Bio di Edoardo Tincani
Edoardo Tincani, 51 anni, sposato con Lucia, è padre di cinque figli dai 25 ai 14 anni. Giornalista e scrittore, dirige il settimanale cattolico reggiano «La Libertà». Cura il blog edoardotincani.it. È autore di un centinaio di canti di ispirazione cristiana e di otto libri che spaziano dalla narrativa alla satira. Nel 2022 ha pubblicato il disco “Compagni di viaggio”, interpretandone i dodici brani. Nel 2023 ha composto altre quattro canzoni, disponibili anche sulle piattaforme digitali.
Che posto ha la dimensione familiare, nella tua vita professionale e nella tua creatività?
La dimensione familiare, più che una dimensione, è la custodia della mia vita. La famiglia ogni giorno mi aiuta a fare unità fra la vocazione fondamentale del matrimonio. La responsabilità educativa non viene mai meno anche con i figli grandi. E poi, certo, anche la sfera professionale, che ha sempre a che fare con il pensiero e la scrittura, dagli articoli alle canzoni.
Ho recensito due libri di Edoardo Tincani:
https://annaporchetti.it/2023/03/30/come-vive-una-famiglia-numerosa/ https://annaporchetti.it/2023/06/02/racconti-di-vita-e-di-senso/
Quando si parla di conciliazione lavoro e famiglia, si pensa solo alle donne. Qual è il punto di vista di Edoardo Tincani, come professionista e padre?
Beh, che se ne parli di più con riferimento al mondo femminile è più che giustificato. Storicamente nel nostro sistema culturale è la donna, nel 2023 e non so per quanto altro tempo, che è più costretta a ‘conciliare’. Penso che la conciliazione, intesa in definitiva come pace, si raggiunga solo se si fa un lavoro che piace. E questo vale per gli uomini come per le donne.
Ciò premesso, nella mia esperienza di matrimonio ho molto spesso ridisegnato il mio orario di lavoro e il carico di attività per lasciare respirare i legami familiari. Altrettanto ha fatto mia moglie, con l’obiettivo primario di salvaguardare la salute mentale. Abbiamo sempre negoziato. Ancora oggi taglio impegni vecchi, ogni volta che ne prendo di nuovi.
Tu che lavori nel mondo del giornalismo, che idea hai della comunicazione e informazione oggi?
Del mondo del giornalismo ho una visione crepuscolare. Sempre meno persone acquistano giornali e abbonamenti. Anche per l’imporsi di centrifughe digitali di testi e immagini che onoriamo con il termine di intelligenze. L’informazione nel nostro Paese mi sembra poco libera e alla fine assai omologata. Oggi poi che rincorre e scimmiotta i social a volte è imbarazzante.
Quanto alla comunicazione, è un blob così edonistico e pervasivo, tra chat di ogni tipo e abuso di immagini fai da te, che ormai è la negazione di sé. Tutti sono mittenti e osservatori più o meno invidiosi degli altri, quasi nessuno legge e ascolta in profondità. Io non la chiamerei neanche più comunicazione.
Esistono testate di dichiarata ispirazione cattolica. E nei mezzi di comunicazione laici? Secondo Edoardo Tincani, c’è spazio anche per voci con orientamento diverso?
Potrebbe essere il tema di un convegno… Non è facile rispondere: da un lato le voci della Chiesa sono ancora cercate. Tuttavia i media laici sono abbastanza clerico-centrati, oltreché pigri. Per esprimere la Chiesa vogliono il Papa, che è comunque sovraesposto, oppure quasi esclusivamente cardinali, vescovi e preti. Dall’altro la Chiesa fa notizia, mediamente, per scandali e rumors, non diversamente da altre realtà.
Il pensiero evangelico, quello scomodo per le coscienze, è ancora oggi allegramente censurato. Oppure nascosto tra le varie ed eventuali. E la GMG di Lisbona, quanto a spazi, se l’è giocata alla pari con il festival del cotechino. O con la lite condominiale degenerata.
