Croce o delizia?
Domenica ero carica a molla, per la questione della croce. Avevo fatto la punta alle matite. Subito dopo pranzo, scorrevo il feed di Twitter, nel rintontimento del coma postprandiale. È stato allora che ho letto una notizia che mi ha rovinato il pomeriggio. Il CAI si proponeva di prendere le distanze dalla millenaria tradizione di piantare croci sulle vette e nei percorsi delle montagne.
Il CAI, per chi non lo sapesse, è un’associazione che raccoglie una quota molto rilevante degli appassionati della montagna. CAI sta per Club alpino italiano. È una istituzione storica, fondata a Torino nel 1863 su iniziativa di Quintino Sella. Lo statuto recita che è una: «libera associazione nazionale, ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale».
E cosa diceva sui social il CAI? Durante un convegno, pare che sia stata dichiarata l’intenzione di non installare nuove croci sulle vette. Questo perché la croce, in una epoca di multiculturalismo, non interpreterebbe più un sentire comune. Rischia addirittura di essere divisiva, si legge.
La croce è divisiva
Quindi, di dice che la croce sia divisiva. Questa à l’unica cosa vera della delirante dichiarazione. Il fatto è che la croce non è divisiva da oggi. Non lo è perché siamo in un’epoca di multiculturalismo. Non lo è perché non interpreti più il sentire comune. Tutto questo è falso. La croce è divisiva, sì, ma sin dall’inizio della sua storia. Sin dal calvario, la croce divide i salvati dai dannati.
Già San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, parlando di Gesù in croce, diceva: “Gli Ebrei infatti vorrebbero miracoli, e i non Ebrei si fidano solo della ragione. Noi invece annunziamo Cristo crocifisso, e per gli Ebrei questo messaggio è offensivo, mentre per gli altri è assurdo. Ma per quelli che Dio ha chiamati, siano essi Ebrei o no, Cristo è potenza e sapienza di Dio. Perché la pazzia di Dio è più sapiente della sapienza degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini”. (1Cor 1,22-25).
L’annuncio del messaggio di Cristo, della sua morte e resurrezione, era divisivo sin dall’inizio. E non ha mai smesso di esserlo.
Il significato della croce
La croce è un simbolo profondo della nostra identità. Un simbolo religioso e non solo. Dal punto di vista religioso, l’idea della crocifissione, è, come la definì san Paolo: scandalo dei giudei e stoltezza dei pagani.
La morte di crocifissione, nel mondo antico, era scandalosa e umiliante. Le leggi di Roma impedivano di crocifiggere un cittadino romano. Questo terribile supplizio era riservato agli schiavi e agli abitanti delle province, privi della cittadinanza. Infatti la Bibbia dice: “Chiunque è appeso a un legno è maledetto” (Gal 3,13). Ma grazie a Gesù, questo strumento di morte si trasforma. Diventa un simbolo di resurrezione, di salvezza. La vita eterna passa attraverso la croce. Da strumento di morte a simbolo di speranza. Sant’Elena va fino a Gerusalemme, per cercarla. Trova la “vera croce” e la riporta in occidente. Da allora, si consolida la venerazione della croce, strumento di redenzione.
Perché la croce è una componente essenziale della nostra identità
La croce è tutto questo, ma molto altro ancora. Essa campeggia sugli ospedali e su ogni farmacia del nostro paese (e non solo). La croce è parte integrante di molte bandiere nazionali europee. Ricordate la bandiera inglese. Le sue strisce e i suoi colori così tipici, che ne fanno un simbolo spesso riprodotto, anche solo a scopo decorativo? Ebbene, essa nasce dalla sovrapposizione di ben tre croci:
- Quella di San Giorgio che rappresenta la bandiera inglese,
- quella di Sant’Andrea (bianca su sfondo blu) che rappresenta la bandiera scozzese
- e la Croce di San Patrizio (rossa su sfondo bianco), in rappresentanza della bandiera irlandese.
La croce campeggia sulle bandiere nazionali della Svezia, della Norvegia, della Danimarca, della Finlandia, dell’Islanda e delle repubbliche baltiche. In queste bandiere, è un elemento così saliente che, se venisse tolta, rimarrebbe solo uno sfondo monocolore, irriconoscibile.
La Croce Rossa, organizzazione di volontariato, che fornisce assistenza sanitaria in tempo di pace e in tempo di guerra, ha come simbolo proprio la croce…
Nel linguaggio quotidiano, siamo pieni di espressioni che la contengono: mettere qualcuno in croce, essere la croce di qualcuno. Fare testa e croce con le monete, eccetera.
Il simbolo che fa paura
La dichiarazione del CAI è sembrata solo l’ultimo di una serie di attacchi a simboli religiosi cattolici (la croce in special modo). Attacchi in base ai quali ogni simbolo caro ai cristiani deve essere considerato divisivo e quindi sacrificabile, sull’altare dell’inclusività e del politicamente corretto. Ne avevo parlato già in questa occasione: https://annaporchetti.it/2022/11/08/le-dimensioni-contano/
Si tratta di una tendenza pericolosa, già analizzata con acume da Papa Benedetto XVI. Il Papa non aveva mancato di segnalare questa iconoclastia verso i cristiani e loro soltanto. Una ossessione travestita da politicamente corretto. Diceva bene Papa Ratzinger, nel ricordare che non può esserci accoglienza e convivenza, se non c’è rispetto e accettazione della propria identità (ne avevo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/05/11/joseph-ratzinger-e-leuropa/)
La smentita
Avevo fatto la punta alle matite, vi dicevo. Poi, come al risveglio da un brutto sogno, è arrivata la smentita.
Il Presidente generale del Club alpino italiano Antonio Montani, ha rilasciato una dichiarazione, in un comunicato stampa, consultabile sul sito del CAI. Nel comunicato si legge:
“Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce.”
Il caso è chiuso? Sì, ma solo fino al prossimo attacco. Per il momento, però, godiamoci con sollievo la notizia.
https://www.cai.it/croci-di-vetta-il-presidente-generale-montani-chiarisce-la-posizione-del-cai/
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