Se la coppia ha due velocità
Mio marito e io siamo una coppia a due velocità. Io mi sveglio presto. Corro, salto, rimbalzo come una trottola. Riesco a parlare a ruota libera per ore e non mi serve nemmeno un argomento. Alle dieci di sera mi spengo. Se anche mi tenete in vita artificialmente, sappiate che il mio cervello è in stand by. I miei due neuroni anzianotti e malconci, quando staccano il turno, si comportano come il protagonista del film di Zalone.
Mio marito al mattino è incapace di intendere e di volere. È inutile parlargli prima delle nove e pretendere pure una risposta. Lui è un tipo meditativo, difficile che si affanni e si accalori. La sua metodicità non lo porta mai a improvvisare, cambiare i piani, essere in ritardo. È un tiratardi di rara tempra: riesce a fare le ore piccole, senza dare segni di cedimento. Parla pochissimo, di preferenza se è interrogato.
Negli anni ha sviluppato un meccanismo adattativo che gli permette di rendere il suo cervello impermeabile a quei lunghi monologhi che io mi incaponisco a considerare comunicazione di coppia. Lui ha però imparato a mugugnare a tempo coi miei sproloqui e a lanciare esclamazioni generiche che, novantanove volte su cento, mi danno l’illusione che mi ascolti. Siamo diversi in tutto, ma la differenza più significativa sta proprio nel ritmo, nella velocità con cui facciamo le cose. Si tratta di quel genere di caratteristiche che una coppia scopre solo nel quotidiano, quando ci si confronta con la vita. E possono creare molti problemi.
La (proverbiale) diversa velocità degli uomini
“Ti rendi conto? lui ci mette una vita!” È lo sfogo di Paola, una delle mie tante amiche. Sperimenta anche lei, come noi tutte in coppia, che gli uomini fanno non solo una cosa alla volta, ma anche lentamente. Almeno per i nostri standard. Perché l’uomo ci mette una vita a lavare i piatti? Nel tempo in cui tu ne laveresti ventisette, lui è ancora lì, che si rigira la spugnetta fra le mani. E intanto pensa: “si userà dal lato ruvido o da quello morbido? Perché non gli hanno messo le istruzioni?”
E ancora: perché i mariti, prima di far andare la lavatrice, fissano per alcuni interminabili minuti la pulsantiera, come se lì potessero leggere chissà quale miracolosa profezia? Noi chiudiamo l’oblò con un agile colpo di chiappa, intanto che abbiamo le mani impegnate a fare qualcos’altro. Poi schiacciamo direttamente e senza esitazione l’unico tasto che serva: quello di “start”. Diamine, che c’è di così complicato da richiedere tutta questa riflessione?
È vero anche il contrario, ovviamente. Tipo quando mio marito mi chiede di controllare se il contatore è scattato o se si è accesa la spia della pressione delle gomme dell’auto, e io capisco solo: “buuuuuzzzz”, ovvero una sorta di ronzio che forse sarebbero parole, ma di cui non conosco il significato. Allora io mi fermo e cerco di ripescare dalla memoria qualche brandello di informazione ulteriore, che lui potrebbe aver disseminato nel discorso, come faceva Pollicino coi sassolini. E intanto lui chiede, impaziente: allora, hai controllato?
Ciascuno ha la sua strategia di lavoro
Credetemi, il marito non è lento. Ha una diversa velocità. E’ diversamente veloce (non è una battuta)! Non è una questione di velocità ma di strategia di lavoro. Se chiedo al mio consorte di passare l’aspirapolvere in salotto, so già che ci metterà il doppio del tempo che ci avrei messo io, ma di solito riuscirà a farlo in modo più sistematico e accurato. Mio marito, come molti uomini, fa la famosa unica cosa alla volta. Ma la fa con un livello di concentrazione di cui non sarei capace. Io, intanto che penso una cosa, ne faccio un’altra. Questo rende le mie azioni molto più rapide del mio pensiero. Lui, invece, intanto che è lì che pensa, non fa nulla. Io mi lancio a fare, sperando di imparare intanto che.
Lui, finché non ha chiara l’intera sequenza delle azioni, non muove un dito. Per questo, sembra che si prenda più tempo. Ma è solo alla partenza. Perché poi lui procede diritto come un fuso, fino alla meta. Mentre io continuo a zigzagare per tentativi, a interrompermi per fare altro, a distrarmi. Sbaglio, ricomincio. Se confrontiamo le velocità di esecuzione, alla fine non so se sono davvero io la più veloce. Inoltre, per il fatto che io faccio più cose insieme, tendo ad essere più indulgente con me stessa, sui risultati.
Io punto sulla quantità delle cose da fare, dei punti da smarcare. Lui, invece, se si prende in carico una cosa, cerca di farla al meglio delle sue possibilità. Fosse anche solo pulire un piano cottura. Molte volte, la diversa velocità in una coppia, è solo un’impressione. Ciascuno ha la sua strategia di lavoro e a volte, prese dall’irruenza e dal bisogno di fare molte cose allo stesso tempo, finiamo per convincerci che il nostro approccio sia il migliore. O l’unico possibile. E che ogni variante sia sbagliata e da correggere.
La coppia al banco di prova
La reazione tipica femminile, di fronte all’aiuto domestico, è di impazienza. Se il marito non segue fedelmente le direttive, se non fa quel che deve con la velocità che ci aspettiamo, ci innervosiamo. Arriviamo a preferire di fare tutto da sole. Pensiamo di far meglio e anche più in fretta. Tuttavia, questo è un errore. Invece di sorvegliare il metodo, dovremmo badare al risultato. Che importa, se lui ci arriva a modo suo?
Questo è un vero banco di prova per la coppia: rinunciare a imporre all’altro di conformarsi alle nostre aspettative. Nelle piccole e nelle grandi cose. Accettare invece che sia sé stesso, che mantenga i suoi tratti peculiari e le sue diversità. Il ritmo è uno degli aspetti che rendono le differenze di coppia più marcate, ma non è l’unico. L’altro aspetto significativo è la priorità. Ho puntato la sveglia un sacco di volte all’alba, per preparare sughi, lasagne, pasticci e focacce, per sfamare i miei cari, durante le mie assenze. Senza riuscirci tutte le volte, né sempre in modo soddisfacente.
Mi sono poi accorta che tutta questa fatica, che io consideravo indispensabile, non lo è affatto. Mio marito, nelle stesse condizioni, ordina una pizza o cuoce una bistecca. Nessuno ha sofferto di malnutrizione, nel frattempo. Ci vuole tolleranza, in coppia, pazienza e apertura agli imprevisti, ai piani B, ai cambi di programma. Una coppia deve essere flessibile abbastanza, perché tutti e due ci possano stare dentro confortevolmente.
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