Ogni terribile lunedì
Finalmente ho capito cosa non va in questo mese di gennaio: è il lunedì. Anzi, i lunedì. Gennaio ne ha cinque. Cinque interminabili, faticosissimi, antipatici lunedì. Perché, è bene che lo sappiate, io detesto il lunedì. Non c’è niente di ideologico, nella mia avversione per il lunedì. È solo che tutti questi nuovi inizi mi sfiniscono. La dieta, ad esempio. Quella comincia sempre di lunedì.
Il lunedì è lì a indicare che ci sono cinque interi giorni lavorativi che non vedono l’ora di piombarmi addosso. Dieci pasti da preparare, un numero imprecisato di call da fare, il carrello della spesa da riempire più volte, ché in questa casa manca sempre qualcosa. Di lunedì la tregua del fine settimana è finita. Ricomincia la lotta. Ogni maledetto lunedì.
Il lunedì mi ricorda quello che è rimasto indietro
No, non è vero che i nuovi inizi mi sfiniscono. Io sono già sfinita, prima ancora di iniziare. Allora mi sono messa un paio di calzini nuovi. Qualcosa che mi mettesse allegria. Calzini con i disegnini di uovo e bacon. Non sono il massimo dell’eleganza. Credo che non rientrino nel dress code ammesso a Buckingham Palace. Fortuna che non mi ci inviteranno mai, a Buckingham Palace. Meno male, non mi è mai piaciuta la cucina inglese.
Fra le altre cose che non mi permetterebbero di brillare alla corte inglese, c’è questo taglio di capelli. O questo non-taglio. Avevo un’acconciatura stupenda, davvero. Ma è stato almeno cinque mesi fa. Tornata dalle vacanze estive, avevo trovato un parrucchiere insolitamente ispirato.
Poi non ho più avuto tempo, né voglia di rimetterli a posto. E quindi sono cresciuti così, wild, un po’ selvaggi, con le ciocche che sparano a destra e sinistra, disordinatamente. Avrei bisogno di fare un tagliando estetico completo. Mi ci vuole una manicure e una pedicure di quelle fatte bene, visto che i miei talloni sembrano i faraglioni di Capri. Il lunedì arriva, implacabile, per ricordarmi tutto quello che è rimasto indietro. Tutto ciò che dovrei iniziare.
Un tempo più benevolo
Forse il problema non è neanche il lunedì. Non solo, per lo meno. Avrei bisogno di un tempo più benevolo. Un tempo che mi contenga e mi conforti. Lo dice anche San Paolo:
Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. Efesini 5, 15-17
San Paolo ha sempre ragione. I nostri giorni sono cattivi. La chemio è stata sospesa e questo lunedì di inizi è per noi un lunedì di attesa. Dobbiamo comportarci da persone sagge, ma qual è la vera saggezza? San Paolo, misericordiosamente, lo rivela: è comprendere la volontà di Dio. Cosa vuole Dio da noi? Perché non è così facile capirlo. Dio non manda notifiche su whattsapp, né e-mail.
Rendere grazie
Chiediamo l’aiutino a San Paolo, cercandolo fra le righe delle sue lettere. E lui ce lo dà subito:
State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. 1 tessalonicesi 5. 16-21
Dobbiamo trovare motivi per essere lieti. È facile, quando tutto va bene. Ma quando ci sono problemi, come si fa? Bisogna esaminare tutto e tenere ciò che è buono, avverte San Paolo. Perché c’è sempre del buono. Anche nelle situazioni che sembrano più complicate. A volte è difficile trovarlo. Il buono si nasconde bene, fra le pieghe di quello che non ci piace.
Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove. Giacomo 1,2
È importante mantenere la gioia, anche nelle prove. Soprattutto nelle prove. Perché altrimenti, a cosa serve la fede? Se non ci dà una marcia in più, se non ci rende forti nelle tribolazioni, che ci guadagniamo a credere in Dio? Se credere non ci dà speranza e salvezza, qual è il significato della nostra fede?
I lunedì della speranza
Forse ho trovato un senso a questi interminabili lunedì. Cerchiamo il buono, i motivi di gioia e di speranza in quello che ci capita. Si è rotta la lavastoviglie, ma ormai è un particolare. Ho imparato a lavare i piatti a ritmi mostruosi. Dovreste vedermi. Il signor Ariston si spaventerebbe di brutto, se mi vedesse, armata di spugnetta. Si è rotta anche la macchinetta del caffè e l’asciugatrice. Gli elettrodomestici in massa si sono sollevati contro di me, che sono la donna più anti-tecnologica di questo secolo (forse pure del prossimo).
Ma io tengo botta: ho rispolverato la moka. Un attrezzo misterioso per le mie figlie, che lo guardano con diffidenza e ancora non hanno capito come funzioni. Non ha nulla di touch, né di programmabile. Non ha batterie, non prevede opzioni di scelta. È terribilmente semplice e quindi -per loro- paurosamente complicata. Il fatto che ne tiri fuori il caffè, alle adolescenti di casa sembra quasi un sortilegio. Forse sto guadagnando qualche punto ai loro occhi. Ora che, per la prima volta, c’è qualche utensile che io so usare e loro no.
E ho ripreso a stendere il bucato. Rituale propiziatorio, che svuota la testa e fa andare le mani. Ha qualcosa di rilassante e gioioso che avevo dimenticato. Anche se il bucato non asciuga mai, siamo pur sempre in un freddo gennaio milanese. Sono diventata una delle massime produttrici mondiali di pasta in bianco, declinata nelle due versioni: pasta olio e grana e pasta al burro. Nei tempi difficili bisogna cercare conforto dove si può. E la pastasciutta è da sempre il nostro bene rifugio.
Cerchiamo il buono
Stiamo vivendo un giorno alla volta. Cerchiamo il buono, nei nostri calzini buffi con i disegni di uovo fritto e bacon. Lo cerchiamo, anche a costo di snidarlo dai suoi nascondigli più riusciti. Preghiamo incessantemente e rendiamo grazie. Rendiamo grazie per il tempo che ci è stato dato, da vivere insieme, persino di lunedì. Persino in uno dei cinque lunedì di questo noiosissimo gennaio.
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