Di mamma ce n’è più d’una

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Di mamma ce n’è più d’una

Angela, la giovane

La mia amica Angela non sembra una mamma. Che si sappia, il complimento per lei più gradito è che lei e sua figlia Marta sembrano sorelle. Il fatto è che Marta ha ventun anni e Angela trenta di più. Al di là del dato anagrafico, che la mette nella categoria di noi mamme di lungo corso, lei è davvero giovane. Non giovanile, termine che non mi ha mai convinto.

No, lei è proprio giovane. Fa cose da giovane. Tipo ordinarsi il poke con i fagioli di soia e le alghe. Conosce il significato di un sacco di parole da giovani. E maneggia con destrezza cose complicatissime come il contouring. Che, come ho scoperto grazie a lei, è l’arte squisitamente moderna di ridisegnarsi la faccia, a colpi di pigmenti e pennelli.

Chiara, la mammosa

Chiara, invece, è una mamma mammosa. Non credo esista davvero un aggettivo per descriverla. Uno da vocabolario della lingua italiana. Ma “mammosa” rende l’idea. Lei è una di quelle che svegliano la prole per la colazione, con una deliziosa torta fatta a mano. Per preparare la quale, sono sveglie da prima dell’alba. Lei svuota l’astuccio dei figli e tempera le matite.

I suoi ragazzi sono il rifugio di ogni gita scolastica, ritiro dell’oratorio, uscita scout. Perché la madre rifornisce i loro zaini di qualunque genere di conforto: fazzoletti, salviette umide, gel per le mani, cerotti, galatine. Imbandisce tavole per amici dei figli, con un preavviso di dieci minuti netti.

Adele, la mamma organizzata

Adele, più e prima che una madre è un ingegnere svizzero. La sua giornata è scandita da ritmi congegnati al millesimo di secondo. Ha un’agenda cartacea, una sul telefono, un taccuino per gli appunti. Sul suo cellulare, ha impostato una serie di sveglie che l’avvisano di ogni impegno o scadenza, permettendole di essere sempre in orario. Ovviamente non ama le sorprese e i cambiamenti di programma.

La metamorfosi

Ciascuna di loro, prima di diventare mamma, è stata una ragazza del mio giro di amicizie. Ci siamo conosciute quando eravamo molto giovani. All’epoca eravamo anche piuttosto simili. Portavamo capelli cotonati e frange incollate con la lacca, in architetture improbabili, destinate a sfidare la gravità. Usavamo orrendi orecchini di plastica (orrendi a rivederli adesso, all’epoca sembravano sciccosissimi). Ciascuna aveva la sua maglietta, felpa, maglione in colore fluo. Tutto come comandava la moda degli anni ‘80.

Adesso, anni dopo, siamo quattro madri tutte diverse. Nel comportamento e nelle idee ci separano distanze siderali. Il tutto è abbastanza inspiegabile. Quand’è che Angela è andata in fissa per il fitness? Come ha fatto Chiara a diventare una mamma delle fiabe? Ma ce la ricordiamo Chiara? Lei scordava i fogli protocollo, persino il giorno della verifica.

In che modo Adele si è trasformata in questo congegno umano ad alta precisione? Lei che, fino a trent’anni, non portava nemmeno l’orologio?

E io, che mamma sono?

E poi ci sono io. Io che, mi immaginavo madre provetta e forse avrei potuto anche farcela, se avessi avuto una figlia sola. Ma, quando sono arrivate le altre, sono stata sopraffatta. Ho fatto una scuola di sopravvivenza. Mi sono velocemente convertita al parmigiano già grattugiato, io che prima lo consideravo un’offesa alla cucina italiana. Ho imparato che la pasta si può condire anche con due cucchiai di olio, quando è troppo tardi per pensare a qualunque altro condimento. Mi sono convinta che stirare sia un’attività decisamente sopravvalutata.

A cosa dobbiamo tutte queste metamorfosi? Difficile a dirsi. Il tempo, la vita, le esperienze. Il buco nell’ozono. Ogni mamma che ama i suoi figli, ce la mette sempre tutta. Ma ciascuna lo fa in un modo diverso.

A ciascuno il suo

Contrariamente a quanto ho sempre pensato, non esistono corsi, manuali, metodi, che ti rendano una mamma perfetta. Non ci sono regole ferree da seguire. Non c’è un rapporto causa effetto così certo, fra le nostre azioni e la riuscita dei figli. A volte abbiamo la sensazione di essere madri terribili. Talvolta è più di una sensazione. Eppure, i nostri figli sono felici e contenti. Altre, ci pare di fare tutto al meglio e invece nulla va come dovrebbe. A volte ci sono tipi di madri molto diverse e magicamente funzionano tutte. Tutte rendono i figli sereni e ne fanno brave persone.

A ciascuna madre il suo metodo: senza che nessuno di essi sia davvero infallibile. Senza che ci sia mai una risposta giusta definitiva. Essere mamma non richiede patenti, esami, certificati. Non è un gioco a premi televisivo, in cui un conduttore abbia un foglietto con la risposta esatta. A ciascuna madre il suo stile. Purché ci siano i valori. Educare all’onestà, alla fede in Dio, alla lealtà, alla generosità, all’umiltà, è la ricetta giusta. E funziona sempre. Funziona in tutte le salse.

Alla fine, l’unico imprescindibile è la rettitudine e l’amore incondizionato per i nostri figli. Quello che ci porta a guidarli, sostenerli, educarli, indicando la strada. Cadendo, rallentando, stancandosi, ma sempre tenendoli per mano, finché non imparano ad andare da soli. Di mamma non ce n’è una sola. E va benissimo così.

Ho già parlato di figli: https://annaporchetti.it/2023/06/25/calli-e-figli/

e qui: https://annaporchetti.it/2023/01/16/le-mamme-del-mondo/

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