Amore fertile e amore fecondo: sembrano sinonimi ma non lo sono. Quando ci sposiamo, ci aspettiamo che il matrimonio sia allietato dalla nascita dei figli. Cosa accade se i figli tardano ad arrivare? Come si affronta una situazione così dolorosa e difficile? Che impatto ha questo evento sul nostro equilibrio di persone e di coppia? Anche quando i figli ancora non ci sono o non arrivano subito, persino se non arrivano affatto possiamo vivere una unione piena. Sebbene il nostro matrimonio non sia fertile, possiamo essere benedetti da un amore fecondo.
Intervisto Livia Carandente, giornalista e scrittrice. Avevo recensito un suo libro: https://annaporchetti.it/2022/11/03/di-nuovo-venerdi-finalmente/
Apprezzo molto la sua scrittura e la sua professionalità. Tuttavia, oggi con lei non parleremo di lavoro, ma di amore fecondo. Livia ha un bellissimo bambino, amato, desideratissimo. La sua attesa è stata un’esperienza intensa, di cui ha parlato in due libri. Oggi ci racconterà di come questa maternità a lungo aspettata l’abbia cambiata. Ripercorreremo con lei le ansie, le delusioni e il dolore, ma anche il coraggio, la fede e la speranza. Livia racconterà come la sua vicenda le abbia fatto comprendere il valore dell’amore fecondo.
Cara Livia, hai scritto due libri in cui parli del tuo difficile percorso di attesa per diventare mamma. Ci racconti la tua storia?
La mia storia inizia col matrimonio e con tutte le attese, consce ed inconsce che si generano. Si pensa ad una vita da sposi segnata da tappe, sogni, progetti. Poi si fa i conti con una realtà molto diversa dalla quella immaginata. Una realtà difficile da accettare. L’apertura alla vita che, da sempre, aveva caratterizzato il nostro matrimonio non generava figli.
Non era ancora un amore fecondo?
Per quanto noi fossimo pronti a donarci, senza risparmio, il nostro amore sembrava tornare indietro, denutrito. Come un boomerang che ferisce, ad ogni disattesa.
Al dolore dell’assenza di figli, si aggiungeva il carico delle parole, dei consigli, degli atteggiamenti, di tanti che ci circondavano. Ci facevano sentire strani, sbagliati, mortificati. Nell’attraversare il dolore di questo tratto di matrimonio, mi sono interrogata tanto e ho voluto, attraverso la mia storia, aiutare chi come me- come noi- provava certe sensazioni di inadeguatezza. Così, ho estirpato dal cuore ogni sentimento, pensiero, incontro. E ho trascritto su carta. Ho romanzato quanto ho affrontato. Ho tentato di renderlo fruibile attraverso un registro divertente e semplice.
Quali consigli daresti ad altre donne che vivono questa esperienza?
Ogni storia è unica, non si ripete, per cui non c’è un consiglio univoco ma di certo non è sano accettare la curiosità altrui fine a se stessa. Quella che non si pone il problema di poter ferire mentre fruga nelle domande. E’ importante difendersi da questa; la risposta giusta contro le invadenze non l’ho trovata ma l’ironia, che caratterizza interamente i miei libri, è un punto di partenza. Ancora, suggerisco di attraversare il dolore. E viverlo, mano nella mano con lo sposo. Aprendosi al mistero dell’amore fecondo che- a differenza dell’amore fertile- è sempre possibile.
Cosa consiglieresti alle persone vicine: il marito, i parenti, gli amici?
Esserci. Quando ci sono per qualcuno, indipendentemente dal tipo di dolore che questi vive, lo alleggerisco. Non importa il modo in cui mi rendo presente. E non devo necessariamente trovare un perché a quanto avviene. O illuderlo che la situazione cambierà. Posso però porgere una mano, una spalla, il cuore.
Com’è nata l’ispirazione dei tuoi libri? Cosa ti stava a cuore comunicare?
Li avevo dentro. Era la mia storia, la mia vita. E il mio dolore. Ho liberato tutto questo. Ho pensato potesse diventare un abbraccio per tutte coloro che, vivendo l’analoga condizione, non trovavano uno spunto per piangere, ridere, riflettere. Perché con i miei libri accade tutto questo. A volte, accade anche contemporaneamente.
Se ti guardi indietro, c’è qualcosa che non rifaresti? O che faresti diversamente?
Sono contenta delle mie scelte. Mi sento libera dai condizionamenti. Forse mi tutelerei di più da certe invadenze. Ma c’ho fatto pace. Se oggi posso aiutare qualcuno è perché sono stata lesa, illo tempore. È stato un dolore e un amore fecondo.
Che ruolo ha avuto la fede nel tuo percorso e nella creazione di un amore fecondo e un matrimonio saldo?
Ho incontrato il Padre molto tempo prima di vivere questa stagione esistenziale. Ed è rimasto con me per tutto l’inverno del cuore. Non siamo andati d’accordo, spesso. Abbiamo litigato. Ma ha messo nel mio cuore la Verità. Quindi non ho mai ceduto a scorciatoie disoneste che potessero risolvere il mio vuoto.
Che effetto hanno le difficoltà ad avere figli, nella vita di relazione, nel rapporto con te stessa e nella vita quotidiana?
“L’infertilità ci ha donato la consapevolezza dei nostri limiti”. Quando scopri una tua fragilità, devi farci i conti. Per quanto tu voglia provare a rimediare, dovrai accogliere quella parte fragile di te, di voi. Prendertene cura. E sarai libero di mostrarti nella verità, nell’autenticità, nella originalità di ciò che sei. Non sei chiamato a superarla ma a starci dentro. Ci è successo questo. Ci siamo conosciuti nella verità più profonda. Abbiamo provato a proteggerci. Solo chi vive esperienze simili può comprendere il legame che si crea, in una storia così.
Cosa permette a una coppia di affrontare queste difficoltà, mantenendosi salda in un reciproco amore fecondo?
Ci siamo ricordati spesso di esserci scelti senza pretese per ciò che avremmo potuto avere. Siamo partiti da noi. E siamo ripartiti molte volte, da noi. Bastandoci. Non abbiamo finto di stare bene. Ma anzi ci siamo scoperti delicati e autentici. A noi, a me ed a mio marito, il nostro percorso complesso di amore fecondo ha insegnato a non dare per scontato nulla. Ed a benedire ciò che ci viene donato.
Qual è l’episodio più divertente che ricordi di quel periodo? E la cosa più curiosa che ti è capitata?
Ero ossessionata dalle gravidanze. Per distrarmi, in un giorno difficile, mi ritrovai a fare la spesa in modo anche un po’ distratto. Nell’avanzare col carrello feci cadere qualcosa dallo scaffale. Una signora mi rincorse per chiedermi se gli assorbenti fossero caduti dal mio carrello. Volevo piangere!
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