San Francesco di Sales, avvocato mancato.
Oggi la Chiesa celebra un santo molto importante: San Francesco di Sales. Un consacrato, un uomo molto affabile, un dottore della Chiesa e un grande comunicatore.
San Francesco di Sales nasce in Savoia, Francia. E’ primogenito di una famiglia nobile e ricca. Il padre lo vuole avvocato. Il giovane Francesco segue l’indicazione paterna. Si laurea con il massimo dei voti in giurisprudenza a Padova. La legge non è la sua strada. Sarà un avvocato mancato, ma un sacerdote molto riuscito. Mentre studia all’università, Francesco si appassiona alla teologia. Vuole consacrarsi.
Diventa sacerdote. Ancora giovane, a trentacinque anni, diventa vescovo di Ginevra. In quell’epoca, si diffonde il calvinismo, fede protestante. In molte parti della Svizzera, le comunità calviniste crescono, grazie alla predicazione di pastori protestanti. Francesco di Sales decide di dedicarsi a riconquistare al cattolicesimo chi si è convertito al calvinismo.
Ecco quattro aspetti sorprendenti della sua vita e attività, che lo rendono molto vicino alla sensibilità di oggi.
Il volantinaggio della fede
Francesco è anche un autore fecondo e gradevole. Inventa uno strumento del tutto nuovo. Scrive le sue omelie in brevi opuscoli che distribuisce. Vuole che le sue argomentazioni teologiche abbiano la massima diffusione.
Possiamo dire che Francesco di Sales inventi i volantini della fede. I volantini vengono attaccati ai muri. Oppure, li infila sotto le porte delle abitazioni. Per questo talento nella scrittura, egli è considerato il santo protettore dei giornalisti, degli autori cattolici, della stampa cattolica.
Un grande comunicatore
Predica con acume e competenza teologica, ma soprattutto con carità e umiltà. Saranno le sue caratteristiche di umanità, mitezza e amorevolezza a conquistargli l’affetto e le simpatie di molti fedeli. Nel 1602, per istruire il popolo, inaugura un catechismo tutto nuovo. Tiene corsi sulla fede cristiana, presentati in modo piacevole. Consolida l’abitudine, ogni domenica, di spiegare il catechismo, per risvegliare l’interesse di tutti.
Francesco si distingue per la sua capacità di dialogare con i calvinisti. Sia con la predicazione, sia con la parola scritta. Grazie alle sue doti di persuasione, Francesco riesce a convertire al Cattolicesimo migliaia di calvinisti. Le sue sessioni pubbliche di catechismo sono frequentatissime. Il suo stile gli permette di raggiungere le persone e affascinarle. Francesco è un grande comunicatore, immediato, comprensibile, interessante. Un approccio innovativo, in un’epoca in cui spesso i teologi utilizzano un linguaggio poco accessibile alla gente.
Nella sua breve vita, scriverà oltre duemila lettere, moltissimi opuscoli, dei trattati di spiritualità. Opere che gli hanno valso il riconoscimento di Dottore della Chiesa.
San Francesco di Sales e lo spirito di squadra
Pur essendo vissuto quattro secoli fa, San Francesco è un anticipatore e un santo molto moderno. Egli crede molto nella necessità di fare gruppo. Predica alle suore di coltivare l’affetto e l’amicizia fra loro, per essere più unite. Nel 1610, assieme alla baronessa Giovanna Francesca de Chantal (futura santa) fonda l’Ordine della Visitazione di Santa Maria. Si tratta di un ordine monastico senza obbligo di clausura. Le suore di quell’ordine sono al servizio dell’evangelizzazione. Inoltre si dedicano alla carità verso i poveri e gli ammalati.
Il santo incoraggia l’amicizia fra gli uomini. A patto che sia virtuosa e non mescolata a interessi privati. Un vero antidoto all’individualismo dei nostri tempi! Francesco di Sales comprende subito l’importanza del fare comunità per i credenti. A lui si ispireranno molti movimenti religiosi, nei secoli successivi. Don Bosco, affascinato da San Francesco di Sales, e fonderà la congregazione dei salesiani e quella delle figlie di Maria Ausiliatrice.
Un’attenzione personalizzata
San Francesco di Sales predica che all’accompagnamento spirituale di ogni credente, sia dedicata attenzione personalizzata. Ovvero raccomanda che ciascuno cerchi un padre spirituale che gli ispiri fiducia. Un sacerdote a cui aprire completamente il proprio cuore. Un confessore a cui parlare con la massima schiettezza. Dice infatti il santo: «abitualmente non si sceglie il proprio principe o il proprio vescovo, neppure spesso il marito, ma si sceglie bene il proprio confessore o il proprio direttore».
Anche questo è straordinariamente vicino alla nostra sensibilità: un invito a coltivare un rapporto solido fra credente e sacerdote. Un modo per creare un legame spirituale e umano fra ogni fedele e il sacerdote che se ne assume la guida e la direzione spirituale.
l’importanza di affidarsi a Dio: https://annaporchetti.it/2022/10/31/fidarsi-e-bene-affidarsi-e-meglio/
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