario.
Per questo non dovremmo lasciar scivolare via, quasi con indifferenza, questa frase: “ama il prossimo tuo come te stesso”. L’abbiamo sentita spesso, ma quanto profondamente abbiamo riflettuto sul suo significato? Questo tempo di quaresima può portarci a farlo. A capire che dono straordinario si celi in questa frase così semplice.
Ce lo mostra il Vangelo di Matteo:
Ne abbiamo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/02/24/quaresima-tempo-di-digiuno/
e qui: https://annaporchetti.it/2023/02/21/quaresima-istruzioni-per-luso/
seguimi sul blog: www.AnnaPorchetti.it.
il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu