I millennial: un rompicapo
Questi millennial mi danno da pensare. A volte ho la sensazione che il tempo si sia fermato. Non per me. Non illudiamoci. Le rughe ci sono e avanzano implacabili. Così come pure i capelli bianchi. Così tanti che, forse, fra un po’ la tina senza ammoniaca che copre fino al 50% di canizie non basterà più. Il tempo che si ferma non riguarda me, ma la società. O meglio, quella società che fa capo ai millennial. Loro, nati fra il 1980 e il 1995.
Salvo casi rarissimi, il tempo della loro generazione sembra essersi fermato. A un paio di generazioni precedenti. Lo so quello che state pensando. Quando i giovani diventano “loro”, “quelli”, l’altro da sé, è segno che si sulla china della mezza età. E non intendo negarlo. Non sono più giovane. Ovvio che i diversamente giovani critichino i giovani. Chi sono io, per sottrarmi a questa regola aurea della guerra intergenerazionale?
Ma torniamo al punto. Le millennial non avrebbero più voglia di truccarsi. Di vestirsi bene o farsi le unghie. E Perché? Per mettere in discussione alcuni degli standard di bellezza femminili più stereotipati. Woow. Questa sì che è una scelta efficace e coraggiosa!
Ironia a parte, oltre a non essere una gran notizia in sé (a chi frega se ti mangi le unghie o non ti copri le occhiaie?) è anche una notizia vecchia. Non di ieri o dell’altro ieri. No. Magari. È roba del passato millennio.
Le millennial dichiarano guerra al reggiseno
La giornalista francese Gala Avanzi ha deciso di fare a meno del reggiseno. E ci ha pure scritto un libro. Mica per esibizionismo. No, assolutamente. Che avevate capito? Se volete saperne di più, trovate qui i dettagli: https://www.repubblica.it/moda-e-beauty/d/2022/02/27/news/rivoluzione_no_bra_movimento_senza_reggiseno_femminismo_comfort_benessere_gala_avanzi_autrice_libro_no_bra_ce_que_ma_poitri-342209742/
E lo so che la tentazione del chissenefrega è forte. Però dovete capirla, lei lo ha fatto per voi. Una rivoluzione no-bra per liberare le donne. Peccato che nessuno abbia raccontato a lei (e molte altre) che l’idea non è poi così originale.
La guerra al reggiseno fu dichiarata dalle femministe nel 1968. Durante il concorso Miss America, duecento attiviste diedero fuoco ai reggiseni ad Atlantic city. Invocavano la liberazione femminile. Lo trovate qui: https://www.vogue.com/article/feminists-desecended-on-the-miss-america-pageant
Da allora, ci siamo accordati tutti sul fatto che il reggiseno se vuoi te lo metti e sennò no. Nessuna donna normale considera andare senza reggiseno una rivendicazione libertaria. Non gliene frega niente a nessuno della tua biancheria. Ci siamo accordati tutti, meno che i millennial. Loro ancora fanno una battaglia vecchia con uno strumento vecchio. E pensano di averla inventata loro.
Le millennial, lo smalto e i peli
Un quotidiano nazionale on line non trova nulla di più interessante, nella nostra pur complessa attualità, delle rivendicazioni di alcune millennial, contro depilazione e trucco. Si legge che alcune giovani non vogliono più curarsene. Protestano contro gli standard estetici della cultura imperante. Accipicchia, che azione coraggiosa.
Chi mai avrebbe immaginato che farsi crescere i peli sulle gambe o avere la riga nera sotto le unghie fosse una questione di attivismo? Pensa quante volte mi è capitato di fare dell’attivismo e invece pensavo di essere solo sciatta.
Anche qui, è roba vecchia. Forse le millennial non sanno che, negli anni sessanta, molte correnti del femminismo si sono scagliate contro trucco e parrucco. Lo condannavano come segno di adesione a una cultura opprimente per la donna. Se volete saperne di più, leggete qui: https://people.howstuffworks.com/about-makeup7.htm
La sciatteria delle generazioni precedenti, ha forse reso la società più giusta? Ha forse eliminato il pay gap fra uomini e donne? Ha sconfitto la violenza di genere? Ha vinto l’oggettivazione della donna? A me non sembra proprio. Se coi peli o senza peli la situazione non è cambiata, non è il caso di ripensare strategia e strumenti?
I millennial e la ricrescita
Proprio in questi giorni, nientemeno che Vogue ha pubblicato un articolo sulla ricrescita di Katie Holmes. Attrice belloccia, mediocre e non più giovanissima. Al di là della notizia che non è degna di nota, colpisce il tono trionfalistico che l’accompagna:
Forse però qualcosa sta cambiando grazie proprio alle scelte di alcune celebrities come Katie Holmes, perché aiutano a combattere i diktat della bellezza, a favore di un’autodeterminazione che tutte le donne rivendicano.
