La lentezza e l’equazione di Dio

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Il Gennaio della lentezza

Gennaio è partito in sordina, nel segno della lentezza. Colpa dei giorni lenti, che precedevano l’intervento. E poi dei giorni lenti, che lo seguivano. Il tempo non sempre scorre veloce. Di solito lo fa solo quando deve portarti via momenti belli. Se i momenti sono brutti, o anche solo così così, lui non passa mai. Non ti risparmia niente.

Intanto fuori tutto continua a cambiare. Gennaio non ha ancora deciso se vuole essere il poliziotto buono o quello cattivo. Certe mattine si sveglia cattivo. E allora piove, tira vento. Ci avvolge un grigiore senza misericordia. Altri giorni, invece, si sveglia buono. Ci regala albe limpidissime e giornate di sole. Sole pallido. Sole invernale, ma comunque sole.

Noi continuiamo a fare le solite cose: a svegliarci e cucinare, a dirci che ci amiamo, a cercare rifugio in plaid di pile e tisane alle erbe. Gennaio non ha ancora deciso se vuole starci simpatico o antipatico. In questo somiglia al momento che stiamo vivendo. Con lentezza, fra paura e speranza. Anche noi, certi giorni ci svegliamo che sogniamo un futuro radioso. E altri giorni ci svegliamo e abbiamo paura.

Einstein e la mutabile lentezza del tempo

Albert Einstein era un oscuro dipendente dell’ufficio brevetti di Berna. Un impiegato tecnico. In realtà a lui non importava affatto dei brevetti. Aveva bisogno di un lavoro per vivere, non aveva un curriculum brillante, né una famiglia facoltosa alle spalle. A Einstein non interessava esaminare tutto il giorno curiose domande di brevettabilità, scritte da geni o da scienziati pazzi. Lo faceva per dovere.

Mentre di giorno faceva l’impiegato e si annoiava, nel tempo libero studiava da fisico. La fisica era il suo grande amore. Le sue giornate, all’ufficio brevetti, scorrevano con grande lentezza. Durante quell’esercizio di diligenza, Einstein scoprì che il tempo non scorre sempre nello stesso modo.

La fisica classica, studiata fino a quel momento, diceva che il tempo era una grandezza sempre costante. Uguale a sé stessa. Quasi immutabile. Einstein scoprì che non era così. Einstein scoprì che il tempo si dilata con l’avvicinarsi alla velocità della luce. La durata di uno stesso evento è maggiore se l’evento avviene in un sistema che si muove, rispetto a uno che resti fermo.

È stato così anche per noi. Finché ci muovevamo, la vita ci scorreva veloce addosso e quasi non ci rendevamo conto di quello che ci accadeva. Di quanto eravamo felici. Di come tutto fosse straordinariamente semplice. Adesso che siamo fermi in questa attesa dolorosa, il tempo scorre con molta lentezza.

Einstein aveva ragione. Il tempo non scorre sempre alla stessa velocità. nemmeno la lentezza è sempre uguale a sé stessa. Ci sono lentezze indolenti e altre, gravide di timore.

L’equazione di Dio

Nella teoria di Einstein non c’è spazio per Dio. Per lo scienziato tutto: la fisica, i fenomeni, il tempo, non erano che il dispiegarsi di una equazione, senza un fine né un perché. A lui non importava sapere che tutto questo è stato creato da Dio. Eppure, Dio non ha bisogno di un’equazione, per dominare il tempo. Né per farlo procedere con più velocità o con più lentezza.

Ma nel tempo della loro angoscia
essi hanno gridato a te
e tu hai ascoltato dal cielo
e, nella tua grande misericordia,
tu hai dato loro salvatori,
che li hanno salvati dalle mani dei loro nemici.
Neemia 8, 27

Nel lungo, lento tempo dell’angoscia, solo Dio può salvare. Solo la sua misericordia risolve l’equazione. Stiamo pregando Dio per procurarci un futuro. Perché il tempo della nostra angoscia torni a scorrere veloce e quello della nostra felicità, possa tornare a essere lento. Dio è il padrone del tempo.

Il rimedio alla lentezza

I nostri cuori sono pieni di emozioni e i nostri giorni pieni di questa lentezza gravosa, spessa e untuosa. Lo dice Gesù nel Vangelo, che ogni giorno ha la sua pena:

Voi invece cercate prima il regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più. Perciò, non preoccupatevi troppo per il domani: ci pensa lui, il domani, a portare altre pene. Per ogni giorno basta la sua pena. Matteo 6, 33-34

Cerchiamo di fare la Sua volontà, qualunque essa sia. Nel frattempo, abbiamo imparato più che mai a vivere alla giornata. Ad affrontare le difficoltà, una alla volta. A godere delle cose buone, una alla volta. A congedarci da ogni giornata, ringraziando perché ci siamo.

Siamo ancora qui, siamo noi. Tutto il passato è passato, ormai alle nostre spalle. Il futuro deve ancora venire. È presto per dolersene  o per averne timore.

Il rifugio

In questo mese di gennaio, così lento da sembrare quasi interminabile, si decide molta parte della nostra vita. Noi siamo come sospesi, fra un presente conosciuto e un futuro indefinito. Come evitare la prigione di una serie interminabile di giorni grigi, incerti, angosciosi?

C’è un solo rifugio a tutto quello che sembra troppo gravoso da affrontare. Quando irromperà la tempesta della vita, ti preghiamo, Dio, perché essa non possa raggiungerci.

Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione
Salmo 32, 6-7

Nel frattempo, pregate per noi.

l’importanza di affidarsi a Dio: https://annaporchetti.it/2022/10/31/fidarsi-e-bene-affidarsi-e-meglio/

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