Modestia ed empowerment

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Estate alle porte: Modestia addio?

Arriva l’estate e con essa il tema della modestia nell’abbigliamento. Capita di vedere dress code davvero improponibili: shorts inguinali, abiti succinti, magliette che sono poco più che reggiseni. Basta un po’ di caldo, perché le strade delle città si riempiano di persone abbigliate come in spiaggia. Il problema non è (solo) estetico. Questo vestiario è negativo per chi lo indossa, perché ne sminuisce l’umanità. Specie se donne. Siamo immersi in una cultura che sessualizza tutto, che denuda, che offre. Forse il messaggio è stato interiorizzato.

Molte sono indotte a proporsi come se fossero su un qualche scaffale virtuale. Il loro aspetto è rivolto a catturare attenzione e interesse. Eppure, questo disvelamento rende a tutti un pessimo servizio. Il pudore è una barriera naturale. Ci protegge da tutto quello (e quelli) che vorrebbero trasformarci in mezzo, per soddisfare le loro necessità. Oggettificazione, voyerismo, morbosità sono tutti comportamenti che ci attiriamo addosso, ogni volta che ci esponiamo eccessivamente.

L’abbigliamento è una forma di comunicazione

Non credo che il vestiario sia elemento totalmente casuale. L’abbigliamento è uno strumento di comunicazione. Quando ci denudiamo, stiamo lanciando un messaggio. Stiamo dicendo che vogliamo essere osservate. Vogliamo richiamare l’attenzione. Attenzione non rivolta ai nostri argomenti o le nostre capacità o la nostra umanità. No, noi catturiamo gli sguardi su quello che stiamo mostrando.

Dietro le gambe nude, dietro la scollatura profonda, dietro le natiche a vista, scompare la persona. A poco serve poi lamentarsi, se l’interlocutore fruga con lo sguardo nel decolleté, invece di guardarci negli occhi. Chi abbiamo di fronte, sta reagendo a uno stimolo visivo esplicito. Se non vogliamo la sua reazione, eliminiamo lo stimolo.

Perché lo scarso decoro crea problemi

Questo atteggiamento danneggia donne e uomini. Sulle prime, potrebbe sembrare che agli uomini non dispiaccia l’esibizione di corpi poco coperti. In realtà anche loro sono in difficoltà. Gli uomini non sanno come comportarsi. Abituati da sempre a decodificare i segnali di incoraggiamento delle donne, non sanno che senso dare a quello che vedono.

Come gestire l’interazione con l’amica, la collega, la sconosciuta che sta loro di fronte, con pochi centimetri di stoffa addosso? Il messaggio può risultare ambiguo. Cosa intende la signora con il suo dress code? Il suo è un segnale di interesse o segue solo la moda? Ha un proposito seduttivo, o ha solo caldo? Non si può liquidare la questione, dicendo che sono problemi dell’uomo. La comunicazione è sempre un processo in due direzioni.

La modestia è empowering

Nel sostenere la causa di un abbigliamento morigerato, mi preme smontare il pregiudizio che circonda la modestia. Ovvero l’idea che essa penalizzi l’aspetto, che sminuisca la bellezza e renda le donne goffe e poco attraenti. Il senso della modestia, per una donna cristiana, non è quello di sparire in vestiti brutti o informi. Al contrario, la modestia nell’abbigliamento, promuove la femminilità, perché esalta la donna nel suo complesso, non solo in quanto possibile oggetto di attenzioni sessuali esplicite.

Per questo motivo, un vestiario decoroso non è mortificazione, ma empowerment. La modestia rende le donne davvero potenti, nella loro femminilità.

Una donna ben vestita, non ha bisogno di mostrare troppo. Lo diceva persino Coco Chanel: “Se la donna è malvestita, si nota l’abito, se è ben vestita, si nota la donna”. E quindi, se teniamo all’eleganza, l’ideale non è scoprirci, ma valorizzare il corpo con modestia e gusto.