Sembra che la battaglia per l’autodeterminazione femminile si concentri sulla ricrescita. Spiegatemi questo fantomatico diktat della tinta. Chi lo ha emanato? Che sanzioni sono previste per chi non lo segua? Ho amiche che hanno rinunciato alla tinta. Invece, sfoggiano fieramente capigliature bianche o sale e pepe, da anni. Sono ancora tutte vive e stanno bene. Certo che se spendiamo tutte le nostre energie in queste battaglie, come possiamo combattere tutte le altre disuguaglianze che affliggono le donne nel mondo?
https://www.vogue.it/bellezza/article/katie-holmes-ricrescita-capelli-bianchi-foto
Questa ottusità l’abbiamo vista tutti, di recente. In risposta alle persecuzioni delle donne iraniane. Cos’hanno fatto le attiviste nostrane? Si sono tagliate una ciocca minuscola di capelli. In Iran, gli ayatollah stanno ancora tremando.
Per cosa lottare oggi
Le nostre mamme si sono date da fare per avere un trattamento più equo e una maggiore considerazione sociale e politica. Hanno ottenuto l’eliminazione del delitto d’onore, l’ammissione delle donne a determinati incarichi. Hanno lottato per un diritto di famiglia che sancisse finalmente la stessa dignità fra marito e moglie.
Noi avremmo dovuto andare un po’ più avanti. Ottenere più equità e flessibilità sul lavoro. Maggiori tutele come madri. Disinnescare la violenza contro le donne e le disparità di genere. Ci saremmo dovute occupare anche di sfruttamento delle donne nei paesi poveri, del fenomeno delle spose bambine, dell’infibulazione eccetera eccetera.
Il falso mito dell’empowerment dei millennial
Ma allora perché per le millennial i peli superflui sono un’alta rivendicazione femminista o ugualitaria? L’idea che mi sono fatta è che la nostra cultura abbia distorto il messaggio. Sento parlare molto di empowerment fra le millennial. Empowerment viene dall’inglese e indica l’idea che le donne prendano maggior potere. Si è creato un falso mito dell’empowerment. Ora viene interpretato come: possibilità di fare quello che si vuole, disinteresse per le norme sociali e di convivenza. Un menefreghismo verniciato di autostima.
L’empowerment non è: sto bene con me stessa, non mi depilo, mi pettino come voglio io, mi ritraggo nuda e se non vi piace è un problema vostro.
Ricordate la Ferragni, una imprenditrice perfettamente integrata nel sistema capitalista e della moda? Proprio quel mondo che condiziona le donne e indica loro canoni estetici? Qualche mese fa si è ritratta nuda. Pensava di fare l’attivista, postandosi in mutande. Riteneva di scandalizzare con un seminudo. Pensava fosse chissà che vittoria femminista. Oggi che il nudo femminile non scandalizza più nessuno. Ormai ne vediamo ovunque. Nessuna battaglia femminile si vince con scatti osé. Tutto questo ci fa solo parecchia tristezza. Ne avevo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/06/04/il-nudo-non-ci-rende-libere/.
L’empowerment non riguarda la dimensione individuale, ma sociale. Parliamo di empowerment femminile se e quando le donne hanno realmente la capacità di incidere nella società. Ovvero se hanno “power”, potere. E lo usano. Potere che non ha a che fare con le scelte estetiche.
La trappola del femminismo dimostrativo
Quello che le millennial non capiscono è che i peli sulle gambe non spostano di un millimetro le dinamiche sociali o politiche su cui le donne dovrebbero intervenire. Smettere di indossare un reggiseno per motivi ideologici non ci renderà più forti. Non ci farà guadagnare come gli uomini. Non ci farà avere aiuti sociali per crescere i nostri figli. Questa generazione di millennial è rimasta intrappolata nel cliché del femminismo dimostrativo.
Quello degli atti fatti per disturbare. Bruciare un reggiseno poteva essere un atto dimostrativo e dirompente cinquanta anni fa. Allora nessuno lo aveva mai fatto. Oggi non è né dimostrativo, né dirompente. Oggi è solo già visto, noioso ed evidente nella sua inconcludenza. Le nostre madri potevano illudersi che il femminismo dimostrativo portasse da qualche parte.
Oggi, tutti questi teatrini sono evidentemente inutili. Eppure le millennial insistono a ripeterli. Forse smettere di depilarsi è più facile che lottare davvero per le disparità.
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