Mondadori: Una storia di conversione

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Raccontare una storia di conversione

C’è qualcosa di profondamente affascinante in ogni storia di conversione. La conversione ci parla di speranza. Di quel Dio Pastore che viene a cercare le sue pecorelle. Una a una le riconduce al sicuro. Colpisce l’idea che il protagonista di una storia di conversione sia una persona ricca, potente, di successo. Qualcuno che, secondo il metro umano, ha tutto quello che si può desiderare e sembrerebbe non aver bisogno di Dio. Proprio queste testimonianze rendono ragione del valore immenso della fede e del bisogno dell’uomo di credere in Dio.

Mondadori e la sua storia di conversione

Il libro della settimana è una storia di conversione, scritta a due mani. Da un lato c’è Vittorio Messori, noto giornalista e scrittore. Un uomo che definisce sé stesso: cattolico esplicito e ortodosso. Dall’altro Leonardo Mondadori, nipote del fondatore di una delle case editrici più importanti, nel panorama culturale italiano. Un top manager che dirige un gruppo industriale immenso. Un uomo che ama il bello e l’eleganza e compare nelle cronache mondane. Un organizzatore di mostre che pubblica gli autori più significativi.

Tutto nasce da un manoscritto, recapitato la sera prima di Natale a Messori.

Il manoscritto di Leonardo Mondadori, nelle intenzioni dell’autore, vuole rispondere alle perplessità verso la fede. Messori lo legge. Così com’è non va bene. Tuttavia, la storia di conversione che contiene ha uno straordinario potere suggestivo. Intercorre un intenso confronto fra autore e giornalista. 3 giorni di full immersion nella villa di Ostuni dell’imprenditore. Ne nasce la versione definitiva del libro. Un po’ diario, un po’ dialogo e un po’ narrazione fuori campo. Testo ispirato dal protagonista e raccontato dal giornalista.

Mondadori si è convertito. Lui che era nato da una famiglia in cui non si parlava di Dio, né di religione, ha trovato la fede e vuole testimoniarla.

Grazie ai colloqui fra i due uomini, il libro cambia forma. Diventa la narrazione della storia di conversione del protagonista. Assume quelle caratteristiche che oggi conosciamo.

Un libro che lascia il segno

La prima edizione di: Conversione (questo è il titolo del libro), esce nel Marzo del 2002 ed è un grandissimo successo. Nell’introduzione, Messori svela il grande stupore, di fronte all’accoglienza positiva del libro. Persino da parte di quegli ambienti intellettuali che lui temeva si facessero beffe della situazione. Conversione viene ristampato più volte e persino tradotto. A ogni nuova edizione, Mondadori, felice, gira per gli uffici della sua stessa casa editrice, per annunciarlo.

E’ malato di cancro. Sa che non gli resta molto da vivere. Infatti, morirà pochi mesi dopo la pubblicazione del libro, a dicembre dello stesso anno. Non senza aver lasciato, col suo libro, un segno profondo.

Come si racconta una storia di conversione

Tutto il libro ripercorre la storia di conversione di Mondadori. Una vicenda che inizia nel 1993, quindi quasi dieci anni prima della malattia e della morte. Un percorso lungo e complesso. Non una reazione emotiva legata alla paura per la propria fine. Messori racconta tutto con uno stile asciutto, sincero, scorrevole. Mescola sapientemente le sue riflessioni con le realtà di cronaca di quel periodo e i pensieri di Mondadori.

Non c’è altro modo di trattare questo argomento, ogni artificio retorico sarebbe di troppo. La storia di conversione commuove e splende da sola, senza bisogno di orpelli stilistici.

Il senso più pieno del libro, l’ho trovato in queste parole:

Dio ha dunque stabilito che la fede non sia un dovere, ma un dono e che il non credere non sia una colpa, ma, semplicemente una disgrazia.

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ho già parlato di conversione: https://annaporchetti.it/2023/09/23/conversione-alla-fede-cristina/

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