L’ira, uno dei 7 vizi capitali
Cantami Diva, del Pelide Achille l’ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei. Vi ricordate questo verso? È l’incipit dell’Iliade. Ai miei tempi, i primi versi del poema epico si imparavano a memoria. Tutti ricordiamo l’ira di Achille e le sue nefaste conseguenze. L’ira è uno dei sette vizi capitali. E’ un desiderio disordinato di vendetta.
Evagrio Pontico, nel suo trattato Degli otto spiriti maligni, descrive l’ira con queste parole:
L’ira è una passione furente e con facilità fa uscire di senno quelli che hanno la conoscenza, imbestialisce l’anima e degrada l’intero consorzio umano.
Si tratta dunque di una passione che porta l’uomo fuori di sé. Lo rende incapace di dominare le sue emozioni. Una pulsione opposta alla razionalità. Un istinto quasi animalesco, infatti, Evagrio dice che “imbestialisce l’anima”.
L’ira nelle sacre Scritture
Non a caso, la Bibbia sottolinea più volte che Dio sia “lento all’ira” (Es 34,6; Nm 14,18).
Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore (salmo 102,8)
È la rabbia che porta Caino a uccidere il fratello Abele (Gen 4:5).
Giacomo raccomanda agli uomini di essere moderati nelle reazioni e mansueti nei comportamenti. Chi si abbandona all’ira, viola la giustizia divina.
Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio. (Gc 1:19-20)
Il Vangelo sottolinea che l’ira contro i fratelli non è una cosa da nulla. Chi se ne rende responsabile, deve attendersi un castigo.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
(Mt 5,21-22)
Anche San Paolo, nella lettera agli Efesini, richiama l’importanza di una condotta amorevole e mansueta:
Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore
(Ef 4:1-2)
Più avanti, nella lettera che Paolo scrisse alla comunità cristiana di Efeso, l’apostolo si raccomanda:
Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo
(Ef 4:26-27)
Quando ad arrabbiarsi è Dio
Le sacre Scritture, però, mostrano alcuni episodi in cui sia Dio che Gesù si arrabbiano.
Dio si adira col popolo eletto, nel libro dell’Esodo. Sarà Mosè a convincerlo a non punirlo.
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre». Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo. (Es 32: 9-14)
Anche Gesù, nel tempio, si arrabbia moltissimo con i mercanti, L’episodio, raccontato nei Vangeli:
Vennero a Gerusalemme e Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare coloro che vendevano e compravano nel tempio; rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi; e non permetteva a nessuno di portare oggetti attraverso il tempio. (Mc 11:15-16)
Ci sono però due osservazioni da fare. In primo luogo, la collera divina non è intesa all’annientamento dell’uomo. È un’ira diretta a chi ha commesso peccato. Inoltre, a parte questi pochissimi episodi, sia Dio Padre che Gesù si mostrano estremamente benevoli e pazienti verso le debolezze umane.
L’ira nel mondo d’oggi
Nel mondo d’oggi, la gravità dell’ira viene talvolta sottovalutata. C’è chi ritiene che sia una dimostrazione di carattere. Chi pensa che mostri che non siamo disposti a farci mettere i piedi in testa. Così, colui (o colei) che sbotta, urla, sbatte i pugni sul tavolo, è una persona con gli attributi. Altri ritengono che avere accessi di rabbia sia solo prova della propria spontaneità, genuinità, sincerità. Invece, chi domina le sue pulsioni colleriche, sarebbe falso, costruito, represso.
Qualcuno tende a considerare l’ira con indulgenza. Come un tratto della personalità, che non si può modificare. Queste persone si riparano spesso dietro la scusa: “sono fatto (fatta così), dovete accettarmi per quello che sono, perché questo è un mio difetto”. Non si tratta però di un difetto come un altro. Non è come essere prolissi, noiosi, disordinati, ritardatari cronici. L’ira è molto di più di una semplice asperità caratteriale.
Difetto o vizio?
Le Scritture dicono che l’ira in sé – anche quella sporadica- è negativa. È un venir meno alla carità. C’è chi è più incline all’ira, per predisposizione di carattere. Altri hanno più pazienza e dominio delle proprie reazioni. Nonostante ciò, tutti proviamo collera, prima o poi. Tuttavia, la rabbia non è automaticamente vizio. Non lo è sempre, per fortuna. Cosa rende allora l’ira vizio? Qual è il confine fra l’accesso d’ira episodico e il comportamento peccaminoso? Se la collera è abituale, se è diretta ad annientare l’altro, se ci porta alla violenza, viene considerato vizio. Se dall’ira nasce la vendetta, siamo di fronte al vizio.
Qualche consiglio per evitare l’ira
Evitare gli scoppi d’ira è possibile, anche se non semplice. Ecco qualche consiglio
Riconoscere le situazioni che scatenano la nostra reazione collerica
Tutti noi abbiamo situazioni, contesti, argomenti che scatenano la nostra collera. Con un poco di introspezione, possiamo imparare a riconoscerli. I motivi che risvegliano la nostra ira ci dicono molto di noi stessi. Ci parlano dei nostri valori, delle nostre idee. Mostrano i limiti che poniamo nella condotta nostra e degli altri. Osservando noi stessi, capiamo cosa ci fa arrabbiare. Facciamo un esempio. Immaginiamo di arrabbiarci quando qualcuno alza la voce con noi. Ogni volta che questo accade, sapremo già che dobbiamo mantenere il controllo.
Comprendere il motivo
Una volta identificati i fattori scatenanti, conviene chiederci come mai ci irritano così profondamente. Ci sentiamo giudicati? Messi sotto accusa? Ci sembra che quella specifica situazione ci umili o ci faccia sentire in difetto? Riteniamo di trovarci di fronte a un’ingiustizia? Quale che sia il motivo, comprenderlo ci aiuterà molto. La rabbia è una reazione istintiva. Quanto più riusciamo a essere razionali e consapevoli e tanto più riusciremo a dominarla. Tornando all’esempio precedente, potremmo capire che la nostra rabbia dipende dal fatto che ci sentiamo aggrediti. Tuttavia, non tutte le persone che alzano la voce hanno realmente l’intenzione di prevaricarci.
Evitare le situazioni a rischio
Se siamo consapevoli dei limiti che non possiamo valicare, eviteremo le circostanze a rischio. In quei casi possiamo allontanarci fisicamente. Oppure cambiare argomento. Dire che non vogliamo parlare di quell’argomento. O che quella situazione ci imbarazza. Ammettiamo in modo trasparente che siamo a disagio.
Ci fidiamo abbastanza delle persone con cui siamo? Chiediamo loro di astenersi da quei comportamenti che ci turbano. Ad esempio, diciamo ad amici o colleghi, di non gridare contro di noi. Spieghiamo loro che ci irrita e ci impedisce di esprimerci serenamente.
Cercare valvole di sfogo
Se siamo riusciti a controllarci, è utile cercare valvole di sfogo. Trattenere le reazioni istintive è un lavoro emotivo energico. Conviene poi scaricare la tensione accumulata, con qualche attività gratificante.
Qui avevo parlato dell’accidia: https://annaporchetti.it/2023/07/31/combattere-accidia/
e dell’invidia: https://annaporchetti.it/2023/07/09/provare-invidia-e-suscitarla-prevenzione/
qui della gola: https://annaporchetti.it/2023/08/22/la-gola-vero-vizio-capitale/
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