Un’artigiana della modestia

Il mondo ci ha abituate a imprenditrici del digitale, che si offrono allo schermo poco vestite o producono contenuti espliciti su Onlyfans. (ne avevo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/06/04/il-nudo-non-ci-rende-libere/ e qui: https://annaporchetti.it/2022/12/14/solo-per-amore/)

In questo contesto, è possibile creare un’attività in linea con i valori di pudore, rispetto per sé stessa, modestia? Per rispondere a questa domanda, ho intervistato una giovane imprenditrice: Monica Gibertoni. Monica è proprietaria del profilo Facebook Monnicraft e della relativa attività artigianale.

Lei non solo è rimasta fedele ai suoi valori, ma se ne è lasciata ispirare, per crearsi un lavoro da zero. Monica non ama il termine imprenditrice. Eppure, da alcuni anni a questa parte, ha creato un’attività artigianale, intercettando il bisogno di molte donne. Ovvero essere belle, comode ed eleganti, rispettando il proprio desiderio di modestia.

La vittoria della modestia: da casa al mondo

La sua avventura è cominciata quasi per caso. Anzi, io che al caso non credo, penso che ciò che l’ha portata dov’è, non siano soltanto coincidenze. Monica ha cominciato a creare indumenti in grado di valorizzare la femminilità di chi li indossa: soprattutto gonne e veli muliebri. Vende le sue creazioni in Italia e gradualmente ha conquistato le donne di altri paesi, anche al di là dell’oceano. Per lei questa attività è più di un lavoro, è un modo di rendere la sua testimonianza e di vivere secondo i suoi principi.

Da ricercatrice a imprenditrice di moda per donne cristiane, Monica, ci racconti la tua straordinaria storia?

Parto subito col dire che non sono affatto un’imprenditrice di moda, ma una semplice mamma artigiana. Ma andiamo con ordine. Per farla breve, sono laureata in chimica e ho lavorato come ricercatrice e in laboratorio. Dopo essermi sposata, nel 2014 rimango incinta e…vengo scaricata. Mai cosa fu più provvidenziale. Il buon Dio, nella sua Sapienza, mi insegnò che ciò che dovevo fare era prendermi cura di quel bambino, e che il resto si sarebbe sistemato. Pian pianino, i miei hobby di cucito e uncinetto presero sempre più piede.

Ma il grande passo fu la mia conversione alla Tradizione cattolica: misi le mie abilità manuali al servizio di Dio, e in maniera molto naturale cominciai a produrre sempre più articoli religiosi. Cominciai con i veli muliebri e arrivai infine alle gonne modeste. Tutti i miei articoli hanno preso forma da ciò che serviva in primis a me e alla mia famiglia. Vivo questa piccola attività (anche perché di figli nel frattempo se ne sono aggiunti altri due, e tutti educati a casa) come un piccolo apostolato, per il ritorno della Tradizione e della modestia cattolica.

Parliamo di modestia nella moda: che cosa intendiamo con questo termine? 

La modestia è una virtù, e il termine significa appunto moderazione. La moda modesta veste la donna di rispetto e dignità. Non è sinonimo di sciatteria, anzi. La modestia nel vestire non è altro che l’azione logica da intraprendere per armonizzare l’interiorità e l’esteriorità. Il modo in cui ci vestiamo è importante. Deve essere coerente con la nostra Fede. Si tratta di rispettare il nostro corpo, in quanto tempio di Dio, evitare di indurre in tentazione lo sguardo altrui (il peccato di scandalo è ancor più grave del singolo peccato personale), e mostrare il proprio ruolo nella società.

Ahimè si è smesso di parlare di modestia in ambito cattolico da parecchi anni, come del resto di tanto altro durante questa crisi della Chiesa. Fino agli anni 60 era tutto molto più chiaro (Pio XII scrisse e parlò tanto di questo tema, consiglio di approfondire perché i suoi insegnamenti sono imperdibili). Comunque, in soldoni, si tratta di evitare abiti troppo corti, aderenti o trasparenti, coprendosi le gambe fino al ginocchio e le spalle (in chiesa meglio fino al gomito). Per le donne poi, evitare i pantaloni (che non sono modesti e sono un capo maschile, non femminile).

A chi può essere rivolto l’invito alla modestia nell’abbigliamento? Chi sono le tue clienti “tipo”?

