Il web e i cattolici

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Il mai più senza

Il web è il mio mai più senza. Mi sveglio al suono della sveglia del mio cellulare. Mentre faccio colazione e i miei due neuroni si stropicciano ancora gli occhi, scorro sul telefono le notizie del giorno. Ogni volta che cerco una strada, utilizzo le mappe elettroniche. C’erano una volta anche quelle cartacee, me lo ricordo bene. Mi ci perdevo regolarmente, usando le mappe cartacee. Ma quello era il passato. Adesso mi perdo solo con il navigatore del mio telefono.

Se voglio informazioni su un qualunque prodotto, da un mascara allunga-ciglia a una padella antiaderente, le cerco su google. Non scelgo un ristorante, se non dopo aver scorso le principali recensioni. E, prima di ogni vacanza lunga o breve, guardo le previsioni sui tutti o quasi i siti meteo disponibili.

Che ci piaccia o no, la tecnologia si è insinuata profondamente nelle nostre vite. Non riusciamo a farne a meno. Neanche io, che con la tecnologia non ho un gran rapporto – ci stimiamo, ma non siamo amiche. Questo è vero per me, come per tante altre persone.

Visto che ormai ne siamo pervasi, vale la pena chiedersi: la tecnologia è un bene o un male, per un credente? Come conciliare il web e cattolicesimo, senza che il primo rappresenti una minaccia per il secondo?

Il web è uno strumento

La prima considerazione da fare è che il web è uno strumento. Come ogni strumento, non prescinde da chi lo usa. Si può impiegare la tecnologia per fini nobili o almeno utili. Oppure, può diventare occasione di distrazione, di tentazione, addirittura di peccato. Dobbiamo sempre chiederci: quel particolare uso di internet che intendo fare (o che già ho fatto) è davvero onorevole?

Diceva bene San Paolo: «Tutto mi è lecito! Ma non tutto giova» (1Cor 6,12). Proviamo a capire cosa sicuramente ci giova e ciò che assolutamente ci fa male. E, ovviamente, valutiamo con discernimento tutte le sfumature in mezzo.

Quando il web fa male

Da cosa dobbiamo guardarci, come cristiani? Il web è un gigantesco contenitore, senza nessun filtro o protezione. Sta a noi comprendere, caso per caso, la bontà di un sito, di un social, di un influencer o dei nostri contatti. Ci sono però alcune cose che è meglio non fare. O fare con estrema prudenza. Ecco 5 consigli, che io considero essenziali, per affrontare il web senza rischi.

No alla bacheca elettorale

In tanti disponiamo di un profilo social (o più di uno). Questo ci consente una certa visibilità e allo stesso tempo ci espone. La visibilità ha aspetti positivi. Va bene farci portavoce di qualcosa di utile, divulgare iniziative, consigliare libri o film. Non c’è nulla di male nel condividere le nostre esperienze e opinioni con i nostri contatti.

Tuttavia, ogni volta che utilizziamo la nostra bacheca web, ci esponiamo. Siamo visibili a chi ci conosce (e a chi non ci conosce). Se non comunichiamo in modo corretto, rischiamo di rendere un cattivo servizio a noi stessi e ad altri.

Non giova creare divisioni, tensioni, litigi. Oggi qualunque questione spacca il mondo in due opposte tifoserie. Non prestiamoci anche noi a questo meccanismo! La visibilità che otterremmo ha un caro prezzo. Non comportiamoci come se dovessimo fare una campagna elettorale. In fondo, non siamo candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Né abbiamo fondato un partito politico. Non dobbiamo alimentare contrapposizioni.

Cerchiamo di non seminare zizzania, cedendo alla vanità dell’attenzioni mediatica! Ricordiamo cosa dice Gesù, nella parabola della zizania:

Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno». (Mt 13: 37-38)

No a esternazioni web su cristiani e cristianesimo

Se decidiamo di parlare del cristianesimo su un nostro profilo social, in un gruppo web o su un forum, facciamolo sempre in modo da non portare discredito. Cerchiamo di essere pacati, razionali, rispettosi. Se e quando esprimiamo la nostra contrarietà a qualcosa, facciamolo sempre costruttivamente.

