Non ditemi: Buone feste!

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Le feste senza il festeggiato!

Buone feste! Mi dicono. Il collega. La conoscente. Il vicino di casa. Al che io regolarmente chiedo: “Ah, e che cosa si festeggia?”. Gli interpellati strabuzzano gli occhi. Probabilmente pensano che sia del tutto tonta. Il che peraltro è anche vero, ma non c’entra in questo caso. A quel punto rispondono: “Il Natale!!” come fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ah! E che si festeggia, a Natale?”

I miei interlocutori, ancora sbalorditi, spiegano: “è il giorno in cui è nato Gesù”. E qualcuno aggiunge, per mitigare la portata straordinaria dell’evento: “secondo i cristiani” o, addirittura: “secondo la leggenda”. (comunque non esiste una mitologia cristiana e Cristo non è un personaggio mitologico).

Allora io, trionfante, affermo: “ah, quindi è la natività di nostro Signore!” e dico proprio così, scandendo bene, una lettera alla volta: “L-A N-A-T-I-V-I-T-A’ D-I N-O-S-T-R-O S-I-G-N-O-R-E!”. Al che, la controparte arriva alla conclusione che devo proprio essere una svalvolata. Ecco le prove, finalmente!

Perché per me è così. Io non sopporto questa tendenza moderna a voler celebrare le feste, senza il festeggiato. Ovvero eliminando il significato sacro delle feste. Ma siccome festeggiare senza festeggiato è un’acrobazia logica troppo grande, più che cancellare del tutto il soggetto sacro della festa, lo si sostituisce con idoli e fantocci. Guardate l’iconografia del Natale. È tutto un pullulare di Babbo Natale panzuti e barbuti, di renne, alberi, omini pan di zenzero. Così a Natale. E poi c’è Pasqua. In cui, invece di Nostro Signore che risorge, capita di vedere: uova, pulcini, conigli. E a Ognissanti? Zucche, scheletri e gatti neri.

Le grandi abbuffate

A furia di fare questa sistematica sostituzione del vero col posticcio, la gente sembra confusa sul significato di quello che si affretta a festeggiare. Feste che, private del loro valore spirituale, si trasformano in grandi abbuffate materialistiche.

Abbuffate di cibo, abbuffate consumistiche di regali, di ristoranti, di cose di cui non abbiamo realmente bisogno. Per quello, alla gente che festeggia, invece che la gioia, viene malinconia e stress. La malinconia da vuoto di Dio. E lo stress da acquisto compulsivo. Lo dice pure il Repubblica, in un articolo solo di ieri, che il Natale, per molti, è fonte di stress: https://www.repubblica.it/il-gusto/2023/12/23/news/natale_come_sopravvivere_alle_abbuffate_e_ai_parenti-421733866/

In tanti non si rendono conto di tutto questo. Sono anestetizzati dal conformismo che ci circonda.

Se i marziani ci vedessero durante le feste

Se i marziani ci osservassero, non capirebbero la nostra insensata frenesia. I marziani, nella mia immaginazione, sono come i poliziotti nei telefilm americani. Come Starsky e Hutch. In due su una navicella e coi rayban verde scuro.

“Anvedi a sti teRestri”

“sembrano matti, tutti a coRe de qua e de là, ma ndo corono?”

“stanno a festeggia’”

“ma che se festeggiano?”

“Natale. Ar corso de formazione non c’avevano spiegato che “natale” significa nascita? Ve’ un po’ chi è nato?”

“ma, boh. Pare n’albero”

“ma va’, l’alberi mica nascono. Ce vonno anni perché n’seme diventi n’albero”

“boh. Oppure aspe’ vedo che su certi bijetti sta pure n’vecchio, ‘n panzone”

“mica sarà lui che nasce”

“nun credo… questo c’ha minimo minimo sessant’anni”

“oppure ce sta coso… il biscotto pan di zenzero”

“ma dai, mica staranno a fa’ festa perché è nato un biscotto”

“che poi i biscotti mica nascono”

“manfatti!”

“c’hanno le idee confuse… come a Pasqua”

“quanno pare che i coniji nascano dalle uova”

“manfatti, sarà la scola… non gl’insegnano più gnente a sti regazzini teRestri”

“mica solo a li regazzini! Ce sta gente adulta, pure i laureati… tutti con sto: bbone feste che nun si capisce che stanno a festeggia’”

“e a ognissanti? Che festeggiano una zucca?”

“mah, sarà na’ divinità loro, ecosostenibile, un po’ vegana”

“e ma stica….”

“eh ho! Nun di’ parolacce, che questa conversazione sarà registrata, per garantire la qualità del servizio”

“ma che stai a di’, siamo marziani, mica lavoriamo in un call center. Non è credibile””

“e ma le parolacce non le puoi di’, a coso. Che poi, a te, te pare crediBBile una coppia di marziani che parla in romanesco?”

“ma dice che è l’autrice del blog. Lei il marzianese nun lo sa.”

“annamo bbene!”

La scomparsa del sacro

Scherzi a parte, i veri marziani siamo noi. Noi che sembriamo convinti di poter barattare la natività di nostro Signore con qualche surrogato a basso valore. Tentiamo di sostituire Colui che è la luce del mondo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (Gv 8,12) con le lucine di Natale.

E anche se Dio comanda: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai».  (Deuteronomio 5, 8-9) noi ci siamo creati tanti idoli e tante immagini che adoriamo.

Inseguiamo il denaro, il successo, il bisogno di possedere oggetti e di soddisfare ogni nostro desiderio. Raffiguriamo cose ordinarie, il solito circo di babbo natale, slitta, renne, bastoncini di zucchero e foglie di pungitopo, e le prendiamo come simboli della natività.

E ci manca il sacro, che è un bisogno fondamentale dell’uomo. Stiamo male, ci sentiamo vuoti, tristi, inutili e non vediamo il nesso fra le due cose. Non auguratemi buone feste. Ditemi: buon Natale.

Qui ho parlato:

del carico mentale: https://annaporchetti.it/2023/08/24/conciliazione-lavoro-e-affetti-una-sfida-possibile/

della gestione del tempo: https://annaporchetti.it/2022/11/05/unora-vita/

di affidarsi a Dio: https://annaporchetti.it/2022/10/31/fidarsi-e-bene-affidarsi-e-meglio/

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