La modestia nel vestire è rivolta a TUTTE, nessuna esclusa! Perché è il miglior modo di vestirsi per il bene proprio, degli altri, e a maggior gloria di Dio. E non solo per le donne, ma anche per le ragazze e le bambine. E’ importante cominciare fin da piccole a vestire il proprio corpo del dovuto rispetto.

La modestia è un valore popolarissimo negli USA (dove esistono addirittura catene di abbigliamento dedicate), ma lo è assai meno in Italia. Come mai, secondo te?

Penso che sia dovuto al fatto che in America la Fede è molto più sentita, e giustamente applicata in tutto ciò che ne comporta. Anche molti rami del protestantesimo puntano molto sulla modestia (essendo chiaramente predicata nella Bibbia). Forse anche questo ha contribuito a una grande richiesta di capi modesti. In Italia, almeno dal mio punto di vista, siamo molto più tiepidi, moltissimi si dichiarano cattolici per un fatto più che altro culturale. Frequentano la parrocchia per abitudine e non si pongono questioni riguardanti la Fede.

Le donne italiane temono di infagottarsi in capi che non rendano loro giustizia. Si può essere eleganti e femminili, pur abbigliandosi con pudore? 

Assolutamente sì, anzi. E’ sufficiente capire i modelli più giusti per la propria corporatura, per avere dei capi che ci donano davvero, senza squalificarci. Al di là delle mode, che chiaramente variano col passare del tempo, ci sono capi senza tempo. Fateci caso, sono quelli che valorizzano di più la donna, e sono tendenzialmente ispirati alla modestia.

Quali sono i capi più popolari per vestirsi con modestia?

Sicuramente le gonne, simbolo della donna. Ce ne sono tantissimi modelli. Sono fresche in estate e calde in inverno, e molto comode anche nel quotidiano. Io stessa non metto più pantaloni da anni ormai, e non li ho mai rimpianti.

Monica, tu vendi anche all’estero, trovi differenza fra le tue clienti italiane e quelle straniere? Se si, quali?

In generale, ho notato che le clienti d’oltreoceano sono molto più entusiaste, lasciano sempre recensioni molto positive e danno estremo valore all’artigianalità. 

Cosa cerca una donna che sceglie di abbigliarsi con modestia? Quale messaggio dà a sé stessa e al mondo? 

La donna che si incammina per la via della modestia cerca di dare uniformità all’interiorità e all’esteriorità, attribuendo peso all’apparenza come testimonianza della propria Fede. Spesso è un atto di coraggio, perché la società di certo non incoraggia la donna a rispettarsi, e a non farsi tentatrice. E può essere anche un apostolato  molto bello e fecondo. Non sembra, ma un gesto esterno quale indossare una gonna può cambiare anche il proprio modo di porsi. E non dimentichiamo che, soprattutto chi è mamma, ha il dovere di dare il buon esempio ai propri figli con gli insegnamenti, ma prima ancora con le azioni.

Qual è un obiettivo, relativo alla tua attività, che non hai ancora raggiunto, ma ti proponi di realizzare?

Non saprei, la mia attività si è sempre sviluppata in maniera molto naturale, provvidenziale, senza piani a lungo termine. Ho assecondato con fiducia le richieste che mi sono arrivate, cercando sempre di fare tesoro di ciò che ho imparato. E già il fatto di aver toccato tante persone mi rende molto grata. Pensandoci, forse vorrei migliorare la qualità dei veli muliebri. Vorrei creare pezzi unici ricamati come quelli delle nostre nonne. Chissà…

Qual è il tipo di capo che ami di più sia confezionare che indossare?

Confeziono solo gonne e tabarri, come ti dicevo la parte “moda” non è il focus della mia attività.

Amo confezionare le gonne (se rimane stoffa…sono come la barzelletta del calzolaio). Sono il capo sicuramente più versatile. Possono essere sbarazzine, fantasiose, ma anche eleganti e sobrie. E, quando una cliente che magari non ha mai portato una gonna in vita sua, trova modello e fantasia giusta, eccola che esce dal bozzolo. Sfoggia la gonna con una felicità commovente! Sapere di essere un piccolo aiuto nel cammino di qualcuna verso un abbigliamento modesto è ciò che mi ripaga di più.

Amo anche cucire i tabarri, mantelli molto semplici nella loro fattura, ma di un’eleganza senza tempo.

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