Narciso, i giovani, la Chiesa

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Narciso, l’esagerazione dell’io

Narciso, nel troppo specchiarsi, finì male. Era giovane e bello, ma di questa dote non seppe farne prezioso strumento per entrare in relazione. È dal suo mito che han preso nome un modo di vivere e un disturbo della personalità che per sempre lo hanno introdotto nella storia in maniera negativa.

Il narcisismo è, senza dubbio, un’estrema esagerazione del proprio io. Ma la colpa non è tutta dello specchio. I neuroni specchio, ad esempio, sono fondamentali per quel tipico tratto del nostro essere che ci rende così umani: la socialità, la capacità di entrare in empatia con gli altri. La grande letteratura – come i Vangeli – e ogni forma di vera arte, fa proprio questo: riflette. Diventa, per noi, il regalo di un raro specchio nel quale osservarci, scoprire nel profondo il cuore e la mente umani per farne una valutazione, imparare ad esprimere un giudizio.

Dall’estetica di Narciso alla morale

Vedo rappresentato Otello e scorgo me stesso, come l’amore possa trasformarsi nel suo opposto: via per possedere e eliminare l’altro, rabbia e frustrazione. Assisto alla rappresentazione di Macbeth e rimango impressionato da cosa possa scaturire dalla sete di potere, dall’avidità e dalla capacità degli umani di soggiogare, spingere verso il baratro. Leggo il Buon Samaritano e trovo una domanda su me stesso: passo oltre o mi fermo?

Perché in questa parabola sono descritti anche due vigliacchi, meschini? Non bastava raccontare una placida storia edificante per insegnare la morale del dovere di soccorrere il sofferente?

Narciso non sa guardarsi dentro

Credo che Narciso andrebbe ripensato. Molti non si piacciono affatto, guardandosi. Tanti, soprattutto le giovani generazioni, non hanno chi li aiuti a guardarsi dentro, non si sentono invitati con fermezza e coraggio: osserva qua e vedrai come sei fatto, chi sei e chi potrai diventare.

La colpa non fu di quello specchio d’acqua, che invece poteva diventare l’inizio di una coscienza e di una nuova vita. La Chiesa non è un’agenzia di buone opere che si mettono in campo solo per fare una pur lodevole concorrenza al Ministero degli Affari Sociali. Non è una associazione che lavora per l’orizzontale, ma per il verticale: perché cielo e profondità sono simili.

È chiamata ad aiutare l’umano a scoprirsi emergendo, con limiti e potenzialità. L’occhio di Dio si posa ancora sulle persone giovani con uno sguardo che è speranza certa di bene a venire e che se si sofferma sul tuo limite non è per condannare ma perché si trasformi in virtù.  

Un incontro fra uomo e Dio

La Chiesa è madre e maestra ed è chiamata a far maturare un incontro: quello tra l’uomo e Dio. Dio è anche nel volto nel povero e nella sua carne, solo se qualcuno ti aiuta a maturare questa rivelazione. Se al povero gli dai un pacco di viveri, fai contento un essere umano. Perché Dio si riveli nell’incontro, bisogna che ti fermi, che qualcuno ti indichi un passo ulteriore, più profondo.

Dio si rivela con calma, nascondendosi. Se continui imperterrito a impacchettare e distribuire, Dio c’era ma non lo hai visto. Lui è anche nella Parola, nella comunità e nel sacramento. Però bisogna sostenere con metodo e continuità. Far crescere la fede nella presenza di Qualcuno che bussa per mostrarsi in questo tempo e per ciascuno, personalmente.

I ragazzi di oggi non sono più buoni né peggiori di quelli di ieri. Sono meno, e dalla Chiesa sempre più lontani. Ma sono ancora alla ricerca dell’unica cosa che il cristianesimo può offrire loro: la profondità di una ricerca sul senso del vivere. Una stupida superficialità soffoca i nostri tempi. Andare al fondo di un tema, di una domanda, implica tutte dimensioni il cui senso gira intorno ad un unico concetto: la calma, la pazienza. La perseveranza.

