Combattere l’accidia

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Cos’è l’accidia?

Cos’è l’accidia? Emergono reminiscenze scolastiche: letteratura antica e medievale. Di accidia parla Evagro Pontico, monaco del VI secolo, nel suo: TRATTATO SUGLI OTTO SPIRITI MALVAGI. Per Evagro, i peccati capitali sono otto: la gola, la lussuria, l’avarizia, l’ira, la tristezza, l’accidia, la vanagloria, la superbia. In seguito, durante il medioevo, la tristezza è stata inglobata nell’accidia e la vanagloria è stata inclusa un una lettura più ampia della superbia. A questi peccati si è aggiunta l’invidia. Così siamo arrivati ai 7 peccati capitali che tutt’ora conosciamo.

La prima definizione dell’accidia

Cosa dice Evagro, a proposito dell’accidia? Che si tratta di un male dell’anima:

Il monaco accidioso è pigro alla preghiera e di certo non pronuncerà mai le parole dell’orazione; come infatti l’ammalato non riesce a sollevare un peso eccessivo così anche l’accidioso di sicuro non si occuperà con diligenza dei doveri verso Dio: all’uno, infatti, difetta la forza fisica, all’altro viene meno il vigore dell’anima.”

Petrarca ne parla nella sua opera latina: il Secretum. Nel libro, immagina di dialogare con sant’Agostino e scopre di soffrire di questa debolezza. L’accidia è l’incapacità di fare il bene. E’ dovuta a eccessiva pigrizia, noia o indifferenza.

L’accidia esiste ancora?

L’accidia è qualcosa di superato? Riguarda ancora il mondo contemporaneo? Anche se non usiamo più il termine “accidia”, il problema non è affatto scomparso. Come ogni caratteristica della natura umana, non è soggetta al mutare dei tempi. Quello che cambia è la nostra consapevolezza. Una consapevolezza indebolita. Lo prova anche la scarsa familiarità che abbiamo con il vocabolo accidia.

Come si riconosce l’accidia? Sarebbe un errore considerarla solo “pigrizia”. L’accidia è molto di più. Si tratta di una incapacità a operare il bene. L’accidia si accompagna a una sensazione costante di noia, indifferenza alla vita, scarso desiderio di azione. Gli accidiosi si lasciano vivere. Non fanno deliberatamente del male agli altri. Tuttavia, manca loro la forza morale di agire per il bene. La conseguenza pratica è la perenne sensazione di insoddisfazione, di tristezza, di noia.

Esempi di accidia

È più semplice riconoscerla, se delineiamo qualche esempio di atteggiamento accidioso. La vita di chi è colpito da accidia è fatta di angoscia, ansia, incapacità di portare a termine le cose. All’accidioso manca la costanza e la pazienza, che permettono di raggiungere traguardi importanti.

L’accidioso ha sempre una buona scusa per non riuscire. Spesso, ha anche ottime scuse per non provarci neanche. Non a caso, alcune delle frasi che pronuncia spesso, sono: “non servirà a niente” oppure: “tanto non cambia nulla”.  Chi soffre di accidia vive una quotidianità senza slanci e senza successi.

L’accidia rende le persone insensibili alle ambizioni, nulla sembra veramente meritevole di fatica. Possono vivere una intera vita senza concludere nulla di significativo. Malgrado non sia mancata loro l’opportunità di fare qualcosa di buono.

Gestire persone accidiose

Può capitare di avere nella propria cerchia persone con questo difetto. Come gestirle? In primo luogo, non fatevi trascinare dal loro approccio sconclusionato alla vita. Non fatevi demoralizzare dal loro perenne scetticismo. Non fatevi contagiare dalla loro inerzia. Rischiereste di perdere un mucchio di tempo e di occasioni, in cui avreste potuto ottenere qualcosa a cui tenevate.

Se l’accidioso è una persona a voi molto vicina, cercate di stimolarla. Se volete aiutarla, provate a definire con lei degli obiettivi. Questo potrebbe farla uscire dal suo immobilismo. Sempre tenendo presente, però che nessuno cambia atteggiamento contro la propria volontà.

E se siete voi, i malati di accidia?

Se invece vi siete riconosciuti nel profilo dell’accidioso, ecco come superare questa situazione. Evagro Pontico scrive:

La pazienza, il far tutto con molta assiduità e il timor di Dio curano l’accidia. Disponi per te stesso una giusta misura in ogni attività e non desistere prima di averla conclusa, e prega assennatamente e con forza e lo spirito dell’accidia fuggirà da te.

Vediamo alcuni suggerimenti.

Avere obiettivi

Se l’accidia porta a lasciarsi vivere, il primo passo per scongiurarla è coltivare degli obiettivi. Desiderare qualcosa è una forte spinta a vincere l’accidia. O, per lo meno, a tenerla sotto controllo. Assegnatevi degli obiettivi che vi gratifichino. Cose che comportino la necessità di un impegno regolare: la forma fisica, imparare a fare qualcosa di nuovo. Potete ripoporvi di leggere dei libri o vedere dei film attinenti a un particolare argomento, visitare un certo numero di luoghi. Oppure crearsi un interesse o vedere con regolarità qualcuno.

Assegnarsi degli obiettivi quotidiani

Poiché per l’accidioso è difficile impegnarsi, evitate obiettivi di largo respiro e che abbraccino un arco di tempo molto lungo. Il rischio sarebbe lasciare le cose a metà. È preferibile scomporre i propri obiettivi in attività a breve termine.

Alcuni esempi:

vi date come obiettivo è la forma fisica: pianificate un allenamento settimanale, o addirittura giornaliero.

puntate a leggere tutti i libri di un autore: fate una lista, e stabilire in quanto tempo leggere ciascuno di essi.

vi ripromettete di visitare tutte le chiese o i musei della vostra città o della vostra regione: stabilite un calendario di visite.

Comprate un’agenda cartacea, usate quella del cellulare, segnate sul calendario da muro le scadenze delle attività. Ciò che non ha una scadenza, è come se non esistesse. Questo vale per tutti e a maggior ragione per chi soffre di accidia.

Tenere traccia dell’esecuzione

È importante tenere costantemente traccia dei progressi delle attività. Nella famosa agenda o calendario, controllate di frequente a che punto siete. Smarcate le attività realizzate. Riprogrammate quelle saltate. Non perdete mai il controllo delle vostre attività, fino all’obiettivo finale. Tenete sempre fede ai vostri impegni. Anche se la noia o la pigrizia vorrebbero prendere il sopravvento.

Celebrare i successi

Quando mantenete i vostri impegni, rallegratevene. Appena raggiungete i vostri traguardi, celebrate questi successi. La soddisfazione e la gioia sono nemiche giurate dell’inerzia accidiosa. Coltivarle vi permetterà di sottrarvi all’accidia.

Pregare per allontanare l’accidia

Naturalmente, si può chiedere anche un Aiutone divino.

Papa Francesco suggerisce una preghiera semplice, di poche parole: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio vivo, abbi pietà di me peccatore».

È una preghiera antichissima, cara al monachesimo ortodosso, è la preghiera dei “Racconti di un pellegrino russo”, dove quelle parole venivano ripetute continuamente, al ritmo del cammino. 

Avevo parlato di un libro sui peccati capitali qui: https://annaporchetti.it/2023/04/14/i-sette-peccati-capitali/

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