Ha ancora senso sposarsi?
Mi scrive una giovane di poco meno di trent’anni. Dice che lei e il fidanzato forse vorrebbero convivere. I genitori preferirebbero un matrimonio, ma loro, i diretti interessati, sono in dubbio. Non che abbiano niente contro il matrimonio, beninteso. Il fatto è che si chiedono se oggi abbia ancora senso sposarsi. Ecco, questa sì che è una domanda che mi piace. Fa parte del mio limitato e monotono repertorio. Ora che ho un’occasione di parlare di qualcosa che so, o che credo di sapere, figuriamoci se mi lascio sfuggire l’occasione!
Il mondo moderno nega che abbia senso sposarsi
In Tv, negli eterni sondaggi, sulle riviste femminili, ogni tanto qualcuno lo fa. Solleva il dubbio che non abbia più senso sposarsi. Il matrimonio è passato di moda, dicono. È passato di moda, capite? Nemmeno si parlasse dei capelli cotonati, della redingote. Oppure dei pantaloni a zampa d’elefante, che peraltro un paio d’anni fa sono ricomparsi. Perché persino quello che sembrava datato, non lo è mai del tutto. Se persino i pantaloni a zampa non sono tramontati, figurati il matrimonio.
Eppure, qualcuno sostiene che il matrimonio sia una usanza destinata a sparire. Una cosa del tutto superata, che può interessare solo agli appassionati di vintage. Una tradizione che andava bene per i nostri bisnonni, in epoche segnate dall’immobilismo. Quei tempi in cui non si buttava via niente, le scarpe si risuolavano, i vestiti si rammendavano. In definitiva anche un marito o una moglie potevano durarti una vita.
Ma oggi no. Oggi la nostra esistenza è rapida e precaria. Cambiamo la lavatrice ogni cinque anni (a casa mia anche meno), il taglio di capelli ogni sei mesi, le lenzuola ogni settimana. Oggi che niente dura e tutto cambia, come si può decidere di passare l’intera vita adulta sempre con la stessa persona?
Ha senso sposarsi, di fronte all’incertezza del futuro?
Metti che il riccioluto fidanzato del liceo diventi un cinquantenne pelato? Metti che la mogliettina venticinquenne con la taglia 40, due o tre lustri dopo diventi una taglia conformata? Metti che il tuo giovane marito così simpatico nella fase della luna di miele, si trasformi col tempo in un orso TV dipendente? Metti che tua moglie, invecchiando, diventi la copia conforme della tua detestabile suocera? Chi si prenderebbe il rischio di sposare oggi qualcuno, senza sapere cosa succederà domani? Ha senso sposarsi, in questa incertezza per il futuro?
Una prospettiva di breve termine
Non riusciamo più a immaginarci la vita a lungo termine. In tanti ne traggono una conclusione anche sulle relazioni. Stare insieme va bene, ma di qui a sposarsi ce ne vuole. Non è il caso di legarsi a qualcuno per la vita. Meglio procedere con prudenza. È preferibile non compromettersi. Lasciarsi una via d’uscita, se le cose non dovessero funzionare. Ma è davvero così? La prospettiva a breve termine è davvero la più adatta al nostro tempo?
Vi svelerò un segreto: le persone cambiavano anche prima. I mariti e le mogli invecchiavano, ingrassavano, perdevano capelli e colpi anche duecento anni fa. Anche quando i matrimoni erano sempre per sempre. Non è il matrimonio ad essere cambiato. Quello che è cambiato sono le aspettative degli uomini e delle donne di oggi. Non sono più abituati ad accogliersi ed accettarsi.
Di fronte ad un cambiamento indesiderato, preferiscono andarsene. Vorrebbero chissà quali garanzie di non annoiarsi, di non soffrire, di non doversi adattare. Come se il matrimonio, invece che un percorso, fosse un’istantanea, la foto del giorno più bello in cui eravamo tutti giovani, tutti vestiti bene, tutti con la messa in piega del parrucchiere e nella nostra forma migliore. L’istantanea ferma il momento, intanto che la vita ci ha già portati altrove.
Se si può convivere, perché ha senso sposarsi?
Se esiste l’alternativa di convivere, perché avrebbe senso sposarsi? Il senso è che sposandosi prendiamo tutto, il bello, il brutto, i giorni di pioggia e i momenti di gloria, sapendo già che ci bagneremo molto più di quanto splenderemo. Sposarsi vuol dire accogliersi ed amarsi, finché morte non ci separi. La morte ci separerà, un giorno, sebbene temporaneamente. Di questo possiamo essere ragionevolmente certi, ma quello che conta è che non sia la vita a separarci.
Sposarsi vuol dire restare insieme a prescindere. A prescindere dal tempo che passa. A prescindere dal fatto che cambieremo, non sempre in meglio. A prescindere dal fatto che la vita ci metterà a dura prova, ci mancheranno soldi, pazienza, tempo libero, serenità. Avremo ansie e paure e molte cose non andranno per nulla come avremmo voluto. Eppure possiamo farcela. E un buon primo passo è abbandonare questa idea che il matrimonio sia una cosa a termine. Che sia soggetta alla nostra fragilità umana. Decidere che, vada come vada, il matrimonio è un punto fermo. Non lo possiamo mettere in discussione. Piuttosto mettiamo in discussione noi stessi, le nostre abitudini, l’altro, il nostro rapporto. Possiamo sempre sforzarci di recuperare e migliorare. Finché c’è matrimonio, c’è speranza.
D’altra parte, non esiste una assicurazione contro le avversità della vita. Infatti nessun broker ve l’ha mai proposta. A differenza delle pensioni integrative e assicurazioni sanitarie e polizze sulla casa ed RC auto, in cui c’è l’imbarazzo della scelta.
Se non ci credete fino in fondo, come può durare?
C’è chi ritiene che convivere, invece di sposarsi, sia un’idea furbissima. Ci sono molti dei vantaggi del matrimonio. Si sta insieme e si dividono le spese ed è tutto come se. Però senza il vincolo dell’indissolubilità, che se ci accorgiamo che le cose non funzionano, ognuno per la sua strada, e amici come prima. Prendi un uomo o una donna in prova, senza impegno. Se non è della tua misura, se cambi idea, se non ti piace più, lo rispedisci indietro. Senza spese aggiuntive, come con Zalando.
A vederla così sembra davvero una bella scorciatoia. Ma io diffido dalle scorciatoie, perché la vita è percorso. È vero, manca l’indissolubilità, ma questo caso mai è un punto debole.
Perché se non ci credete fino in fondo nemmeno voi, che possibilità avete di tenere duro?
Perché abbia senso sposarsi, bisogna fare sul serio!
Io credo che, per avere un matrimonio felice e duraturo si debba fare sul serio. Ci si debba sposare! Anzi, ci si debba sposare in Chiesa. Perché il matrimonio in Chiesa non è una questione di location, di scenografia, di ambientazione. Non è una questione di forma, ma di sostanza. Ormai siamo ossessionati dalla forma. La convivenza è una questione di forma. Il matrimonio sacramentale è un fatto di sostanza. Per quello, anche se la convivenza gli somiglia, anche se sembra come se, non è davvero come se. La sostanza ce la mette la grazia. È uno dono straordinario, anche se non si può mettere in lista nozze.
È questo che fa la vera differenza: non confidare nell’umano, che dipende dal mutevole, dall’effimero, dalla passione. Confidare in Dio. Affidargli questa unione.
E’ quella la vera assicurazione contro gli infortuni della vita.
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