Tu sei autore di libri molto belli. Com’è nata l’ispirazione?
Parto dal saggio sulla paternità, “Family man”, pubblicato nel 2016. L’ispirazione mi è venuta dalla vita quotidiana della mia famiglia. Ho cercato di descriverla in un diario spiritoso, con la sana leggerezza che ci insegna anche il Vangelo. Avevo lo scopo di parlare bene del matrimonio e della fedeltà.
La raccolta di racconti “L’anticamera del cielo” dell’anno scorso è invece uno dei frutti dell’epoca Covid. Le restrizioni sanitarie imbrigliavano il fisico, ho liberato la mente. Devo dire che la fantasia mi ha portato a narrazioni eterogenee. Se proprio devo cercarvi un filo conduttore, direi l’esplorazione della soglia misteriosa tra vita e morte.
Edoardo Tincani, come padre di cinque ragazzi e professionista della comunicazione, cosa ne pensi dell’istruzione? È davvero solo compito della scuola, o ci sono altri attori? La famiglia che ruolo può avere?
Penso che l’istruzione sia una delle cose serie che in Italia resiste e che, malgrado gli insegnanti siano sottopagati, può puntellare il futuro scosso che intravediamo. Da genitore, ho assistito mestamente agli effetti del marketing sulle scuole. Per quello proliferano i progetti e sembra che il corso base non interessi più a nessuno.
Non solo: ma alla scuola si chiede di occuparsi ormai di tutto, dal cambiamento climatico all’educazione affettiva, dalla prevenzione sanitaria alla sicurezza stradale.
E niente basta mai: si è aggiunta alle superiori una preparazione sempre più incombente ai test universitari. Siamo schiavi della cultura del fare e quella umanistica sembra diventata un optional. Il risultato è la crescita del tasso di competizione e di ansia sia tra i docenti che tra i discenti.
Ben venga perciò l’istruzione che fa il suo mestiere. Cioè che istruisce in modo ottimale nelle materie curriculari. Posto che sono la passione e l’onestà intellettuale del docente a renderla efficace e trascinante o invece noiosa e sterile. Il compito educativo resta primariamente della famiglia. Il famoso “villaggio” che secondo il sempre citato proverbio africano dovrebbe educare la persona si è spopolato. Spesso sono gli adulti “di famiglia” a essere altrove rispetto ai figli.
Fra i tuoi molti talenti c’è anche quello musicale. La musica può essere spunto di crescita e di aggregazione sana, in questa società sempre più individualista?
Mi sono innamorato della musica, leggera nel mio caso, per la sua capacità di fare crescere l’interiorità e di spingere in alto i sogni. Nella società individualista, la fruizione della musica è pure individualizzata, con telefono e auricolari. La dimensione aggregativa sopravvive ormai solo nei grandi live degli artisti sponsorizzati dalla filiera globale.
L’industria digitale dei singoli, l’outoftune di prammatica, l’aggressività e la volgarità di certi testi stanno rovinando la musica. L’ascolto, da momento rigenerativo, diventa atto di consumo compulsivo. Però la musica può fare ancora tanto bene all’anima e sempre lo farà. Non dimentichiamo che c’è musica nel paradiso.
Sempre da professionista e da padre, quali sono i principali pericoli che vedi nel mondo attuale, per giovani e giovanissimi?
L’autismo digitale, l’anossia spirituale, la solitudine, la condanna alla reversibilità delle scelte, del genere e di ogni elemento vitale, la schizofrenia esistenziale, la sterilità biologica. Mi fa male, preferirei non continuare…
Quali sono i progetti artistici e letterari futuri di Edoardo Tincani?
Ho scritto qualche altro racconto surreale. Ma soprattutto, attraverso collaborazioni diverse, continuo a sfornare canzoni legate all’esperienza della fede e alle figure che mi appassionano di beati e santi. Dopo i singoli su Gemma Galgani e Pier Giorgio Frassati, la prossima canzone a Dio piacendo sarà dedicata a Carlo Acutis.
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