Il perdono è Vangelo?

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Richieste di perdono cercasi

Parliamo di perdono. I francesi dicono pardon, per chiedere di passare. In inglese si usa la parola pardon per scusarsi, se si arreca disturbo. Malgrado queste forme di cortesia, addirittura codificate nel linguaggio comune, il perdono è un grande tabù. Chiedere perdono è una cosa difficile per molti. Persino di fronte all’evidenza dei propri errori.

Non più tardi di qualche giorno fa, un tizio mi ha quasi investita, mentre attraversavo sulle strisce. L’uomo credeva forse di riuscire a passare, prima che finissi di attraversare. In realtà ha calcolato male. ha dovuto frenare bruscamente, spaventandomi a morte. Il suo commento? “eh ma mica l’ho fatto apposta”. Ma certo, io stavo attraversando la strada sulle strisce. E tu, davanti al pedone che attraversa, hai l’obbligo di fermarti. Pure apposta lo dovevi fare?

Sempre più spesso, le persone faticano ad assumersi la responsabilità delle loro azioni. E a scusarsi per le conseguenze. Come mai? Alla base di questa difficoltà, c’è sicuramente l’orgoglio. Scusarsi, chiedere perdono, comporta di ammettere che si è sbagliato. Ma che scherziamo? Sbagliare io? Ma quando mai? Eppure, la capacità di chiedere perdono, agli uomini come a Dio, è fondamentale.

Perché il perdono è importante

Invece, ammettere con umiltà e onestà i propri sbagli, è un grande segno di maturità. Libera la coscienza dal peso dei peccati e permette la riconciliazione. Gli errori commessi non spariscono. Nemmeno se ci intestardiamo a ignorarli. Rischiamo che l’orgoglio ci giochi un brutto scherzo. Anche con persone a cui teniamo.

Allo stesso modo, saper perdonare è ammirevole. E spesso, non è meno difficile che chiedere perdono. La tentazione di chiudersi nel risentimento è forte. Invece di perdonare, si rischia di alimentare ostilità e malanimo verso il prossimo. Certo, l’altro ci ha fatto soffrire. Ha detto o fatto qualcosa che non avrebbe dovuto. Ha superato il limite. Questo è tutto vero.

Non siamo responsabili delle azioni né delle intenzioni altrui. Però, siamo solo noi a decidere come reagire alle situazioni. Abbiamo due possibilità.

Offenderci e considerarlo nemico, o perdonarlo e riconciliarci. La seconda cosa è molto più vantaggiosa per il nostro benessere spirituale. L’amarezza consuma le nostre energie emotive. Il rancore per i torti subiti ci logora. Il nostro cuore non trova pace. Il nostro cervello si arrovella a memorizzare tutto quello che abbiamo da rimproverare agli altri. Il perdono ci libera da questa negatività. Ed è un esercizio di misericordia.

Il perdono nel Vangelo, o il Vangelo del perdono?

Tutto il Vangelo è una grande testimonianza di perdono. Se ne parla continuamente, se ne discute, si citano esempi di perdono. Il perdono è importantissimo nella religione cristiana. Per capirlo, basta ricordare quello che disse Gesù sulla croce, un attimo prima di morire.

«Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Luca 23:34

Riuscite a immaginare una forma di perdono più alta e profonda? Un uomo che perdona chi lo ha torturato e ucciso? No, onestamente, è un messaggio così elevato, che si fa quasi fatica a comprenderlo. Ma come, ti ammazzano e li perdoni? Tu che potresti vendicarti e folgorarli sul posto con una saetta. Tu che avresti la possibilità farli attaccare da un plotone di angeli. Tu che sei il Dio onnipotente, e questi solo degli uomini, non solo ti lasci uccidere, ma li perdoni pure? E’ una prova talmente grande, che lascia spaesati. Troppa misericordia, per i nostri miseri cuori umani. Non a caso, San Paolo parla della croce come: “Scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”.

