Le bugie
Le bugie sono di due tipi: quelle con le gambe corte e quelle col naso lungo. Diceva in tono solenne la fata turchina a Pinocchio. Ce lo ricordiamo tutti. Il bello della favola di Pinocchio è che ha reso vivida la comprensione di una cosa che sappiamo bene tutti, anche se fingiamo ogni tanto di dimenticarcene. Ovvero: le bugie non si dicono. Quella di Pinocchio è una avventurosa storia di redenzione: di un falegname vedovo e solo che rifiorisce, per l’amore di un figlio e di un figlio, che impara che le bugie sono un mezzo molto efficace per fare del male a chi gli vuole bene.
La storia di Pinocchio è così piena di momenti drammatici che, se non arrivasse il lieto fine a sollevarci, sembrerebbe davvero disperata. Pinocchio, a differenza di quel che sembra, non è una storia incentrata sulle bugie, ma sul potere salvifico e taumaturgico dell’amore. Però le bugie c’entrano eccome. La trama mostra in modo evidente come bugie possano creare guai immensi.
Le bugie ci circondano
L’ottavo dei dieci comandamenti che Dio diede a Mosé, era già chiaro in proposito: Non dire falsa testimonianza. Il che, in senso un po’ meno letterale, rende peccaminose tutte le bugie, non solo quelle in cui si rende testimonianza. Il fatto è che siamo immersi nelle bugie. Nel nostro mondo, tutti mentono. I politici mentono abitualmente, circa le loro azioni. Mente il fruttivendolo che millanta una qualità delle verdure che non corrisponde al vero. (Solo ieri mi sono fatta infinocchiare da un giovanotto con la parlantina sciolta. Le albicocche, nel tragitto breve fino a casa, erano già marmellata). I condomini non sono da meno, quando assicurano di seguire scrupolosamente le indicazioni per la raccolta differenziata, (e poi prendiamo una multa al mese dai netturbini). Mente il guidatore che lascia la macchina in doppia fila, dicendo che starà lì solo un minuto.
Siamo immersi nelle bugie e talvolta le diciamo noi stessi. Quando rispondiamo a familiari e amici di star bene, è perché non abbiamo voglia di confidarci. Ogni volta che rassicuriamo qualcuno che è in pensiero, pur sapendo che sono cose dette per non dare preoccupazioni. Quando non vogliamo affrontare la realtà. Perché diciamocelo, le bugie avranno anche nasi lunghi e gambe corte, ma talvolta pure la verità ha un volto duro.
Perché diciamo le bugie
Infatti, talvolta le bugie sono la nostra via di fuga da una realtà che non sappiamo come affrontare. La verità fa male, da ben prima che Caterina Caselli lo cantasse. La verità ci denuda, per questo a volte ricorriamo a delle foglie di fico, le bugie, che coprono quello che non vogliamo mostrare.
Vergogna o imbarazzo
All’origine della bugia, c’è spesso la vergogna o l’imbarazzo. Non ditelo a me. Sui miei documenti di identità ho sempre mentito su altezza e peso. Non saprete mai quanto sono alta. E nemmeno quanto peso. Ultimamente non lo so neanche io. Ho smesso di pesarmi, per non avere dispiaceri. Invece riferisco un peso che avevo forse più di dieci anni fa. Molte persone raccontano bugie sulla loro vita professionale o sentimentale perché si vergognano di come stanno veramente le cose. Io stessa mento se qualcuno mi invita a cena e chiede un parere su una pietanza che non gli è venuta troppo bene. Sarei in imbarazzo a dirigi la verità.
La menzogna può avere intenti compassionevoli e questo ci inganna circa la sua natura. Se incontro l’amico che attraversa un periodo difficile, evito di dire che è molto provato. Si possono dire bugie per molti altri motivi.
