Che posto ha l’attrazione nel matrimonio?
Il matrimonio si fonda sicuramente sull’amore e il rispetto, ma che posto ha l’attrazione? Ho letto un articolo pubblicato qualche giorno fa su un giornale on line. È lo sfogo di uno uomo, sposato da molti anni. Confida di non provare più attrazione per la moglie. La trova fuori forma. Ingrassata. Diversa dalla donna che ha conosciuto e di cui si è innamorato. Lui si ritiene ancora un bell’uomo. La (quasi) naturale conseguenza che ne trae, è che sia legittimo guardarsi intorno e cercare una donna che gli procuri l’attrazione e gli stimoli che gli mancano.
Il mondo dei commentatori del web si spacca – come vediamo sempre più spesso per qualunque cosa- in due opposte tifoserie. Quella di chi: “ah, ma ha fatto bene, se non c’è più attrazione” e quella di chi: “è un brutto porco che vuole tradire la moglie con una più giovane e bella”. Io vorrei fare una riflessione sul significato del matrimonio.
L’attrazione nei sentimenti a tempo
Quel che osservo, è che si sta affermando una idea del matrimonio e dell’amore in generale, come di una condizione a tempo. Qualcosa che ha una sorta di ciclo di vita. Prima c’è una infanzia e una adolescenza pieni di fermento ed emozioni. Segue una fase di maturità più pacata e un inesorabile declino di vecchiaia, fino alla morte naturale. E quando il matrimonio è morto, addio! Avanti il prossimo compagno (o la prossima compagna).
L’idea che un amore, pur cambiando, possa rimanere sempre vivo e vegeto, sempre sincero e intenso non è contemplata. Quando l’amore entra nella sua fase discendente, non c’è altro da fare che prenderne atto, e prepararsi all’incontro successivo. Del declino fa parte la perdita di interesse per l’altro. Anche per via di un calo di attrazione.
Credo che vedere l’amore in questo modo equivalga a puntare al ribasso. Qualcosa di meno di un amore che abbracci tutta la vita mi pare una sconfitta, un fallimento esistenziale, un arrendersi agli alti e bassi della vita. In buona sostanza un accontentarsi. Accontentarsi delle nostre fragilità di uomini, dei nostri malumori, della nostra incostanza. L’amore coniugale dipende fortemente dalla nostra volontà e dalle nostre cure. Possiamo, di fronte alle difficoltà, mollare. Illuderci che tutto sia nella natura delle cose. Pensare che i rapporti nascano e muoiano e ci si debba rassegnare. Si dimentica che il matrimonio sacramentale è sottratto alla legge degli uomini e dagli uomini non può essere sciolto.
Oppure possiamo prendere in mano la nostra relazione coniugale e decidere di alimentare e far crescere l’amore per l’altro, pur nelle avversità. E di tener viva l’attrazione.
La questione del calo dell’attrazione nelle coppie mature
Le donne si lamentano della pigrizia e dell’assenza di romanticismo degli uomini. Gli uomini si lamentano del fatto che le donne, una volta accasate, si trascurino. Ciascuno rimprovera all’altro di non essere all’altezza delle proprie aspettative. Prima di lamentarci di quello che ci manca, chiediamoci con onestà che cosa diamo all’altro!
Avrei voglia di fare qualche domanda a quel marito che non prova più attrazione, deluso dall’aspetto della moglie. Si aspettava davvero che lei rimanesse per sempre giovane e bella come l’aveva conosciuta?
La moglie avrebbe dovuto essere come Elena di Sparta, la regina bellissima per cui si scatenò la guerra di Troia? Una donna non solo bellissima da giovane, ma bellissima quasi per sempre. Così la ritrova Telemaco, quando va a Sparta a chiedere notizie del padre Ulisse. Lì lo accoglie il re Menelao, ex compagno d’armi di Ulisse, con la ritrovata moglie Elena. Sono passati vent’anni. Un periodo non trascurabile per la bellezza di chiunque.
Secondo i nostri calcoli, potrebbe tranquillamente essere fra i quaranta e i cinquanta. Forse più vicina ai cinquanta. Altro che “splendida quarantenne”, come diceva Nanni Moretti. Eppure, Elena è ancora bellissima. Ma Elena è protagonista di un mito.
Una sorta di favola. Una favola in cui il suo ruolo è quello della bella. Da quando entra in scena a quando ne esce, lei è sempre e solo la donna più bella del mondo. Come può un uomo adulto, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, pensare che la moglie sarà come una figura mitologica, bellissima per sempre?
Amore o infatuazione?
Gli chiederei anche che cosa sua moglie rappresenti per lui. Se, quando c’era attrazione, lui l’amava e ora non più, mi chiedo se abbia davvero smesso di amarla. O se in realtà non l’abbia mai amata davvero. Forse è stato solo inizialmente infatuato.
