Dove finisce la libertà di espressione?
Due settimane fa, in Svezia, un episodio ha riaperto il dibattito sulla libertà di espressione. Un rifugiato politico ha bruciato una copia del Corano. Gesto di intolleranza o di libertà di espressione? Salwan Momika, di origini irachene, aveva annunciato le sue intenzioni mesi fa. In un primo momento, a febbraio, le autorità svedesi avevano proibito il gesto dimostrativo, per motivi di ordine pubblico. https://www.thelocal.se/20230628/key-points-why-did-swedens-police-allow-another-quran-burning
In Aprile, il giudice aveva revocato il divieto. Riteneva fosse un atto di libertà di espressione. Non prevedeva rischi gravi per l’ordine pubblico. La legge svedese non permette alla polizia di bloccare preventivamente una manifestazione. Solo a posteriori, se la manifestazione ha violato le leggi, si può incriminare il manifestante.
In questo momento, Momika è indagato per il reato di incitamento all’odio. L’unica accusa possibile. Fra poco vedremo perché. https://observers.france24.com/en/middle-east/20230710-sweden-iraq-brun-koran-militia-leader-refugee
Le reazioni all’estero
Molti paesi musulmani hanno protestato. Bruciare il Corano è un gesto blasfemo. Le autorità svedesi, però, replicano di aver agito secondo le loro leggi.
Qual è il confine fra la libertà di espressione e il rispetto della religione? Attaccare un simbolo religioso è un atto blasfemo o libertà di espressione?
La libertà di espressione e l’opinione pubblica
Spesso in Europa, i cristiani assistono a manifestazioni offensive del loro credo, ritenute forme di libertà di espressione. Finora, nessun paese cristiano ha mai denunciato episodi blasfemi alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, istituzione che tutela i diritti individuali.
Invece lo ha fatto il Pakistan, per l’episodio avvenuto in Svezia. Il Pakistan conta quasi duecento milioni di abitanti. Il 95% di essi è di fede musulmana. Il 13 luglio, il Pakistan ha presentato una bozza di risoluzione. Il titolo del documento è: “Contrastare gli atti di odio religioso, che costituiscano incitamento alla discriminazione, ostilità o violenza”. La risoluzione è stata approvata.
La risoluzione che chiede di limitare la libertà di espressione
Il testo contiene tre paginette scarne. Nella risoluzione si dice che “la Commissione si appella agli stati perché adottino leggi nazionali, politiche e modalità di applicazione delle leggi che riguardino, prevengano e perseguano atti e giustificazioni di atti di odio religioso, che costituiscano incitamento alla discriminazione, ostilità o violenza”.
Anche questa non è una novità. Anche se è il nocciolo della questione.
Voti e posizioni nella commissione per i diritti umani
La Commissione per i Diritti Umani conta in totale 47 delegati e rappresenta tutte le aree del mondo. In commissione ci sono 13 delegati per l’Africa, 13 delegati per l’Asia, 8 per l’America (Stati Uniti e America Latina), 7 per l’Europa occidentale e 6 per l’Europa dell’est. I paesi vi partecipano a rotazione. In questo turno l’Italia non è presente.
Chi ha votato a favore e chi contro la risoluzione del Pakistan?
La risoluzione è stata approvata con 28 voti favorevoli, 12 contrari e 7 astenuti. Un consenso non certo unanime. Tutti e sette i paesi dell’Europa occidentale: Germania Lituania, Lussemburgo, Finlandia, Regno Unito, Belgio hanno votato “no”.
Hanno votato “no” altri paesi dell’Europa dell’est: Romania, Montenegro e Repubblica ceca. e un unico voto positivo (l’Ucraina). Oltre ai paesi europei, hanno rifiutato di approvare la risoluzione: gli Stati Uniti e il Costa Rica. Gli astenuti sono alcune nazioni dell’America latina: Cile, Messico, Honduras e Paraguay. Fra i paesi dell’est Europa c’è solo un astenuto (la Georgia). Si sono inoltre astenuti il Benin e il Nepal.
Fra i 28 voti a favore, 21 sono di stati a maggioranza musulmana. Gli altri 7 sono: Argentina, Bolivia, India, Ucraina, Sud africa, Cuba, Vietnam. https://hrcmeetings.ohchr.org/HRCSessions/RegularSessions/53/DL_Resolutions/A_HRC_53_L.23/Result%20of%20the%20vote.pdf
La libertà di espressione non è in discussione
L’alto commissario per i diritti umani, l’austriaco Volker Türk, ha commentato: “Discorsi e atti provocatori contro I musulmani, l’Islamofobia, l’antisemitismo, e azioni o dichiarazioni che hanno come bersaglio i cristiani — o minoranze religiose — sono manifestazioni profondamente irrispettose. Sono offensive, irresponsabili e sbagliate”.
Ha spiegato, includendo nel discorso tutti i gruppi religiosi, non solo all’Islam. Türk ha detto: “Ogni limite nazionale sul prevalente diritto alla libertà di parola e di espressione, deve essere formulato in modo che il suo unico compito, il suo unico risultato, possa essere la protezione dell’individuo, non la protezione di dottrine religiose da una analisi critica”.
In pratica, l’alto funzionario ha riaffermato che la libertà di espressione è un diritto “prevalente”, ovvero più importante di altri. Gli stati non hanno alcun obbligo di proteggere le religioni. Egli dice che è male offendere chi abbia un credo religioso. Tuttavia, non si può limitare la libertà di espressione per proteggere una fede. La libertà di espressione si può limitare solo per proteggere le persone dalla discriminazione o dalla violenza.
https://www.dw.com/en/un-rights-council-condemns-quran-burning-incidents/a-66193253
Libertà religiosa e libertà di espressione: due diritti in conflitto
Già a marzo del 2019, la Commissione aveva pubblicato una relazione sulla libertà di religione (A/HRC/40/58).
Nel documento si riconosce il conflitto fra i due diritti: quello alla libertà di espressione e il diritto alla libertà religiosa.
La posizione dell’ONU è molto netta. Non si può limitare la libertà di espressione, per evitare che le religioni siano attaccate.
Né si può invocare il rispetto della libertà religiosa, per punire che compia gesti offensivi per una fede. Infatti, la libertà religiosa garantisce il diritto di praticare liberamente il proprio credo, non di vederlo tutelare dalle offese altrui. (A/HRC/2/3, para. 37).
Allora tutto è permesso? Non proprio. Esiste un’unica, specifica eccezione. Si può sanzionare una manifestazione contro la religione, solo se inciti alla discriminazione, o possa causare una risposta violenta (da parte del gruppo religioso offeso).
Chiedere limitazioni della libertà di espressione
Per questo il ministro degli esteri del Pakistan, Bilawal Bhutto-Zardari ha dichiarato: “Dobbiamo vedere [l’episodio in Svezia] per quello che è: un incitamento all’odio religioso, una discriminazione e un tentativo di provocare violenza”. Questa è l’unica cosa che possa dire, per sperare che la Svezia punisca Momika .
Egli può puntare sull’unica eccezione contemplata alla libertà di espressione. All’ONU non importa che bruciare il Corano sia blasfemo. Le Nazioni Unite interverrebbero solo se il gesto fosse discriminatorio o scatenasse risposte violente, da parte dei musulmani offesi. Dunque è qui che si gioca la partita.
Capiremo se la comunità musulmana riuscirà a dimostrare che l’azione di bruciare un libro sacro sia un incitamento alla discriminazione e alla violenza. Altrimenti, sarà considerata solo una forma di libertà di espressione.
Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it
il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu
per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti