Ambrogio, vescovo, santo, dottore della Chiesa
Oggi, 7 dicembre, la Chiesa di Milano festeggia il suo Santo Patrono, Ambrogio. Egli è stato vescovo di Milano, santo, ed è fra i 37 dottori della Chiesa, ovvero personalità che abbiano portato un contributo sia di dottrina che di fedeltà alla ortodossia. Scopriamo la sua storia, in 10 punti.
Origini
Ambrogio appartiene a una illustre famiglia romana, della nobiltà senatoria. Il padre riveste una carica forense, che porta tutta la famiglia a Treviri, in Germania. A Roma faranno ritorno Ambrogio, la sorella Marcellina e la mamma, alla morte del padre di Ambrogio. La famiglia è molto facoltosa e possiede vari beni e terreni. Queste ricchezze saranno donate da Ambrogio alla Chiesa, all’atto della sua ordinazione.
Carriera di Ambrogio
Ambrogio riceve una istruzione completa, secondo gli usi dell’epoca. Viene formato alle arti del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e le arti del quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia). La sua preparazione musicale si renderà evidente più avanti, quando introdurrà nella liturgia latina gli inni. I genitori avviano Ambrogio alla carriera forense, come magistrato romano, ruolo che il padre aveva già ricoperto. È per via della sua carriera di magistrato che Ambrogio approda a Milano. Egli riveste il ruolo di consularis, ovvero amministratore della provincia.
Famiglia
La famiglia di Ambrogio è di antica tradizione cristiana. Fra i suoi antenati c’era addirittura una santa: Sotère. Una giovane martirizzata nel 303, sotto la persecuzione di Diocleziano e sepolta lungo la via Appia. Ambrogio stesso la ricorda nella sua prima opera, che le dedica, intitolata: Le vergini.
La sorella, Marcellina, diventerà suora ed è ricordata dalla Chiesa come santa, il 17 luglio. Il fratello di Ambrogio, Satiro, è ricordato anch’egli come santo, il 17 settembre. A San Satiro è stata edificata una piccola chiesa a Milano, nel IX secolo. Questa chiesetta, che ne contiene le spoglie, è poi stata conglobata nella chiesa di Santa Maria. La piccola chiesa di Santa Maria (presso San Satiro), in pieno centro, è opera del Bramante. E’ caratterizzata da un gioco ottico prospettico molto interessante.
Battesimo di Ambrogio
A differenza di oggi, nei primi secoli del cristianesimo, il battesimo veniva amministrato da adulti. Tuttavia, già San Paolo aveva dato indicazioni che i vescovi non fossero scelti fra i neofiti. Questo consiglio era poi diventato una regola. Tuttavia esistevano numerose eccezioni, soprattutto nelle chiese d’Oriente. Ambrogio si farà battezzare, prima di diventare vescovo. Riceverà il battesimo il 30 novembre e la consacrazione a vescovo esattamente una settimana dopo: il 7 dicembre del 374.
Nomina a vescovo
Sarà la cittadinanza di Milano a chiederne a gran voce la nomina a vescovo. Egli si trova a Milano per rivestire una carica forense, dell’impero romano. I milanesi lo ammirano per la sua reputazione di uomo retto e chiedono che diventi vescovo della città. Ambrogio non se ne sente degno, e tenta in ogni modo di sottrarsi. Organizza una fuga di notte, adotta comportamenti estremi per screditarsi, ma alla fine è costretto ad accettare la nomina.
Le Critiche ad Ambrogio
Pur così amato dal popolo, il santo riceverà anche delle critiche. Girolamo da Stridone, monaco esegeta e traduttore della Bibbia, muove ad Ambrogio aspre accuse circa la sua preparazione teologica e non solo. Nell’introduzione della propria traduzione dal greco dell’opera di Didimo il cieco sullo Spirito Santo, Girolamo non risparmia accuse di scarsa competenza teologica e di plagio. Secondo Girolamo, Ambrogio riproduce malamente nelle sue opere ciò che ha letto nei libri dei grandi maestri e invita i lettori della sua opera a dare più credito alle fonti, che ad abbeverarsi ai rigagnoli.
In realtà Ambrogio, dopo l’ordinazione a vescovo, si dedica con passione allo studio delle Scritture. Fra gli autori che studia, ci sono tutti i massimi teologi greci, da Origene a Gregorio Nazianzo e persino Filone di Alessandria, oltre al latino Ilario di Poitiers.
Le lotte di Ambrogio
Quella è un’epoca molto turbolenta e piena di minacce per la fede. Ambrogio è subentrato al vescovo Aussenzio, ariano. Il vescovo precedente aveva creato intorno a sé un gruppo di simpatizzanti e sostenitori dell’eresia ariana. Questa eresia darà non poche preoccupazioni al vescovo di Milano, perché riuscirà a insinuarsi anche nella famiglia imperiale. Ma quella contro l’arianesimo non è l’unica lotta per Ambrogio. Nel 384, egli si trova al centro di una contrapposizione con Quinto Aurelio Simmaco, pagano e prefetto della città di Roma.
L’imperatore Graziano, qualche anno prima, ha emanato leggi a sfavore del culto pagano e dei suoi adepti. Simmaco compatta il fronte dei pagani, che si rivolge al nuovo imperatore, Valentiniano II, chiedendogli di abrogare le leggi del suo predecessore. Il prefetto di Roma e il vescovo di Milano intraprendono una vivace disputa epistolare, ciascuno coi propri argomenti. Valentiniano darà ragione al vescovo di Milano.
Ambrogio innovatore della liturgia
Ambrogio introduce, per la prima volta nella liturgia latina, degli inni cantati. Si tratta di composizioni fatte da lui, destinate ad essere cantate dai fedeli, per accompagnare i momenti della giornata e le celebrazioni più importanti. Questi inni, per la loro semplicità e la freschezza, conquistano immediatamente i fedeli. Inoltre, presto si diffondono presso le chiese di altri paesi. Egli li concepisce come strumento di catechesi, per rendere immediatamente comprensibili argomenti teologici complicati anche a persone semplici.
Due giganti
Agostino d’Ippona conosce Ambrogio, in occasione di un incarico a Milano come professore di retorica. È stato scelto su segnalazione di Quinto Aurelio Simmaco, che ne conosce la situazione personale: Agostino non è cristiano. Non è da escludere che la frequentazione con il vescovo abbia avuto una influenza sul giovane. Agostino ammira Ambrogio. Ne ascolta le omelie e i discorsi, trova la sua eloquenza straordinaria. Lo segue, fino alla conversione. Agostino sarà battezzato da Ambrogio, nella notte fra il 24 e il 25 aprile del 387.
La memoria liturgica
La memoria liturgica di Sant’Ambrogio è il 7 dicembre e rappresenta una particolarità. Di solito, si assume come data della memoria liturgica di un santo il giorno della sua morte, considerata la nascita al cielo. Non è così per Ambrogio, di cui la chiesa festeggia la data di ordinazione a vescovo. Una data a lui molto cara, che rievocherà in una famosa omelia del 7 dicembre del 385, rivolta ai milanesi.
La data di morte è invece il 4 aprile. In epoca franco carolingia, attorno al IX secolo, viene aggiunta la commemorazione di altre due date importanti. Si celebra il 30 novembre, data del battesimo, assieme alla memoria di Sant’Andrea apostolo, e il giovedì dopo la Pasqua.
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