3 attitudini salva coppia
Mi scrive F., una lettrice del blog, che ha poco più di quarant’anni e una crisi di coppia. È sposata da poco più di dieci anni, ha due bambini. Dice che la sua vita, vista dall’esterno, è perfetta. Lei e il marito hanno un buon lavoro, una bella casa, due figli bellissimi. Vanno al mare, sciano d’inverno. Frequentano gli amici. Sembra che non le manchi nulla.
Eppure, qualcosa le manca. Ed è una cosa essenziale: la felicità di coppia. F,. non si sente compresa dal marito. Sono scomparse le attenzioni e i gesti che aveva amato durante il fidanzamento e nei primi tempi del matrimonio. Le sembra che ora il consorte le mostri indifferenza. Tranne quando ha da criticarle o rimproverarle qualcosa.
A causa di questo problema, si sta allontanando dal marito. Dice che il suo rapporto di coppia è in crisi e si chiede se si possa ancora recuperare. O se non sia meglio andare ciascuno per la propria strada e cercare altrove quello che la coppia non è in grado di offrire: emozioni, vicinanza, affetto.
Se una coppia va in crisi fuggire non è la risposta
Naturalmente, chiedendolo a me, F., sa cosa aspettarsi. E lo sapete anche voi. Cercherò in tutti i modi di dissuaderla dall’idea di separarsi. Lo farò perché non ritengo che la felicità sia sempre e solo fuori dalla coppia. A volte siamo portati a crederlo, ma non è così. Quando la coppia è in crisi, la cosa più intuitiva, più semplice, più ovvia è pensare di scappare. Di lasciarsi tutto alle spalle.
Io però non credo a questa lettura bianco e nero delle crisi coniugali. Io penso che esistano ben più di cinquanta sfumature di grigio. Penso che, a meno di casi rarissimi, la colpa non sia mai da una sola parte. Ciascuno nella coppia ha le proprie responsabilità. Siamo sempre molto più bravi e veloci nell’individuare le debolezze dell’altro, rispetto ai nostri. Eppure anche noi ne abbiamo.
Se la coppia è in crisi, abbiamo entrambi commesso un certo numero di errori. Anche se, così su due piedi, di sbagli commessi da noi stessi non ce ne viene in mente nemmeno uno. Invece, con la lista delle manchevolezze dell’altro, potremmo riempire un quaderno.
Se non impariamo a capire in che modo sabotiamo la vita di coppia, in che cosa sbagliamo, magari ripetutamente, non ha alcun senso mollare tutto e pensare di rifarsi una vita con qualcun altro. Perché nessuno riesce a fuggire da sé stesso. Fino a che non affrontiamo i nostri spigoli, non c’è motivo di pensare che con un altro partner tutto andrà magicamente a posto.
La base di ogni matrimonio
Diceva Tolstoj che le famiglie infelici lo sono ciascuna a suo modo. Se sbagliamo qualcosa di importante nel relazionarci, molti dei nostri guai nasceranno da quell’errore. L’altro potrà reagire in modo diverso, a seconda del carattere e delle situazioni.
Tuttavia, i contrasti si potranno comunque ricondurre a quel nostro difetto, a quella mancanza, a quel limite. Fra F., e suo marito, è venuto meno quel rapporto di reciproco sostegno e incoraggiamento, che è alla base di ogni matrimonio felice.
Eh sì, perché se pensavate che il matrimonio si fondasse sull’innamoramento, sull’attrazione e sulla chimica (qualunque cosa significhi) allora vi sbagliavate di grosso. In definitiva, il matrimonio non si fonda nemmeno sull’amore. Non soltanto, per lo meno. SI fonda su un valore comunque importantissimo: la solidarietà. La cosa non ci sembrerebbe così strana, se ci ricordassimo di quelle promesse fatte davanti al coniuge, a Dio, al sacerdote e a un numero a piacere di invitati alle nozze.
Abbiamo detto testualmente: “Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Forse non ce lo ricordiamo, ma abbiamo detto proprio così. E parecchia gente lo ha sentito. Quindi abbiamo promesso prima di tutto lealtà (essere fedele), rispetto (onorare) e poi, certo, anche amore. Mica ce ne eravamo dimenticati!
C’è un motivo per cui la formula della promessa nuziale è proprio questa e non un’altra (non che ne so: prometto di mangiare tutto quello che cucini sempre, prometto di dirti che sei sempre bellissima anche se non è vero, prometto di lasciarti al tuo dolore se la tua squadra perde lo scudetto). E il motivo è questo: va bene l’amore, ma se non ci metti il rispetto e la solidarietà, il matrimonio non va lontano.
La cause delle crisi di coppia
È proprio quando viene meno solidarietà e rispetto che la coppia va in crisi. Come evitare che ciò accada? Ecco tre comportamenti che aiutano la coppia a mantenersi unita e fanno sentire ciascuno dei due coniugi amato e benvoluto.
L’ascolto
La sensazione di non essere compresi, a volte è più che una semplice sensazione. Infatti, la capacità di ascoltare è fondamentale e, quando manca, la sua assenza genera immediatamente disagio. Cosa vuol dire ascoltare veramente? Significa dedicare tempo e attenzione per accogliere i pensieri, i sentimenti, le emozioni di chi ci vive al fianco.
Ascoltare è l’ingrediente fondamentale per nutrire quella vicinanza emotiva che rende i rapporti solidi. Anche se e quando crediamo di conoscere il marito (o la moglie) possiamo trovarci di fronte a emozioni, idee o percezioni totalmente inaspettate. Ascoltare chi amiamo ci aiuta a comprenderlo e serve anche a lui (o lei): per sentirsi accolto e al centro delle nostre premure.
Sospendere il giudizio in coppia
Un altro aspetto consigliato è sospendere il giudizio. Diciamo la verità: a nessuno piace essere giudicato. Specie dalle persone che ama. Tutti sogniamo un amore incondizionato. Un amore accogliente che non ignora i nostri difetti, ma li accetta.
A maggior ragione se ci si apre all’ascolto dell’altro, è bene farlo sospendendo ogni giudizio. Lasciare che il marito (o la moglie) sia sincero, senza temere che quello che dirà potrà tradursi in accuse o recriminazioni nei suoi confronti.
Sostenersi a vicenda
L’ultimo comportamento che permette una vera vicinanza emotiva è il sostenersi a vicenda. Cosa vuol dire? È l’essenza dell’essere coppia. Vuol dire stare dalla parte dell’altro. Sempre. E quindi confortarlo nei momenti di dolore. Incoraggiarlo nei momenti di incertezza. Accordagli fiducia in quello che fa, in modo che non si senta solo contro il mondo. Fare propri i suoi problemi e difficoltà, offrire un braccio a cui appoggiarsi.
Questo sostegno non presuppone che l’altro faccia tutto alla perfezione. Non vuol dire essere sempre d’accordo o sempre soddisfatti di come agisce l’altro. Vuole dire però sentirsi solidali. Anche di fronte ad errori e fallimenti. Un appoggio che si rivela essenziale al benessere della coppia.
Avevo parlato di genitorialità https://annaporchetti.it/2023/06/25/calli-e-figli/
e qui: https://annaporchetti.it/2023/04/02/cose-che-non-sapevi-dell-essere-genitore/
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