Genitori e figli

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Genitori e figli

I tempi cambiano, anche nei rapporti fra genitori e figli figli. Una volta il modo di educare era diverso. C’era probabilmente meno confidenza e meno comunicazione coi figli. Spesso le famiglie erano più numerose e le abitudini erano differenti. E non si tratta di stabilire cosa sia meglio, se l’educazione di oggi o i metodi di qualche decennio fa. Ci sono cose che non sono più immaginabili oggi. Tuttavia, noi genitori dalla mia generazione in giù, veniamo spesso rimproverati di non saper educare.

I nostri figli sarebbero dei mostriciattoli. I bambini e i ragazzi più viziati della storia dell’umanità. I meno capaci di prendersi responsabilità. In definitiva, la somma di tutti gli errori che noi adulti possiamo immaginare di commettere.

Ma è davvero così? Io credo che ogni generazione di genitori abbia commesso i suoi errori. E anche noi ne commettiamo. O rischiamo di commetterne. Perché non esiste un corso per essere bravi genitori. Ma neanche genitori così così. Certo, ci sono libri. Tonnellate di libri. E guru della genitorialità. E trasmissioni televisive, documentari, di tutto di più. Ma ogni genitore si ritrova solo, a fare i conti con ciò che crede sia bene per educare i suoi figli.

Educare i figli: gli obiettivi

La prima cosa da chiedersi, per navigare la complessità dell’allevare i figli, è quali siano i nostri obiettivi. Avere figli bravi a scuola e negli sport, figli ordinati e portati per la musica sono tutte cose che fanno piacere a un genitore. Ma sono realmente essenziali per fare un buon lavoro coi nostri figli? E se un figlio non è particolarmente talentuoso in nessun campo, abbiamo sbagliato qualcosa?

Il problema della società moderna, è questa dimensione performativa del rapporto genitori e figli. Molto più di tutte le società che l’hanno preceduta. Da una parte, ci si aspetta che i genitori offrano migliaia di stimoli ai figli. Il genitore deve essere una sorta di talent scout. Deve essere capace di identificare rapidamente le potenzialità e le inclinazioni dei pargoli. E poi elaborare ancora più rapidamente un piano di sviluppo personalizzato, che porti ciascun figlio ad esprimersi al meglio.

Sembrerebbe che il compito principale dei genitori sia trasformare queste potenzialità dei figli in risultati concreti. Ma che fatica! Confesso che in questo sono stata una madre pessima. A tutte le mie figlie ho fatto fare le stesse attività sportive. Facevo un carico unico in macchina e le portavo a fare gli allenamenti. Non avrei potuto far frequentare a ciascuna qualcosa di diverso, magari in un posto diverso e con orari differenti.

Spingere i figli a primeggiare non significa necessariamente essere buoni genitori. Né per i ragazzi significa essere stati bene educati. Dobbiamo rivedere il concetto di educazione, che non è allevare i nostri figli con l’imperativo di essere i più bravi, ma di essere più buoni. Per fissare gli obiettivi del nostro percorso educativo, ci viene in aiuto il Vangelo di Giovanni: non ho gioia più grande di questa: che i miei figli camminino nella verità. (Gv 3: 1-4)

Camminare nella verità

Non è che, detta così, ci semplifichi molto il compito. Anzi. È molto più difficile allevare un figlio nella verità, che farne un terzino talentuoso. O fargli imparare due lingue con maestria. Eppure questo è quello che resta davvero, al di là di risultati e competenze che forse servono nella vita e forse no. Quello che è davvero importante, è trasmettere ai figli la fede. Da quello discende tutto il resto.

Non c’è bisogno insegnare ai figli a rispettare il prossimo, ad essere caritatevoli, ad essere giusti e a osservare le regole. La fede già contiene tutte queste indicazioni su come condurre una vita onorevole. Trasmettere la fede è fondamentale. Lo diceva San Paolo: Prima di tutto vi ho trasmesso l’insegnamento che anch’io ho ricevuto: Cristo è morto per i nostri peccati, come è scritto nella Bibbia. (1Cor 15:3)

Così devono fare anche i genitori, trasmettere ai figli la fede che hanno ricevuto.

Io aggiungo: evitare una serie di errori comuni nella cultura pedagogica moderna. Ecco quelli che secondo me sono i più frequenti e i più pericolosi.

Quello che ti fa star bene è bene

Ogni genitore vorrebbe la felicità dei figli. Il fatto è che non tutto quello che ci procura benessere è per il nostro bene. In un mondo che dà la priorità alle emozioni, all’autogratificazione, all’egoismo, bisogna avere il coraggio di spiegare che seguire solo il cuore e la pancia non è il loro bene. E va insegnato che è meglio rinunciare a un piacere immediato, per un bene più grande.

I genitori amici dei figli

Un altro errore ricorrente è questo desiderio di essere amici dei figli. Non possiamo esserlo: siamo molto di più che amici. Siamo i loro genitori ed è nostro compito educarli, guidarli, farne persone adulte. Per questo, ogni tanto è meglio rendersi un poco antipatici ai figli. Dire loro la verità, invece che giocare la carta della simpatia e fare finta di nulla. L’amicizia ha basi diverse dalla genitorialità. Con gli amici il rapporto può compromettersi e finire, il rapporto genitori-figli può attraversare difficoltà ma mai dissolversi. Gli amici sono importanti ma non necessariamente sono esempi e guide.

I genitori che non dicono mai di no

Dire di no ai figli è difficile e doloroso. Talvolta però è necessario. Non tutto quello che un figlio chiede è possibile, opportuno, consigliato. Ci sono dei no che non sono solo indispensabili, ma anche salutari. Il genitore che ama, non è quello che esaudisce ogni richiesta, è invece quello che sa distinguere le richieste legittime, da quelle dannose. L’educazione è inevitabilmente fatta di no, che non sono negoziabili.

La competizione coi figli

Alcuni genitori che non accettano completamente il loro ruolo, o il tempo che passa. Tentano di intrufolarsi nella vita dei loro ragazzi. Vogliono condividere con loro hobby ed esperienze. Si propongono come confidenti e consiglieri sentimentali. Parlano come loro, si vestono come loro, vorrebbero frequentare gli stessi luoghi e le stesse amicizie. Ne condividono i gusti e le abitudini. Il complimento più grande per questi genitori è sentirsi dire che sembrano i fratelli (o le sorelle) maggiori dei loro figli. E invece è fondamentale i genitori mantengano il loro ruolo e accettino la distanza anagrafica coi loro figli.

Ti compro la luna

Ogni genitore vorrebbe dare il massimo ai propri figli. La soddisfazione maggiore, per noi genitori, è permettere ai figli di vivere bene, di studiare, di avere quello che serve. Tutto giusto, ma bisogna tenere conto che non tutto ciò che ai nostri figli serve si acquista. In questa cultura consumistica, pare che il massimo che un genitore possa offrire ai figli sia un valore materiale. Ci sono genitori che, in perfetta buona fede, si ammazzano di lavoro e fanno grandi sacrifici per comprare abiti, pagare le rette di scuole prestigiose, vacanze e divertimenti per i loro figli. Eppure, talvolta quello di cui i figli hanno davvero bisogno non sono i nostri soldi, ma il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra vicinanza.

Avevo parlato di genitorialità https://annaporchetti.it/2023/06/25/calli-e-figli/

e qui: https://annaporchetti.it/2023/04/02/cose-che-non-sapevi-dell-essere-genitore/

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Come tutto è iniziato: https://annaporchetti.it/2022/10/18/mi-faccio-un-blog/

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