Soprattutto, non adottiamo la cattiva abitudine di criticare la Chiesa. Non giova parlar male dei suoi membri, dal Pontefice al vice parroco della nostra chiesa. Evitiamo di scagliarci pubblicamente contro le loro decisioni o dichiarazioni. Il web non è la sede. Se nutriamo dubbi o inquietudini, parliamone col padre spirituale, nella segretezza del confessionale.

Se riteniamo che qualche sacerdote o qualche fratello abbia una condotta criticabile, parliamone col diretto interessato. La correzione fraterna è un atto legittimo e caritatevole e non passa dal web. Non serve a lamentarci o sfogarci, ma ad aiutare una persona a ravvedersi.

«Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello» (Mt 18: 15).

E se non conosciamo di persona il sacerdote o il laico al centro della nostra disapprovazione? Se non possiamo parlargli in privato, non tentiamo di raggiungerlo con reprimende via web. Invece, preghiamo per lui. Preghiamo per la Chiesa. Le nostre lamentele, affidate al web, non risolvono alcunché. L’uomo non è misura  né arbitro di tutte le cose. Rivolgiamoci piuttosto a Dio.

No a risse via web

La comunicazione “virtuale” è problematica. Scrivendo su social o in un forum o un gruppo, non è possibile modulare il tono. Il valore letterale delle parole si presta a interpretazione. Per questo, nel web vediamo molta ostilità. Parecchi (e noi stessi) sono più aggressivi on line, che di persona.

Proprio perché il rischio di fraintendimento è alto, conviene evitare di esasperare gli animi. Io sconsiglio di frequentare i forum o i gruppi in cui le discussioni si fanno subito accese. Se siamo coinvolti in uno scambio di questo tipo, invece di rispondere, allontaniamocene. In questo modo ci sottraiamo a una bellicosità inutile e dannosa. Ricordiamoci che San Paolo scoraggia fortemente le liti fra cristiani.

«E dire che è già per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l’ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?» (1Cor 6: 7) 

Attenzione ai falsi profeti del web

A intervalli regolari, qualcuno nel web diventa “popolare”. Dall’alto di non si sa cosa, questi personaggi cominciano a diffondere false letture del cristianesimo. Si tratta di persone carismatiche, con un temperamento forte e una buona dialettica. Spesso questi individui si sentono incoraggiati dal loro pubblico di seguaci. Il rischio è farsi condizionare da qualche “santone” narcisista, esaltato, furbo, che ci porti fuori dall’ortodossia, spacciando le sue opinioni per verità.

Questi falsi profeti vogliono riformare la Chiesa, cambiare la liturgia, riscrivere fondamenti della fede. Spesso divulgano interpretazioni arbitrarie della Bibbia. Hanno la pretesa di correggere presunti errori nella dottrina. Eppure:

“In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto” (Mt 5, 18).

Ricordiamoci che la Verità sta nelle Scritture. Per il nostro bene, il Magistero non è soggetto a mode o riforme umane.

Evitare l’auto-canonizzazione via web

Un altro dei rischi dell’esposizione mediatica via web, è la vanità. Il web è pieno di persone che magnificano sé stesse. Descrivono le proprie opere di carità, parlano della loro spiritualità, della devozione, dell’assiduità nella pratica religiosa. Non è necessariamente fatto in modo intenzionale. Tuttavia, il rischio di cercare l’ammirazione altrui è grande. Si rischia così di dimenticare che l’obiettivo del cristiano non è la considerazione degli uomini, ma la ricompensa di Dio. E no, Dio non ha bisogno di guardare la nostra bacheca web, per sapere cosa facciamo.

“Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Mt 6: 17)

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