Le persone belle piacciono, è ovvio. Ma non è indispensabile essere belli, per essere amati. Nella persona al nostro fianco non cerchiamo solo un bell’aspetto. E aggiungo: per fortuna! Se quella persona è importante affettivamente per noi, l’amiamo per quel che rappresenta. Non per il suo bell’aspetto. Se c’è anche quello, ben venga. Tuttavia, io credo che la bellezza sia soprattutto negli occhi di chi guarda. Se riesci a mantenere con tuo marito (o tua moglie) uno sguardo amorevole, lo troverai attraente anche a novant’anni!
Se in tanti anni di matrimonio non si è riusciti a costruire una vicinanza emotiva che vada al di là dell’aspetto fisico, siamo davvero sicuri che ci fosse del sentimento sincero? Amare qualcuno non è fermarsi all’involucro, è amare tutta intera una persona. Anche rispetto ai cambiamenti. Affezionarsi a quel lungo pezzo di strada fatta insieme, che inevitabilmente ci lascia qualche traccia addosso: qualche ruga, qualche capello bianco, qualche chilo in più. L’altro rimane sempre la stessa persona che ci è stata al fianco. L’amore del passato è anche quello del futuro.
Attenzione a non mollare il colpo
D’altra parte, il fatto di essere amati non implica il farsi accettare a tutti i costi nella versione peggiore di sé. L’amore non deve diventare un ricatto, un gioco al ribasso un cui sei obbligato a sorbirti la mia sciatteria. Imporre un aspetto terribile e trascurato come suprema prova d’amore all’altro, è pericoloso. Rischia di essere egoista. Prendersi cura di se stessi, significa volersi bene. È il modo migliore per nutrire sentimenti profondi per l’altro. Se non si ha un buon rapporto con se stessi, se non ci si ama, è difficile avere affetto e serenità da offrire a chi ci sta intorno.
Ogni volta che incontro una donna trascurata, c’è quasi sempre un motivo. Non è solo una questione di tempo. Si trova sempre il tempo per quello che reputiamo importante. Invece non troviamo mai nemmeno un minuto per quello che non ci interessa. Alcune donne si lasciano andare, perché dedicano il loro tempo ed energie ad altro. Alla famiglia, alla casa, la lavoro. È bello e giusto custodire ciò che ci è stato affidato. Ma non al prezzo di dimenticarci di noi stesse.
A volte il calo di attrazione è un segnale
Ci sono donne che smettono di curare il proprio aspetto, perché non stanno bene con sé tesse per altri motivi. Alcune sono insoddisfatte della loro vita. Altre hanno qualche motivo di risentimento col marito. Talvolta faticano ad affrontare cambiamenti della vita, che implichino complessità e responsabilità maggiori. Le ragioni per smettere di tenere al proprio aspetto sono molte e tutte fondate.
Tuttavia, è bene affrontarle. Sia per il nostro benessere personale, che per l’equilibrio del matrimonio. Sarà questo equilibro che manterrà vivo l’affetto e anche l’attrazione. Persino di fronte agli anni che passano. Se l’attrazione è una delle componenti del rapporto di coppia, il suo calo è indubbiamente un segnale d’allarme. Qualcosa su cui riflettere in modo profondo.
Ripartire da sé stesse
Ripartire da sé stesse è un buon modo per mettere ordine nella propria vita. Chi si sente bella, al di là del fatto che lo sia realmente o no, è più felice, appagata, bendisposta verso gli altri. Sentirsi belle rinforza l’autostima e ci aiuta ad affrontare il mondo con determinazione. Per piacersi non è necessario assomigliare alla star di Hollywood del momento o alle modelle delle passerelle d’alta moda.
Serve piuttosto cercare di essere la migliore versione di sé. Una versione ben pettinata, leggermente truccata, ben vestita.
E lo dico per esperienza, credetemi. Io che, per un certo periodo, dopo l’ultima figlia, avevo adottato la tuta da ginnastica come dress code da giorno e da sera. In casa e fuori. Ci andavo a messa, in posta, a fare la spesa. Non riuscivo a trovare un equilibrio fra la mia vita impegnata di multi mamma e la fatica di proseguire la mia vita di prima, fatta di lavoro, di rapporti sociali, di interessi.
Per un po’ sono andata in black out. Non avevo voglia di occuparmi del mio aspetto. Non mi guardavo nemmeno allo specchio né mi truccavo. Ero stressata e in crisi. Poi sono riuscita a riprendermi. Per questo incoraggio ogni moglie (ma vale anche per i mariti) a non perdere mai di vita sé stessa. E a coltivare una sana attrazione con coniuge
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