Il più delle volte, non dobbiamo misurarci con una prova così grande. Eppure, non riusciamo ad andare incontro all’altro e perdonarlo nemmeno per piccole cose. Se avessimo sempre presente questo esempio, forse riusciremmo a mettere da parte il nostro rancore.

Il perdono come guarigione

Quando Giacomo invita al perdono, fa riferimento alla guarigione. Confessare i propri falli, perdonare i falli altrui e pregare per il bene di chi ci ha ferito: questo sì che toglie all’anima ogni amarezza!

«Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia» Giacomo 5:16

Oggi si parla tanto di guarigione spirituale. Fatevi un giro in una grande libreria. Vedrete uno scaffale enorme di libri che insegnano a liberarsi dal rancore, a dimenticare i torti, a trovare pace. Fatevi un giro sul web e vedrete quanti esperti, a vario titolo si guadagnano da vivere, aiutandovi a superare una ferita inferta da altri. Eppure, queste tecniche che sembrano così moderne, sono solo una declinazione laica di questo antico, prezioso insegnamento del perdono.

Il perdono come atto di umiltà

Tutti sbagliamo qualche volta. Qualcuno (come me) anche più volte. La nostra natura umana ci induce al peccato e alla tentazione. Diciamo cose inopportune. Offendiamo gli altri. Siamo prepotenti, arroganti, aggressivi. Deludiamo e tradiamo amici e persone care. Perché lo facciamo? Perché siamo umani. E, in quanto umani, siamo inevitabilmente esposti all’errore.

L’infallibilità è un attributo del divino, non dell’umano. E allora che si fa? Se non possiamo evitare di sbagliare, come ci comportiamo? Anche qui ci aiuta il Vangelo. È bene riconoscere con umiltà e sincerità i propri errori. Chiedere perdono. E, per la stessa consapevolezza, dobbiamo essere pronti a perdonare l’altro. Questa reciprocità virtuosa è al centro di un celebre passo evangelico:

«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» Luca 6:37

Il perdono come reciprocità

L’uomo che sbaglia cerca il perdono di Dio. Come ottenerlo? La tentazione potrebbe essere quella di comportarsi come se fosse un affare privato fra noi e Dio. Ovvero, chiedere perdono a Dio per le proprie colpe, senza essere disposti a perdonare agli altri. Perché Dio è buono e perdona, ma noi no. Invece, per ottenere il perdono divino, bisogna perdonare. Lo dice bene Matteo:

«Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Matteo 6,14-15

Una raccomandazione così importante, che la ripete anche Marco:

«Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati». Marco 11,25

Il perdono è la moneta corrente della pace del cuore: bisogna farlo circolare. Bisogna non solo riceverlo, anche darlo.

Perdonare chi si pente

Il rancore, nel quale talvolta ci crogioliamo, non fa parte della dotazione del buon cristiano. Al cristiano si chiede di perdonare. A patto di trovarsi di fronte a un sincero pentimento. Se chi ha sbagliato si pente, non è il caso di fare i preziosi e di fargli sudare il nostro perdono. È giusto invece concederlo con generosità.

«State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli». Luca 17:3

Il pentimento è il requisito essenziale per ottenere il perdono. Non solo da i nostri simili, ma anche da Dio. E quindi, se ammettiamo i nostri peccati e ce ne addoloriamo, il perdono divino ci verrà concesso. Anche se si tratta di peccati turpi.

«Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa». 1Giovanni 1,9

Perdonare senza limiti

E quindi bisogna perdonare sempre? O c’è una modica quantità, un’aggravante della reiterazione del peccato, una caduta in prescrizione del diritto al perdono? Se qualcuno è recidivo, se mi fa sempre del male, io come mi comporto? Pietro si pone il problema, come spesso è capitato a noi. E infatti, chiede a Gesù:

 «Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». Matteo 18,21-35

Sette volte devono sembrargli già una enormità. Un limite più che ragionevole. E che diamine, fino a sette e poi direi che può bastare, no ! E invece, la capacità di perdono che ci insegna Dio è sconfinata. Quel: settanta volte sette è un numero astronomico. Un numero senza limiti. Come la misericordia divina.

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