Il privilegio di invecchiare

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Invecchiare è un privilegio

«Muor giovane colui che gli dei amano» dice il commediografo greco Menandro, ma vogliamo parlare del privilegio di invecchiare? Sì, è vero, c’è qualcosa di romantico nella figura del giovane eroe morto prematuramente. Questa è la ragione per cui ancora ci commoviamo a rileggere della morte di Patroclo o di Ettore o di una giovanissima Ifigenia sacrificata dal padre.

Tutto sommato, però, è più comodo, più rassicurante, più bello restare in vita. Superare la giovinezza splendente e arrivare a una decorosa mezza età. E godersi quel dono del destino che è la vecchiaia. Quelli che Enzo Biagi chiamava i tempi supplementari della vita.

La vita conclusa prematuramente ci colpisce, all’idea di tutto il potenziale inespresso, di quello che avrebbe potuto essere. E non è stato. La longevità, al contrario, ci attira proprio per la possibilità che offre di vivere una vita lunga e piena di esperienze.

Il mondo moderno ha paura di invecchiare

La nostra società ha una paura tremenda di morire. Né ne ha meno di invecchiare. Perché morire è una questione finita, definitiva. Un passaggio che fai e completi. Mentre la vecchiaia è un processo inesorabile e lunghissimo. La vecchiaia è demonizzata e va tenuta lontana con ogni mezzo. Nascosta, dissimulata, fuggita.

Per questo i divi della televisione e del cinema si sfigurano con la chirurgia estetica o col botox, fino ad apparire le caricature di sé stessi. È la paura di invecchiare che spinge le persone a fare cose folli e spesso patetiche, nella speranza di ingannare la vita, gli altri e sé stessi. Tempo fa vidi un film che si intitolava: I 40 sono i nuovi 20. Ed è proprio così. (ne avevo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/01/09/i-quaranta-sono-i-nuovi-venti/)

Non possiamo nemmeno dire che gli adulti inseguano una seconda giovinezza. No, gli adulti vorrebbero una perpetua giovinezza, senza soluzione di continuità. Non a caso, ha avuto di nuovo successo una canzone degli anni 80, degli Alphaville. Rilanciata e rimixata di recente, in vetta alle classifiche, col suo titolo così aspirazionale: Forever young, giovani per sempre. La vita si allunga e allora deve riproporzionarsi anche la giovinezza. Per evitare che la longevità maggiore si trasformi in una lunghissima vecchiaia.

La vecchiaia e altri disastri

Cicerone scriveva all’amico Attico a proposito del loro ingresso nella venerabile vecchiaia. Entrambi avevano poco più che sessant’anni. Ora sarebbero degli sbarbatelli, duemila anni fa erano nella senectus, nella vecchiaia. Invecchiando si perdono colpi, diottrie, memoria e vigore fisico. Corpo e mente entrano in autunno, in un declino che per qualcuno è lento, per altri galoppante.

Sembrerebbe impossibile trovare qualcosa di positivo a questa fase della vita. Eppure ce l’ha. E io l’ho scoperta. Ma solo da poco tempo. La mia idea sulla vecchiaia è cambiata. Vorrei far coincidere questo cambiamento di mentalità con l’ingresso delle quinta decade. Non è proprio così, si tratta di un processo mentale evolutivo che è cominciato prima.

Tuttavia, preferisco pensare che la linea di demarcazione delle mie nuove consapevolezze coincida con un compleanno così simbolico. Mezzo secolo non è poco, è ben oltre il mezzo del cammin di nostra vita, di cui parla Dante. Eppure invecchiare mi ha dato molte cose apprezzabili, in cambio dei neuroni che mi ha tolto.

Quello che ti porta di buono invecchiare

Ci sono cose che, con l’invecchiare metti da parte. Altre che ti arrivano. E infine altre ancora di cui non ti importa più. Questo è il mio bottino di guerra, nelle battaglie della vita.