Figli della corsa: Narciso e gli altri

Chi è giovane è figlio della corsa, di un tempo, il nostro, che fa della rapidità il suo idolo da venerare. La vita dei social è spesso vita a singhiozzi, a scatti. La parola “ricerca” indica qualcosa che non duri più di 0,76 secondi, il tempo della risposta del motore di ricerca o di ChatGPT.

Internet sa tutto e Socrate è un fallito, con quello strambo discorso del sapere di non sapere. In una classe dove lo smartphone viene restituito solo a ricreazione, per un momento, la scena dell’accensione è un’immagine che colpisce: una corsa a cercare l’ultimo messaggio, come fosse quello della vita.  Che corre, più che scorrere.

La fede nasce da una storia

Per questo, però, la fede cristiana ha una enorme opportunità. È una fede che nasce da una storia, da un incontro e che racconta storie, lunghe e complesse relazioni tra corpi, menti, anime. È entusiasmante vedere conquistati gli sguardi e le menti dei più giovani quando si raccontano loro grandi storie in cui sentirsi immersi e dalle quali accorgersi di essere rivelati, scoperti.

Hanno sete di storie, perché gliele abbiamo rubate, il mondo conosce solo i tweet dell’ultima settimana. Raccontare i loro desideri spiegando che sono anche quelli dei primi esseri del genere Homo di centinaia di miglia di anni fa, li stupisce e li tranquillizza, al tempo stesso. Non solo le storie della Bibbia, affascinano, anche le storie delle parole. Caivano, Palermo: “Cos’è la violenza umana?”. Siamo di natura violenti o pacifici? Che differenza c’è tra il sesso in generale e la sessualità umana? Una differenza enorme, ad aver pazienza di illustrarla.

La lunga storia del vivere

C’è una lunga storia, una filogenesi umana dietro i grandi termini del vivere. Che cos’è l’amore, ha una sua storia e se sì, quando è nato? La storia rende la dimensione profonda della vita. E ogni storia è parabola dell’unica che conta: quella d’amore tra Dio e l’umanità. Sono profondi i giovani? Una domanda che può essere abbastanza banale. La risposta è sì, con una accortezza: lo sono anche i grandi vasi vuoti. Il vuoto va riempito.

La Chiesa sarà ancora piena di giovani se torneremo a mostrare il cammino della fede come l’emersione di uno specchio. Non quello di Narciso. Uno specchio che presenti chi è Dio rivelando la grandezza dell’uomo. E al tempo stesso, la miseria che il peccato quella grandezza cancella.

Basta Narciso: sporcarsi le mani con gli altri

Non è che se una persona è giovane, molto giovane, bisogna presentare il Vangelo svuotato, alleggerito. C’è una breve parabola dove si narra di uno “spirito impuro” che dopo aver visitato l’uomo e la sua abitazione, se ne andò in giro. Per poi ritornare, occupando tutta la casa con altri spiriti malvagi. Dato che la trovarono “spazzata e adorna”. La trovarono vuota, non libera.

I nostri ragazzi vanno cresciuti sporchi e feriti. Riempiti di esperienze di storie e di vita. L’estrema pulizia è il drappo rosso del toro per ogni male. Bisogna che imparino presto a “sporcarsi” il cuore con il rischio di innamorarsi, di essere rifiutati, traditi dagli amici. Incompresi, nel loro desiderio di fedeltà.

Bisogna che si sporchino mani e piedi servendo chi ha bisogno. Visitando un anziano, andando in ospedale. Piangendo e ridendo, consolando e facendosi consolare. Una persona vuota ai nostri occhi, è piena per quelli del male. Bisogna che si feriscano con le grandi emozioni dell’arte, la musica, il teatro, il cinema.

La Chiesa è maestra di vita, e la vita è sempre un po’ sporca e disordinata. Un’anima adorna e spazzata è pronta per perdersi. O per non formarsi mai. Ha scritto papa Francesco: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.

Avevo parlato di questo aspetto qui: https://annaporchetti.it/2022/11/28/tutti-pazzi-per-il-black-friday/

E in quest’altro articolo: https://annaporchetti.it/2022/12/05/perche-il-padel-e-piu-popolare-del-matrimonio/

infine qui: https://annaporchetti.it/2023/04/26/ansia-amica-fedele/

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