Chi vuole seguire Cristo…

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Chi vuole seguire Cristo…

Mi sveglio durante la notte con un pensiero fisso. Il pensiero era proprio questo: “Chi vuole abbracciare Cristo in croce, si stenda per terra”. Fisso al punto che ho pensato di pubblicarlo in facebook. In mattinata mi sono messo a lavorare e, in un momento di pausa, ho riletto l’omelia di Mons. Sorrentino nel giorno della mia ordinazione, che aveva titolo: “il sacerdote uomo della preghiera”.

“Il chiamato lascia una via di seducenti prospettive, -diceva Mons. Sorrentino- di più facili successi, di più appariscenti soddisfazioni per intraprendere un’altra via, una via di rinunzia, di studi severi, di impegno per modellarsi sempre più a Cristo.”

Finalmente, dopo un lungo cammino, eccolo qui, dinnanzi all’altare, sereno e tremante, disteso per terra quasi per percepire meglio, a contatto con la madre terra, il suo nulla, che tutto è grazia, che il fuoco di cui sta per essere investito è un dono gratuito dello Spirito.

Tutto rientra nella volontà di Cristo

Eccomi” (Lc. 1,30) e fra poco il Signore lo investirà della grande missione: “Va, predica il Vangelo, porta molto frutto, sii la sentinella per la casa di Israele, sii la guida e il pastore del mio popolo”. Strumento del Suo amore Che dire? Credo di aver preso sul serio queste parole. Anche se sono convinto che non è opera mia la serietà. Ma tutto rientra nella volontà di Cristo, Colui che mi ha chiamato dal nulla del mio essere, dall’abisso in cui mi ero cacciato. Per farmi strumento del suo amore e annunciare al mondo le sue meraviglie.

Qualche tempo fa, scrivendo una lettera, ho avuto modo di affermare di essere la penultima ruota del carro, penultima in quanto non intendevo usurpare il posto a colui che è ultimo. Pochi giorni fa, partecipando ad un incontro sul Sinodo, il relatore diceva, e condivido, che l’ultimo posto è di Dio. E’ lui che nel Figlio si è donato tutto a noi, al mondo, annullando se stesso sulla croce. Ecco l’Ultimo! Ciò vuol dire che sono in buona compagnia.

D’altronde, è Lui che ha detto: “Beati gli Ultimi”. Il sale della terra.

Una nuova identità

Il nostro “stenderci per terra”, a cui faceva riferimento l’Arcivescovo, non dev’essere un fatto di forma, ma di sostanza, come tutta la nostra vita cristiana. Il “Voi siete la luce del mondo”, “voi siete il sale della terra”, del Vangelo, conclusione delle Beatitudini, non è soltanto una indicazione che Cristo dà ai suoi. È una nuova identità che riguarda il nostro essere testimoni davanti agli uomini, ai lontani, perché possano rendere gloria al Padre. Ciò può realizzarsi soltanto “se” viviamo in comunione con lui per come lui era sempre in comunione col Padre.

Non di sola forma

Anche il profeta Isaia denunciava il formalismo del digiuno (Is. 58) che avrebbe dovuto avvicinarci e Dio e ai fratelli; ma a cosa serve la forma se poi non rispetta la legge di Dio? Come anche oggi, a che servono le nostre preghiere, i nostri rosari, le nostre messe, se poi rimangono un fatto di sola forma e non ci aiutano a vivere nella pratica, testimoniando Colui che ci ha donato ogni capacità. Tutto è grazia, diciamo a parole, ed è vero, ma siamo disposti a vivere secondo questa grazia ricevuta, senza metterla tra parentesi?

Sempre Isaia, dopo aver elencato alcuni bisogni ai quali solitamente siamo assenti, e utilizzando tre avverbi di tempo, diceva: “Allora la tua luce sorgerà come l’aurora… Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà”…. E aggiungeva tre condizionali “se”. Come per dire: ”Se farai questo e quest’altro… Allora la tua luce brillerà tra le tenebre… Dobbiamo essere onesti e accettare il fatto, che è peccato, che stiamo vivendo il formalismo e non l’autentica vita in Cristo. Certamente viviamo con le nostre fragilità che però non devono diventare alibi per giustificare le nostre mancanze.

Le parole di San Paolo

Non voglio dilungarmi, ma desidero concludere con quella bellissima perla del brano di S. Paolo a i Corinti: 2,1-5:

Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla umana, ma sulla potenza di Dio.

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