Invecchiare ti fa accettare te stessa

No, non è una corsa al ribasso. Non è lo sdoganamento della sciatteria, della mortificazione estetica, del fuori moda. Il fatto è che col tempo impari ad accettare te stessa. Questo non vuol dire né che ti senti una stragnocca pur non essendolo, né che ti arrendi a un aspetto dimesso, da vecchia carampana. Vuole semplicemente dire che impari a conoscere i tuoi punti di forza e a valorizzarli. O almeno provarci. È proprio così: quando sei giovane hai la pelle levigata, l’addome piatto, il gluteo tonico, le caviglie sottili. Eppure, riesci a incaponirti sui pochi difetti che hai. Quando hai una certa età hai chiaro quello su cui puoi puntare. Impari a volerti bene. Riesci a mostrare quello che c’è di buono e a perdonarti per quello che va meno bene. Invecchiare ti fa accettare te stessa e presentare la migliore versione di te.

Invecchiare ti insegna a gestire lo stress

Credo che le donne giovani siano i soggetti più stressati della società. Subissate da un mare di aspettative proprie e altrui, devono essere belle, intelligenti, colte, eleganti, in forma, ottime madri, bravissime professioniste, mogli da manuale. Una donna giovane ha tutto da dimostrare a tutti. Per primo a sé stessa. A una certa età, invece, capisci che quello che potevi ottenere l’hai ottenuto. E che quello che ti manca, probabilmente non l’hai meritato. Comunque sia, sei arrivata dove sei e stai bene così. Io ho sempre pianificato tutto al millimetro, fatto previsioni a breve, a medio, a lungo e persino lunghissimo termine. Ho sempre controllato in modo maniacale che le mie azioni mi permettessero di raggiungere i miei obiettivi.

Ora capita che una giornata non mi avvicini di un millimetro ai risultati che sogno, ma se è stata una giornata serena, se sono state felice, se mi sono divertita, mi dico che va bene così. Una volta mi maceravo per il lavoro. Mi sembrava di non fare mai abbastanza, di essere sempre indietro, che le cose non mi venissero mai bene come avrei voluto. Oggi ci sono pomeriggi in cui, alle quattro, guardo l’orologio. E mi dico che, grazie a Dio, fra due ore la giornata lavorativa sarà finita. E poi esco dal lavoro per fare due commissioni e fuori e mi dico che stare all’aperto in una giornata di sole è una gioia maggiore di tante altre.  

Il tempo ha un valore diverso

Un altro dono meraviglioso che arriva dopo gli “anta” è capire il valore del tempo. Quando si è giovani non si vede l’ora di consumarlo, di prendere a morsi la vita. Si vuole crescere in fretta, raggiungere traguardi sempre più lontani. A volte il desiderio di arrivare da qualche parte, di arrivare, assorbe ogni nostra energia. Quando l’aspettativa del tempo futuro è più breve, si impara a godere ogni attimo. Si capisce che il viaggio è bello almeno quanto raggiungere la destinazione.

È vero che quello che scarseggia o che si rischia di perdere, ci diventa più caro. Al contrario, quando pensiamo di avere moltissimo tempo, non gli diamo abbastanza valore. Se l’obiettivo della giovinezza è guardare al futuro, nell’invecchiare ci si gode il presente.

Hai un patrimonio di ricordi

La memoria è uno scrigno di ricordi. I ricordi sono il nostro patrimonio, accumulato in anni di vita. Le cose belle che abbiamo vissuto, le persone a cui abbiamo voluto bene sono un porto sicuro in cui rifugiarci, pe sottrarci ai dolori del presente e ai momenti sfortunati. La mente tende a trattenere e restituire soprattutto i bei ricordi. Inoltre, la memoria smussa e addolcisce anche i momenti brutti. Il passato è rassicurante, perché ce lo siamo lasciato alle spalle. Per quanto i nostri problemi o difficoltà fossero grandi, sappiamo di averli affrontati. Possiamo consolarci pensando che ce l’abbiamo fatta questa e quell’altra volta

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