Il comfort a forma di borsa
Ci sono stati tempi in cui il mio anti-stress era comprarmi una borsa. Adesso, le priorità sono molto cambiate. Ci sono figli adolescenti, dispendiosissimi, oltre ogni immaginazione. C’è il mutuo prima casa a tasso tragicamente variabile.
D’altra parte, chi l’avrebbe immaginata la guerra del gas, fra Russia e Ucraina, il rialzo dell’inflazione, il crollo del nostro potere d’acquisto? E poi c’è la rata dell’auto, la rata del frigo, la rata della TV. Viviamo un presente per cui ci indebitiamo penosamente il futuro. Una volta, la borsa era il mai più senza.
Un oggetto del desiderio, una cosa mai davvero inutile, anche se ne avevi l’armadio pieno. Piccola, grande, da giorno, da notte, elegante, sportiva. Ogni borsa aveva il suo perché. Ognuna sembrava un mai più senza. Adesso senza ci si può stare eccome.
O la borsa o la vita?
E quindi la vita è senza la borsa. Ne parlavo con altre amiche storiche, anche loro ex del club della borsa da urlo. Pazienza che facesse così bene all’umore, adesso bisogna cercare gratificazioni più abbordabili per il portafogli. Senza però accettare compromessi sul concreto potere consolatorio.
Siamo diversamente ricche, mica sceme. Allora è partita la ricerca delle alternative possibili. In primis il cioccolato. Sì, ci piace vincere facile. Il cioccolato è uno dei migliori amici delle ragazze. Assieme ai diamanti, a dare retta a Marilyn Monroe. Amici ancora più inavvicinabili delle borse.
È proprio vero che l’amicizia è un bene prezioso. Come per le borse, anche per il cioccolato ci sono scuole di pensiero. Quelle che: solo fondente 70%. Le amanti del cioccolato al latte. Le eccentriche del cioccolato al peperoncino. Le raffinate del cioccolato all’arancia. Le intrepide del fondente estremo, dall’85% in su. Le patite della frutta secca: del cioccolato mandorlato, nocciolato, col riso soffiato. Le anticonformiste del gianduiotto. Il cioccolato è un vero bene rifugio. L’intoppo è la sua natura peccaminosa.
La passione per il cioccolato si celebra in clandestinità. Nel segreto e possibilmente con un bel po’ di senso di colpa. È un vizio privato, laddove le borse sono un trionfo da portare in pubblico.
Il make up del desiderio
La mia amica Marcella ha adottato il rossetto come bene rifugio. Anche il rossetto top di gamma costa meno della più economica delle borse. Dunque, rossetto sia. Ma non uno qualsiasi. Marcella ordina che sia rigorosamente rosso, come quello delle vere donne. Lei sostiene che stia bene a tutte e in ogni occasione. Io non sarei così ottimista, a dire il vero.
Anche se mi rendo conto che è difficile sottrarsi al fascino di un meraviglioso rossetto rosso. Intenso, persistente, possibilmente waterproof. Lo diceva anche Coco Chanel, che se ti senti in crisi, è meglio affrontare il mondo, sfoggiando un bel rossetto rosso intenso. Peccato che io non mi ci veda. Ci vuole una bella dose di autostima, per mettersi un rossetto rosso e percorrere le strade del mondo.
Il comfort nei momenti difficili
Di recente ho fatto una scoperta che mi ha cambiato prospettiva. Esiste un tipo di borsa, in grado di donare confort e benessere, senza costare un patrimonio. È la borsa dell’acqua calda. L’ho guardata con diffidenza per anni. La abbinavo a una idea antiquata di conforto: era un rimedio invernale amatissimo da mia nonna. Ma, sarà che il tempo passa impietoso e ci toglie ogni velleità, adesso la mia opinione è cambiata.
Tutto merito di Gianna, un’altra amica, che me ne ha regalata una qualche mese fa, per il mio compleanno. “Non essere troppo severa con lei! Dalle una chance” mi ha consigliato, vedendo la mia espressione perplessa, quando ho aperto il regalo. La borsa dell’acqua calda del terzo millennio, si è rifatta il look. Non è più di quella gomma grezza, simile a quella delle ruote da bicicletta. È di plastica morbida, colorata. E ha abbracciato la tecnologia. È diventata elettrica.
Non che mi abbia conquistato subito. Ci è voluto del tempo. È rimasta in un cassetto, per parecchio tempo. Dopo tutto il mio compleanno è a maggio. A chi serve la borsa dell’acqua calda a maggio?
La rivincita della borsa dell’acqua calda
Poi, in una sera gelida di gennaio, intanto che cercavo dell’altro, la borsa dell’acqua calda mi è finita di nuovo sotto gli occhi. Il mio è stato quasi un gesto di sfida. Vediamo cosa sai fare, ho pensato. Vediamo se tieni il punto con una bella Furla, dalle linee nitide o con una ormai inarrivabile Chanel.
L’ho riempita, l’ho accesa, l’ho messa nel letto. Ho lavato i piatti, fatto partire il bucato, lavato il ripiano del fornello. Quando quasi mi ero dimenticata di lei, mi sono infilata fra le coperte. E lì c’è stata la rivelazione. Il materasso e le lenzuola erano caldi.
Confortantemente caldi. Mi sono rilassata. Di solito, la prima sensazione, quando mi metto a letto, è di freddo. Mi raggomitolo, in attesa di scaldare il mio posto. Solo dopo, quando il letto si scalda un po’, stendo le membra e mi prendo il mio spazio. Ecco, la borsa dell’acqua calda, ti fa sentire subito a tuo agio. Un po’ come una bella borsa di pelle, dal design elegante e modaiolo. Due modi diversi di stare bene con sé stesse.
ho già parlato di borse: https://annaporchetti.it/2022/12/17/o-la-borsa-o-la-vita/ https://annaporchetti.it/2022/10/28/non-di-sola-borsa-vive-la-donna/ https://annaporchetti.it/2023/02/19/la-tua-borsa-racconta-chi-sei/
l’importanza di affidarsi a Dio: https://annaporchetti.it/2022/10/31/fidarsi-e-bene-affidarsi-e-meglio/
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