Sant’Agata, la martire fanciulla
In Sicilia sono nate sante importanti per il cristianesimo. Santa Lucia, patrona di Siracusa. Santa Rosalia, patrona di Palermo e Sant’Agata, la santa di Catania, di cui la Chiesa fa memoria oggi. Tutte e tre erano giovanissime, molto belle, di famiglia nobile. Le accomuna il martirio, a motivo della loro fede. Le tre sante vivono nel IV secolo, in un’epoca in cui le persecuzioni contro i cristiani imperversano in tutto l’impero romano.
I suoi concittadini chiamano Sant’Agata “santuzza”, sia per la giovane età sia per la grande tenerezza che questa ragazza ha suscitato, con la sua vicenda umana.
La persecuzione dei cristiani
Sant’Agata nasce a Catania, probabilmente nel 235 dC. All’epoca della sua giovinezza, è imperatore Decio. Decio si distingue per le persecuzioni contro ogni culto diverso dalla religione romana. Le persecuzioni di questi anni colpiscono in modo particolare le comunità cristiane.
Decio instaura una politica conservatrice. La promozione della religione romana dei padri è parte del suo programma politico. Decio teme che i nuovi gruppi religiosi possano turbare l’ordine pubblico. Nella primavera del 250, l’imperatore emana un editto. Obbliga ogni cittadino dell’impero romano a offrire un sacrificio pubblico agli dei.
Decio reputa questa manifestazione di fedeltà all’imperatore e alla tradizione romana, garanzia di coesione sociale. Per assicurarsi l’applicazione dell’editto, manda i suoi inviati per i villaggi. Questa circostanza storica è stata confermata dal ritrovamento dei certificati, rilasciati ai cittadini che avevano obbedito all’editto. Rifiutarsi di compiere il rito, comporta l’accusa di empietà. La pena prevista è l’arresto, la tortura e la morte.
Questo è il contesto storico in cui si trova la giovane Agata e che ne causerà la morte.
Quinziano
In quell’epoca, è proconsole di Catania un tale Quinziano. E’ realmente esistito un personaggio storico con questo nome. Il suo nome completo è probabilmente Tiberio Claudio Quinziano. Originario di Antiochia, Quinziano appartiene a una famiglia in vista. Discende direttamente dall’imperatore Lucio Vero. Per parte di madre, può vantare altre ascendenze imperiali. Suo padre è stato console e lo stesso Quinziano intraprende una promettente carriera politica. Sarà questore nel 228 e pretore nel 233. Nel 235 lo troviamo proconsole, nella provincia siciliana. Qui incontra la giovane Agata.
Agata è una giovane appena quindicenne, bellissima. Quinziano se ne invaghisce e cerca di circuirla, senza successo: Agata ha fatto voto di castità. All’epoca, molte giovani cristiane prendono il velo delle vergini, ovvero si consacrano a Dio. Anche Agata fa voto di castità. Per questo motivo, non cede al corteggiamento del proconsole. Quinziano soffre l’affronto. Quando scopre che la giovane è cristiana, si accanisce contro di lei. Le intima di fare sacrifici agli dei. Al rifiuto di lei, la fa incarcerare.
Il sacrificio di Sant’Agata
Le fonti tradizionali riportano che Agata subisce un processo e atroci torture. Pare che alla giovane vengano anche tagliati i seni. Sant’Agata resiste in modo incredibile a tutto quello a cui viene sottoposta. Non arretra di un centimetro rispetto ai suoi voti e alla sua fede. Quinziano mal sopporta e decide di andare fino in fondo nella sua vendetta.
Agata muore. Quinziano deve fuggire, per sottrarsi al linciaggio dei catanesi. Le reliquie della santuzza vengono trafugate nel 1040 da un generale bizantino, che le porta a Costantinopoli. Lì rimangono finché, nel 1126, due soldati della corte imperiale, il provenzale Gilberto ed il pugliese Goselmo, le riportano a Catania. Sant’Agata stessa appare loro, per guidarli nell’impresa.
I miracoli
Dal momento della sua morte, Agata comincia incessantemente a operare miracoli.
A un anno esatto dalla morte, il 5 febbraio 252, una violenta eruzione dell’Etna minaccia Catania. Molti cittadini, sia cristiani che pagani, corrono al suo sepolcro. Prendono il velo che lo ricopre e lo oppongono alla lava di fuoco. Sant’Agata fa il miracolo: il suo velo riesce a fermare la lava. Da allora, Sant’Agata, già patrona di Catania, diventa anche protettrice contro le eruzioni vulcaniche e gli incendi.
Nel 1886 il miracolo si ripete per l’ultima volta. Il prodigioso velo, portato in processione dall’arcivescovo di Catania, evita l’eruzioni dell’Etna. La cittadina di Nicolosi, posta sulle pendici del vulcano, si salva per miracolo.
Curiosità
A Sant’Agata è dedicato un dolce di marzapane, ricotta, e glassa. Ha la forma di un seno, sormontato da una ciliegia candita. Questo dolce è un omaggio al particolare tipo di tortura a cui è stata sottoposta la giovane.
Catania dedica alla sua santa una festa che dura vari giorni, a partire dal 3 al 5 di febbraio, con processioni e grande partecipazione popolare.
La città celebra la sua patrona due volte. Dopo la memoria liturgica del 5 febbraio, Sant’Agata viene ricordata anche il 17 agosto. In quella data, ricorre il rientro delle sue spoglie in città, dopo quasi novant’anni di assenza.
seguimi sul blog: www.AnnaPorchetti.it.
il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu