Cercare la luce in un mondo di tenebre
Oggi ho fatto colazione al bar e ho fatto un tuffo nelle tenebre. No, stavolta non era la solita stanchezza cronica che mi impedisce di ragionare lucidamente. Specie appena sveglia. Per una volta, stavo abbastanza bene, riposata dopo il fine settimana. Ho cominciato a sfogliare un quotidiano sul bancone.
Leggere un giornale di carta è qualcosa a cui ci siamo quasi disabituati, in un’epoca in cui molto di quello che si legge scorre su uno schermo. Il quotidiano di carta ti espone a una esperienza strana. Non c’è nessun algoritmo che scelga di mostrarti qualche notizia e te ne nasconda altre. Non puoi scorrere velocemente e saltare alla pagina successiva, non ci sono banner o pop up pubblicitari che ti distraggano.
Le notizie ti colpiscono in tutta la loro contundente atrocità. Senza filtri. È stato così che mi sono trovata avvolta nelle tenebre della contemporaneità: le guerre, la violenza, le stragi. Cosa può salvarci dalle tenebre della cattiveria umana?
Vedere le tenebre dentro e fuori di noi
Per riuscire a vincere le tenebre, bisogna prima di tutto vederle. Cosa non facile. Come tutti abbiamo sperimentato, dopo un po’ che ti trovi al buio, ti ci abitui. Questo vale per le tenebre reali e ancora di più per quelle spirituali. Se siamo immersi nelle tenebre, dopo un po’ ci dimentichiamo della luce. La metafora luce e tenebre è tanto efficace quanto antica: la troviamo nei testi sacri. Il profeta Isaia aveva profetizzato: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (9, 1). Formulando la promessa della luce che illuminerà il popolo.
Gesù sconfigge le tenebre
La promessa viene mantenuta dalla venuta di Cristo. Parlando agli apostoli, Gesù dice: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (v. 46). Gesù si presenta come luce. La luce che irradia da Lui è ciò che serve per vedere con chiarezza, per distinguere i pericoli. Senza la luce si rischia di farsi del male, di compiere il male, persino non riconoscendolo come tale.
Non a caso, quando parla di sé stesso, Gesù dice: «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12). E infatti, Cristo dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). E come si potrebbe vedere la vita, distinguere la vita, capire la verità, se si restasse imprigionati nelle tenebre?
Il nostro passaggio dalle tenebre alla luce divina
Noi comuni mortali ci rintaniamo nelle tenebre. Incontriamo Giovanni Battista nel Vangelo, che di lui racconta:
«In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.» (Gv 1,4-9).
Giovanni Battista viene ad annunciare chi lo seguirà. È testimone della vittoria della luce sulle tenebre grazie a Gesù. Gli prepara la strada, affinché tutti gli credano. La sua missione, però, è sfortunata:
«Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.» (Gv 1,10-11).
Gli occhi degli uomini, immersi nelle tenebre, non sono ancora pronti a riconoscere la luce.
La conversione di San Paolo
È fortemente simbolico il fatto de Paolo di Tarso venga convertito alla verità di Cristo dalla luce. L’episodio è ricordato negli Atti:
«E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.» At 9:3-9
Gesù si manifesta al fariseo Paolo sotto forma di luce. San Paolo ha così l’illuminazione dell’esistenza di Cristo. Lui che confesserà di aver perseguitato i cristiani, lo incontra! E la luce che emana da Gesù è così forte, che i deboli occhi di Paolo, abituati alle tenebre del pregiudizio contro i cristiani, ne rimangono accecati. Paolo comprende. Passa dalle tenebre alla luce. Si converte. Solo dopo, riacquista la vista. Ma è una vista nuova.
E fa sua la metafora della luce, come manifestazione divina. Paolo più tardi, dirà al re Agrippa: «Sono stato eletto per illuminare, per portare questa luce – che non è mia, è di un altro – ma per portare la luce» (cfr At 26,18). Illuminare. Perché il mondo era nelle tenebre.
La nostra ricerca di luce
Il passaggio dalle tenebre alla luce divina non è solo di Paolo. È anche il nostro passaggio. Un passaggio che sacramentalmente abbiamo ricevuto nel Battesimo. Per questo il Battesimo si chiamava, nei primi secoli, l’Illuminazione (San Giustino, Apologia I, 61, 12). Attraverso il sacramento del Battesimo, si riceve la luce, si entra nella comunità luminosa dei cristiani. Per questo, nel rito del Battesimo, i genitori portano una candela accesa. Si tratta del simbolo dell’illuminazione che il bambino o la bambina ricevono, per effetto del sacramento.
Ci manteniamo fedeli a questa illuminazione battesimale? La vera risposta è no, purtroppo.
La luce di Gesù spesso la respingiamo. Giovanni lo dice chiaramente nel Vangelo: “È venuto dai suoi e i suoi non lo accolsero. Amavano più le tenebre che la luce” (Gv 1,9-11). Quale migliore descrizione della nostra condizione di peccatori?
Gesù porta la luce. Ma il popolo, la gente, il suo popolo l’ha respinto. È tanto abituato alle tenebre che la luce lo abbaglia, non sa andare… (cfr Gv 1,10-11). E questo è il dramma del nostro peccato: il peccato ci acceca e non possiamo tollerare la luce. Abbiamo gli occhi ammalati. E Gesù lo dice chiaramente, nel Vangelo di Matteo: “Se il tuo occhio è ammalato, tutto il tuo corpo sarà ammalato. Se il tuo occhio vede soltanto le tenebre, quante tenebre ci saranno dentro di te?” (Mt 6,22-23). Le tenebre… E la conversione è passare dalle tenebre alla luce.
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