Tutto il resto è noia
La cultura contemporanea ha un’autentica fobia per la noia. Annoiarsi sembra il vero peccato capitale della nostra epoca. Non è ammesso nemmeno un secondo di noia. La vita piena e felice dovrebbe essere una girandola ininterrotta di stimoli, attività, pensieri. Guai a non sapere cosa fare. Anche solo per pochi minuti. Ci prende una forma di ansia.
Chi si ferma è perduto. O almeno si perde qualcosa: corsi e uscite e film e notizie eccetera eccetera. La nostra frenesia di vita si riflette sui nostri figli. Sempre più spesso i ragazzi hanno giornate piene di impegni: vari sport, lezioni di musica, di lingue, oratorio e pomeriggi con i coetanei. Fine settimana in giro per parchi, musei, ludoteche.
Lo stesso avviene per noi adulti: le giornate somigliano a partite di tetris, in cui tutto è un incastro al millimetro, che non lasci alcun vuoto. Siamo sfiniti. Eppure, l’idea di non avere nulla da fare, o di vivere qualche momento di noia, ci fa paura.
Combattere la noia
La paura ossessiva di annoiarsi ci porta ad accumulare impegni. Spesso puntiamo sulla quantità, più che sulla qualità. Tanto da fare, non tutto necessariamente bello, utile, salutare. A volte preferiamo fare qualcosa che non ci convince, pur di avere l’impressione di non oziare. Percepiamo la noia come un ostacolo alla nostra crescita personale. Temiamo che ci privi di importanti opportunità di imparare, di divertirci, di fare esperienza. Ovunque si trovano suggerimenti su come sconfiggere la noia. Quasi che fosse un nemico. Ma è veramente così? E se, invece, fermarsi ogni tanto fosse un bene? Anche la noia ha dei lati positivi!
Un lusso del passato
Gli antichi romani lo chiamavano otium. Era l’ozio, la noia nel suo significato più nobile. I romani concepivano il loro tempo suddiviso fra due poli opposti. Da un lato c’era il negotium: le occupazioni pratiche, gli affari, tutto ciò che portava un risultato concreto. Dall’altro, c’era l’otium, ovvero il tempo libero.
Tempo non impegnato in attività economicamente produttive. Nell’otium i romani studiavano, meditavano, scrivevano agli amici e si intrattenevano con essi. Nell’otium della sua villa di Tuscolo, Cicerone compose varie opere filosofiche. Era lontano da Roma, dalla vita politica e dalla professione forense. Tutte occupazioni che amava, ma che lo distoglievano dal dedicarsi completamente ad attività intellettuali.
Dovremmo anche noi concepire la noia non come inattività, ma come tempo da dedicare a tutto ciò che nutre la mente e lo spirito, senza per forza perseguire un utile. In questo modo, anziché una sciagura, ci appare per quello che era nei tempi antichi: uno straordinario privilegio.
La noia dà modo di interrompere la nostra frenetica corsa nella ruota del criceto, e guardare noi stessi e la nostra vita dall’esterno. Guardare tutto con un certo distacco, che non possiamo permetterci, quando siamo nel turbinio delle cose da fare.
La noia dà l’opportunità di pensare
Il tempo libero permette alla mente di divagare, senza essere costantemente impegnata in altri pensieri e obiettivi. Così è possibile riflettere, farsi domande, immaginare. Ci si può soffermare su argomenti che non fanno parte della quotidianità. Lasciare il cervello libero da stimoli gli permette di spaziare più liberamente. Spesso dai momenti di noia nascono grandi idee, per la possibilità di dar spazio alla fantasia. Sgravati da tante altre preoccupazioni e pensieri, possiamo concentrarci su aspetti che normalmente siamo costretti a ignorare.
Annoiarsi allenta la pressione
Il carico mentale che sosteniamo abitualmente può essere troppo stressante. Impegni da ricordare, cose da fare, orari da rispettare: ci sono giorni in cui non riusciamo a rilassarci nemmeno per pochi minuti. In queste circostanze, riuscire a vivere piccole parentesi di noia allenta la pressione e ci aiuta a staccare brevemente la spina. Anche la mente ha bisogno di tregua e annoiarsi con moderazione, aiuta a sottrarci allo stress e alla fatica quotidiana.
Una spinta a cercare novità
Quando ci si annoia, si cercano novità. In un certo senso, la noia ci permette di mettere in discussione alcune abitudini e cercare delle alternative. La noia accresce il nostro desiderio di cambiamento, di sperimentazione, di esplorazione. Portandoci fuori dalla abituale zona di confort, la noia ci apre a nuovi stimoli. C’è chi dice che annoiarsi di tanto in tanto, permetta di liberare la creatività. Di certo, per sfuggire alla noia, ci si può incamminare per percorsi mai battuti e fare grandi scoperte.
La noia e la vita spirituale
La noia è nemica della vita spirituale? O può esserne alleata? Essa può avere significati diversi, nella nostra vita spirituale. Può portarci verso l’accidia, il vizio capitale degli inerti, degli inconcludenti, di coloro che non praticano il bene, perché hanno a noia tutto e tutti. Può essere una minaccia, se ci porta all’estraneità nei confronti di ciò che ci circonda e che ci riguarda. Ne parla Evagrio Pontico, il monaco del IV secolo, autore di un libretto sui vizi capitali. Ma la noia non è solo questo.
Può essere una straordinaria opportunità di conversione. Per vincere la noia, ci impegniamo più profondamente nella preghiera. Cerchiamo in Dio la gioia e la consolazione che non troviamo da soli. Se la noia è vissuta così, fortifica il nostro spirito.
La noia nelle Scritture
Nella Bibbia, la noia è lo strumento con cui Dio mostra al popolo di Israele di essere potente, e misericordioso. Gli ebrei, in fuga dall’Egitto, si lamentano per la fame. Chiedono al Signore di mangiare carne. Lui gliene fa avere così tanta, che alla fine a essi ne provano noia. Dunque, Dio ascolta le nostre preghiere e può darci quello che chiediamo fino a superare la nostra aspettativa. Addirittura, fino a saturare il nostro desiderio oltre il suo limite. Fino a che ciò che era stato desiderato così intensamente, diviene una cosa così abbondante, da annoiare.
Dirai al popolo: Santificatevi per domani e mangerete carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci farà mangiare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene il Signore vi darà carne e voi ne mangerete. Ne mangerete non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a noia, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché siamo usciti dall’Egitto?». Numeri 11:18-21
Farne buon uso
Dio stesso si è servito della noia. L’ha fatta provare ai fedeli, per fare capire loro la sua capacità di colmarci di ogni dono! Quindi la noia può essere uno stimolo positivo. Permette di soddisfare un desiderio e andare avanti, pieni di gratitudine.
Si possono fare molti ottimi usi della noia. A patto di non farsene sopraffare, di non abbandonarsi a essa, senza cogliere il meglio che questo stato d’animo può generare: ovvero uno spazio di preparazione interiore, per diventare migliori.
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