Luglio è il mese più crudele
È luglio il mese più crudele? Secondo un sonetto di Shakespeare aprile è il mese più crudele. Ma si sbagliava. O forse poteva essere vero ai suoi tempi. Bell’epoca, l’Inghilterra elisabettiana. Tempi in cui ci si abbigliava con crinoline che sostenevano gonne ampie e lunghissime. Nascondere qualche centimetro di troppo, un po’ di buccia d’arancia, qualche cuscinetto in posizioni strategiche era piuttosto semplice. Oggi no. Oggi non si può nascondere nulla. Soprattutto quando arrivano i primi caldi: le maniche si accorciano. I tessuti si alleggeriscono. Gli abiti sono meno accollati. Per questo luglio è il mese più crudele.
I preparativi per luglio
C’è un evento particolare, che segno sul calendario. È in momento, a luglio, in cui acquisto i fanghi anticellulite. Prima o poi quel momento arriva. Ogni santo anno, nel mese di luglio, scatta il protocollo estivo. Quello della preparazione. O meglio, della corsa al riparo dei danni. Perché ormai dovrei saperlo. Non ha senso fare la vaga tutto l’anno e poi scoprire con orrore a luglio, che sono lontana dalla forma fisica ideale per la prova costume. Una donna avveduta ci penserebbe tutto l’anno. Io invece ci ricasco sempre. Mi strafogo dei miei cibi preferiti. Mi abbandono a bagordi alimentari allegramente, come se luglio non dovesse mai arrivare.
E lo so che l’aspetto fisico non è tutto, che siamo belle dentro eccetera eccetera. Questa parte la so a memoria, possiamo andare avanti veloce. E invece concentrarci su un fatto: che a tutte le donne piace sentirsi belle anche fuori. Persino a quelle che sanno che è importante essere belle dentro. Ma la bellezza (sia fuori che dentro) non si costruisce in un giorno. Richiede costante e duratura applicazione.
Il protocollo di luglio
Cosa prevede il protocollo di luglio? Eliminare gli zuccheri, ridurre tutti gli sgarri, fare ginnastica. Ingurgitare quotidianamente tisane amare e beveroni nauseanti. Mangiare barrette gommose, che dovrebbero sostituire un pasto (e invece sembrano poco più che merendine). E, soprattutto, occorre acquistare prodotti specifici. Questa è la parte del protocollo estivo che preferisco. Quella deliziosa suggestione psicologica che ti deriva dal mettere dei prodotti cosmetici snellenti nel carrello. Anche se i cosmetici alleggeriscono prima di tutto il portafogli, e solo col tempo (forse) la silhouette, la sola idea di comprarne mi fa già sentire meglio.
Di solito trascorro un buon quarto d’ora a esaminare le confezioni delle creme anticellulite, drenanti, riducenti, rimodellanti eccetera eccetera. Manco le loro etichette contenessero una qualche formula magica che funziona già solo a pronunciarla a bassa voce. Le leggo tutte, anche se compro invariabilmente sempre lo stesso prodotto, con poche varianti: il fango anticellulite.
Rituali e riti di iniziazione
Il fango è, fra tutti, uno dei cosmetici più antipatici. È una melma maleodorante, di consistenza schifosa, che va spalmata su tutte le zone da trattare. Scalda, si secca, insozza le dita con cui lo spalmi. Devi avvolgere attorno al corpo anche uno strato di domopack antitraspirante. E poi devi attendere. Almeno trenta o quaranta minuti, in piedi come uno stoccafisso, fasciata nel domopack e coperta di una fanghiglia gelatinosa e puzzolente. Una cosa che ti lascia spossata per tutto il resto della giornata. Forse, se perdi qualche grammo, lo devi a quello.
Questa spiacevolezza vale un po’ per tutti i trattamenti: la depilazione è dolorosa, ma soffriamo in silenzio. Idem i massaggi drenanti che, per funzionare, devono quasi far male. Così è sempre stato per me. E, a quel che vedo, sono in buona compagnia. Perché per noi donne, la bellezza va conquistata come premio. Ma solo dopo aver superato un certo numero di dure prove. Non per niente recita il proverbio: “se bella vuoi apparire, tante pene devi soffrire”. Lo diceva mia nonna e forse anche le vostre.
Espiare è meglio che epilare
Se essere brutta o grassa di questi tempi è peccato, per diventare bella occorre espiare. E le espiazioni, si sa, sono castighi dolorosi. Questa è la ragione, credo, per cui scelgo il fango e non tanti altri cosmetici che pure affollano gli scaffali dei negozi. Non mancano creme soffici, gel leggerissimi e vagamente profumati, oli che non ungono e lasciano la pelle liscia come seta. Ma così non soffrirei abbastanza. Invece il fango puzzolente e denso è il pegno che pago per l’illusoria promessa di redenzione estetica. La bruttezza è una colpa? Secondo la mentalità odierna sì. Un un’epoca che non tollera le défaillance, che ritocca le immagini delle pubblicità e promuove la chirurgia estetica per correggere difetti inesistenti, la bruttezza è imperdonabile.
Noi siamo talmente immersi in questa cultura, che oramai l’abbiamo interiorizzata. Per questo accettiamo, quasi di buon grado, tutte le sofferenze e i trattamenti estetici spiacevoli e le beauty routine al limite del sopportabile. Tutto, purché funzioni. O almeno ci dia l’illusione di funzionare.
Essere belle dentro e fuori
Mi sono a lungo interrogata su questo strano modo di vivere la ricerca della bellezza. Perché, se essere belli dentro è quasi un dovere- morale, ovviamente- dove collochiamo l’esser belli fuori? La bellezza esteriore non è un diritto (né lo è l’eleganza, malgrado sia stato detto). Essere belli è da sempre un desiderio contrastato.
Vogliamo essere belle, ma ci secca che ci venga appiccicata l’etichetta di superficiali. O, peggio, oche. Per qualche ragione che non comprendo, pare resista un tenace pregiudizio: una donna buona, sincera, onesta, in linea di massima non può essere anche bella. Insomma, se già hai la fortuna di essere bella, cosa di cui non hai alcun merito, non vorrai mica spiccare pure per l’esercizio di virtù?
In ogni caso, se una donna è bella, non può anche essere intelligente. L’idea ci indigna. O forse ci fa sorridere di compatimento. Eppure, sotto sotto, questo pregiudizio lo abbiamo anche noi. Altrimenti perché accetteremmo di farci colare cera calda sul corpo e farcela strappare via, con un colpo secco? Perché ci sottoporremmo volontariamente a costosi trattamenti spesso spiacevoli?
Il dono più bello che possiamo fare a noi stesse è finalmente pacificarci. Essere bella non esclude essere tante altre cose: buone, oneste, sincere, intelligenti e con una buona cultura. Soprattutto, la bellezza non va conquistata superando veri e propri crudi riti di iniziazione. Si può essere belle gratis? Si dovrebbe poterlo fare. A luglio e tutto il resto dell’anno.
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