Finché i figli non ci separino

Vai al blog

I miei articoli:

I figli così desiderati

Cosa succede a una coppia, quando arrivano i figli? Mi ha scritto Elena, trentaquattro anni, sposata da cinque. Tre anni fa è nato Fabrizio. Un figlio desiderato e atteso con tutta la trepidazione con cui si attendono i primi figli. Quando è nato, Elena e suo marito erano al settimo cielo. Sembrava loro di aver davvero coronato un sogno. Erano insieme, avevano avuto un figlio, frutto del loro amore. Sembrava che niente potesse rovinare una gioia così perfetta. E invece.

Invece Elena dice che l’atmosfera di perfetta letizia non è durata a lungo. Il bambino si sveglia di notte, non mangia, si ammala. Fa quello che ogni bambino di pochi anni di solito fa. Eppure, tutta questa assoluta normalità, ha su Elena e sul marito un impatto devastante. Sono spesso esausti, nervosi, si rimproverano l’un l’altra questa o quella mancanza. Elena sente che su di lei grava il maggior peso della gestione del figlio. Suo marito, da parte sua, lamenta il fatto che lei non chieda mai aiuto. E, quando lo riceve, critichi sempre tutto. Elena mi scrive: “ho tutto quello che ho sempre desiderato, perché non sono felice?”

Arrivano i figli: e la coppia diventa famiglia

Per me che sono una sposa usato garantito: ventiquattro anni di matrimonio, tre figli, le parole di Elena accendono un amarcord lontano, ma ancora nitido. Io credo che il primo figlio sia, per ogni coppia, una sorta di uragano. Non importa che sia stato desiderato, sognato, cercato. Non fa niente che i genitori si fossero preparati al suo arrivo per mesi, per anni, per tutta intera la vita. Perché in realtà, quando arrivano i figli, non si è mai sufficientemente preparati.

Nell’immaginario di un adulto che non è ancora genitore, il figlio è un concetto astratto, idealizzato. Uno splendido neonato, che somiglia al Cicciobello della nostra infanzia. Una creatura che rispetta le nostre aspettative. Piange quando ce lo aspettiamo. Mangia quando ce lo aspettiamo. Si integra perfettamente nella nostra vita quotidiana.

Per questo, la realtà si abbatte sconvolgente su di noi, appena questo figlio ideale, questa specie di archetipo platonico di figlio, diventa un bambino carne e ossa. Scopriamo così che un figlio non si adatta quasi a nessuna delle nostre aspettative. Perché i figli, delle aspettative dei genitori si disinteressano completamente. E cominciano a farlo sin dal primo vagito. Non aspettatevi che accada quando vostro figlio è alle medie. Oppure dopo il compimento della maggiore età.

Del resto, questo è un suo pieno diritto. Come genitori gli diamo la vita, ma il figlio appartiene a sé stesso e sarà altro da noi. Anzi, sin dal principio è altro da noi. Anche se da noi dipende in tutto e per tutto. Cosa è successo ad Elena e a suo marito? Semplicemente, sono in mezzo a quella rivoluzione che trasforma la coppia in famiglia.

Come affrontare la vita con i figli

La prima buona notizia per Elena è che questo stravolgimento riguarda prevalentemente il primo figlio. Non che i successivi siano più propensi ad assecondare i genitori. È che siamo noi genitori che entriamo di più nel ruolo. Facciamo carriera. Con più figli e anni si esperienza curriculare sulle spalle, affrontiamo con maggiore consapevolezza tutto quello che ci attende.

Anche se si tratta di una buona notizia, sospetto che, in questo preciso momento, per Elena non sia un argomento determinante. A lei serve capire cosa fare adesso, per evitare a lei e al marito che un figlio li separi. Vorrei dare ad Elena qualche consiglio, preso dalla mia esperienza di madre imperfetta e finalmente pacificata.

Dopo i figli, niente sarà più come prima

So che dire: “niente sarà più come prima” può sembrare minaccioso. Invece è una gran bella notizia anche questa. Se proviamo a confrontare la nostra vita di prima con quella che abbiamo oggi, con i figli, i conti ovviamente non tornano. Con i figli si hanno case meno pulite e ordinate, giornate meno tranquille e prevedibili, notti meno riposanti. Bisogna aggiornare gli standard alla nuova situazione. Ho passato mesi e anni a ignorare con nonchalance aloni sui vestiti, polvere sui mobili, giocattoli in mezzo alla sala. A Elena consiglio di fare altrettanto. Non perché il disordine ci sia improvvisamente diventato simpatico, ma perché dobbiamo dosare tempo ed energie e dare priorità diverse alle cose.

Protocolli di Sopravvivenza per famiglie con figli

È stato quando la mia prima figlia più grande è nata, che ho ideato l’opzione “pasto di emergenza”. Poi ho scoperto che praticamente in ogni casa di amici con figli piccoli era in vigore un protocollo di sopravvivenza analogo al mio. Da noi, il pasto di emergenza è sempre stato costituito dalle uova. Lasciavo liberi marito e figlia di scegliere se al tegamino, strapazzate, sode o alla coque. In fondo, non sono mica la signorina Rottemeier. A casa mia due uova a piacere non le abbiamo mai negate a nessuno. Specie quando era quasi l’ora di cena e non c’era niente di immediatamente commestibile. Non si negano tutt’ora, malgrado i palati dei miei coinquilini siano diventati più esigenti.

