Dio, San Paolo e gli insospettabili

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La storia di San Paolo

Il 25 gennaio la Chiesa commemora un evento straordinario nella vita di San Paolo: la sua conversione. Chi era San Paolo? Cosa faceva, prima di incontrare Dio? La sua è una storia di conversione molto particolare. San Paolo non era un adultero, un ladro, un peccatore malfattore. Niente di tutto ciò. Egli era un giovane per bene. Un giudeo della corrente dei farisei.

I farisei

Noi moderni diamo al termine fariseo una sfumatura negativa. Per noi è sinonimo di ipocrita. Eppure così non era, ai tempi di San Paolo.

A quei tempi, i farisei erano una corrente perfettamente legittima del giudaismo. I suoi esponenti erano fedeli alle leggi mosaiche e scrupolosi nella loro applicazione. Si preoccupavano di non contaminarsi, evitando tutto ciò che veniva considerato impuro della religione. Ne rispettavano le prescrizioni alimentari e di vita. Avevano una ottima reputazione di rispettabilità. Talvolta si ritenevano persino superiori agli altri. Questo era anche il caso di San Paolo. Lo dice lui stesso, nella lettera ai Filippesi:

circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile. (Filippesi 3, 5-6)

San Paolo e Gesù

Sappiamo che San Paolo era un giovane ebreo, di solida religiosità. Rivela lui stesso di essere stato presente alla lapidazione di Santo Stefano. Per lui i seguaci di Cristo sono degli eretici, dei sobillatori. Si sono allontanati dalla ortodossia ebraica. Considera i cristiani nemici da sconfiggere. Il Giovane Saulo (non ancora Paolo) è in pace con la sua coscienza. Pensa di agire a fin di bene.

Finché non incontra Gesù. E comprende che tutto quello che fino a quel momento ha considerato bene, non lo è.

Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede (Filippesi 3, 7-9)

Gesù si rivela a Paolo. Lo acceca con la Sua luce. Gli chi chiede perché lo perseguiti. Paolo capisce. Si lascia alle spalle tutto quello che fino a quel momento per lui era importante. Abbandona la legge mosaica e segue Cristo. Comincia a predicare la Parola di Gesù in lungo e in largo. Viaggia infaticabilmente fra le prime comunità cristiane in oriente e in Grecia. Infine, approda anche a Roma. Converte moltissimi giudei e pagani a Cristo.

La conversione degli insospettabili

Amo molto il racconto della conversione di San Paolo. Non solo perché San Paolo è il mio apostolo preferito (senza offesa per gli altri). E nemmeno perché noi tutti gli dobbiamo moltissimo. Certamente questo è importante. Tuttavia l’aspetto più affascinante è questa conversione di un insospettabile.

A torto pensiamo che la conversione riguardi solo chi è molto cattivo. Chi commette peccati gravissimi ed evidenti. Invece, spesso, come Paolo, noi siamo lontani da Dio, eppure pensiamo di comportarci bene. Riteniamo di essere nel giusto.

San Paolo e la sostanza della fede

A volte anche noi rischiamo il legalismo dei farisei. Ovvero ci inaridiamo. Ci fermiamo all’esteriorità della fede, alle pratiche liturgiche, alla forma. Invece, Cristo bada moltissimo alla sostanza e poco alla forma. Dal sabato per l’uomo, al pregare nella propria stanza, a profumarsi quando si digiuna, tutto l’insegnamento di Cristo è rivolto alla sostanza.

Ma quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Matteo 6, 3-4

Paolo coglie l’insegnamento di Cristo. Capisce che solo Dio vede nel segreto quello che c’è nel cuore degli uomini. Non c’è bisogno di sbracciarsi davanti agli altri, per mostrare la propria generosità e religiosità. Non contano solo le regole, i digiuni, le prescrizioni sulla purezza. Se i nostri gesti sono ispirati dall’amore per Dio e per il prossimo, questo ci conquista merito agli occhi del Signore. Ma se così non è, non c’è rispetto delle regole che ci salvi.

Anche noi, come Paolo, spesso dimentichiamo ciò che sta al cuore del cristianesimo: l’amore. Rispettiamo regole e divieti, ma senza essere pervasi dalla carità.

Seguire la verità

Dio apre gli occhi di Paolo, folgorandolo con la sua luce. Quando San Paolo recupera la vista, vede la verità. Egli diventerà un potente strumento nelle mani di Dio:

«egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re e ai figli d’Israele; perché io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome». At 9, 15-16

E noi? Riusciamo ad andare oltre il conformismo e a testimoniare la fede? Siamo pronti ad abbracciare la nostra croce e seguire Gesù, fino alla fine, come ha fatto Paolo?

l’importanza di affidarsi a Dio: https://annaporchetti.it/2022/10/31/fidarsi-e-bene-affidarsi-e-meglio/

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