Comodità
Per comodità, diciamo alle persone esattamente quello che vogliono sentirsi dire. Anche se non è vero. Mostriamo di condividere le loro opinioni, perché non abbiamo voglia di discutere. Promettiamo visite e incontri e telefonate, pur sapendo che non abbiamo tempo, voglia, intenzione di farli. Raccontiamo a noi stessi che va tutto bene, anche se siamo infelici.
Autostima
Mentiamo anche per mancanza di autostima: ci teniamo a fare bella figura. Anche a costo di dipingerci per quelli che non siamo, di vantare qualità che non possediamo. Questo ci permette di salvare la faccia con noi stessi e con chi ci sta intorno, ma non migliora le cose di un millimetro.
Le bugie sono spesso armi di difesa, ma questo non le nobilita.
Perché dire le bugie non è praticamente mai una buona scelta
San Paolo diceva di fare della verità la propria cintura (Ef 6:14): State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia.
Ovvero consigliava agli Efesini del I secolo (ma vale anche per i milanesi, i palermitani, i fiorentini del secondo millennio) di includere la verità nell’armamento del loro impegno militante di cristiani (assieme alle calzature dello zelo evangelico, lo scudo della fede, l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito).
Questo perché Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. (Mt 5:37). E qui San Matteo (best apostle ever, il mio preferito) è davvero formidabile. Questo versetto evangelico coglie un lato importante della natura umana: se ci allontaniamo dalla verità, cediamo al compromesso. È per questo che la verità ci rende liberi, sempre (Gv 8:32). Non solo la grande Verità della rivelazione, ma tutte le verità della vita.
Quello che ci sfugge, quando diciamo le nostre “bugie bianche”, ovvero le bugie dette per quieto vivere, è che perdiamo la libertà, assieme alla verità. Meglio consacrarci nella verità (Gv 17:17).
Soluzioni pratiche per mantenersi nella verità
Ma allora, cosa facciamo? Diciamo all’amica in crisi per la prova costume che sì, è vero, il suo giro vita non è proprio quello di una sirena? Dovrebbe perdere dieci chili, ma non ce la farà mai in quattro settimane? Ci tocca dire al conoscente con il cane vecchio e malato che è probabile che lo perda fra poco? O dire al figlio, il giorno prima della partita del torneo, che non vinceranno, perché l’altra squadra è più forte? Se anche la verità rischia di essere contundente, non nascondiamoci dietro a una bugia.
Essere sinceri, non equivale a essere brutali. Di fronte a una verità scomoda, possiamo anche non esprimerci. La foga di essere opinionisti della strada oggi ci travolge un po’ tutti. Ma non abbiamo di fronte a noi dieci microfoni e una telecamera. Ogni tanto possiamo astenerci dal rivelare alla collettività le nostre riflessioni. Il mondo se ne farà una ragione. Non tutto richiede una chiosa. A meno che non ci venga proprio esplicitamente richiesto un parere, possiamo anche soprassedere.
Se invece siamo interpellati e non abbiamo modo di sottrarci, non raccontiamo mezze verità o bugie intere. Valutiamo invece in cosa si potrebbe trovare consolazione e conforto. Non sei in forma per la prova costume? Oggigiorno si vendono costumi a pantaloncino, come quelli dei surfisti. Oppure, potete mandare all’amica in crisi un tutorial sui 101 modi di avvolgere il pareo, per slanciare la figura.
Possiamo dire al conoscente che lo capiamo e che il cane ha sicuramente avuto un padrone che gli ha voluto molto bene. Rammentiamo al conoscente che può comunque stare con l’amico fedele e accudirlo amorevolmente, fino all’ultimo momento (non è poco).
Invece di promettere al figlio agonista happy end vittoriosi da commedia americana (irrealizzabili), dobbiamo insegnargli che a volte di vince e altre si perde ma sempre bisogna combattere. In fondo non fallisce chi perde, ma chi si arrende.
Offrire sostegno e comprensione a chi fronteggia una situazione difficile, è più utile che cercare di negare la verità, ricorrendo a pietose bugie. Anche perché le pietose bugie offrono una consolazione molto scarna, che entrambi sapete non essere reale.
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