A casa della mia amica Didi, il pasto di emergenza era latte e cereali. E la mia amica Roberta giura di aver servito almeno due quintali di pasta condita con l’olio, da quando suo figlio Pietro è nato. Quindi il mio primo consiglio per Elena è smettere di pensare a quello che faceva prima e a come lo faceva. Invece accettare quello che può e riesce a  fare oggi.

Il malumore è il peggior nemico

Capisco che, dopo una giornata passata ad annegare tutine e bavaglini nel napisan, a raccogliere rigurgiti e a cambiare pannolini, sia difficile cantare a squarciagola la sigla del Mulino bianco. Tanto più che i bambini piccoli, che sembrano alimentati con le pile Duracell, continuano a saltare, arrampicarsi e reclamare la nostra attenzione anche quando noi abbiamo finito la carica da un pezzo. Mentre loro sembrano ancora in grado di scalare una montagna, noi riusciremmo a stento a declinare le nostre generalità. Pur di poterci stendere in posizione orizzontale anche solo per un po’, saremmo pronti a costituirci e confessare crimini mai commessi.

La cosa peggiore che possiamo fare in queste circostanze però, è essere di malumore. Motivi ne avremmo: la stanchezza, il senso di inadeguatezza, l’arretrato di cose da fare. Però è meglio tentare di ridere, almeno di sorridere, possibilmente assieme al coniuge. A Elena consiglio di sdrammatizzare. Di imparare ad accogliere le sue fragilità e la sua imperfezione. Non è indispensabile che riesca a superarle, deve solo imparare a starci dentro. E, possibilmente, a ridere di sé stessa e di tutte ciò che oggi la fa arrabbiare. Deve ricordarsi che le cose davvero serie nella vita sono pochissime. Di tutto il resto si può ridere o sorridere.

Comunque vada, sarà un successo

L’altro aspetto è nutrire e consolidare l’alleanza con il marito (o con la moglie). Il coniuge non è parte del problema, ma un alleato. Un alleato che fa quel che può, come lo facciamo noi. Inutile scatenare confronti o guerre a chi fa di più e meglio. Non credo nell’interscambiabilità dei ruoli fra mamma e papà, ancor meno coi bambini piccoli. Il padre non è una mamma con la barba, né la mamma è un padre con la gonna. Ciascuno dei due è genitore a suo modo.

Madre e padre sono due ruoli diversi, per questo ciò che fa la madre è differente da ciò che fa il padre e i confronti sono insensati. Le madri sono accudenti, emotive, sintonizzate sui più piccoli bisogni dei figli. I padri sono sobri, normativi, abituati ad incoraggiare i figli alle avventure e alle scoperte. Per questo sconsiglio ad Elena di misurare sé stessa e suo marito, secondo uno standard di condotta genitoriale ideale, perché non esiste. Lo dico a Elena, ma io facevo lo stesso.

Non c’è nulla di male a chiedere aiuto al marito. Così come è perfettamente normale che lui poi aiuti a suo modo. A problema risolto, non si guarda il come.

Non esiste nessuno studio scientifico che dimostri che c’è un modo perfetto e infallibile per tirare su i figli al meglio. Ci sono invece molte famiglie felici, in cui i genitori allevano i figli secondo il buon senso. E funziona praticamente sempre. Non serve quindi litigare fra marito e moglie. Né addossare all’altro colpe o rivolgere rimproveri. Comunque vada, sarà un successo. I figli crescono bene anche in famiglie assolutamente normali, a patto che i genitori restino alleati, invece di scontrarsi.

Crearsi delle valvole di sfogo

Se Elena vuole evitare di comportarsi come una polveriera pronta a esplodere nel momento meno opportuno, occorre che si crei delle valvole di sfogo. Questo le permette di far decantare le emozioni negative e calmare i nervi. Ovvero, deve trovare qualcosa che la disinneschi, giusto un attimo prima di sbroccare.

La preghiera è un ottimo modo per abbandonare gli stati d’animo esplosivi. Pregare ci salva non solo l’anima, ma anche l’umore. Si può pregare chiedendo al Signore la forza e la perseveranza nelle difficoltà. O anche solo un po’ di conforto. Meglio ancora sarebbe andare a Messa, ma, in mancanza di messe on demand, una o più decine placano il cuore. Io consiglio anche di non restare sole.

Una volta, le giovani mamme avevano un’ampia rete di sicurezza, fatte della mamma, nonne, zie, sorelle e cugine. Tante donne con cui confidarsi e sfogare i momenti di frustrazione, senza gravi danni per il rapporto con il consorte. Oggi la rete della solidarietà familiare è più tenue e più scarna. Tuttavia, consiglio comunque di crearsi una comunità di altre donne. Amiche con cui condividere la fatica dell’essere madri, ma anche ridere, chiacchierare di altro, divertirsi.

Trovare qualcosa di piacevole da fare, anche solo ogni tanto, aiuta a staccare la testa da preoccupazioni e pensieri. Mio marito non capirà mai perché, negli anni, ho passato interi quarti d’ora a provarmi rossetti sul dorso della mano. Non si è mai chiesto se sia meglio dipingersi le labbra di rose celestial, redvolution o cherie. Lui non sa se i rossetti Dior Addicted abbiano nuance migliori di quelli Rouge Dior Forever. E in fondo non lo so neanche io. Eppure questa attività ha contribuito a salvare il mio matrimonio.

Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it

il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu

per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti

i figli