Solidarietà e povertà nell’antichità
Sentiamo spesso parlare di aiuto i bisognosi. Un buon cristiano tende sempre la mano alle persone fragili. Questo principio sacrosanto è stato predicato per la prima volta nella Bibbia. Il mondo antico non era caritatevole. Ai tempi degli antichi la solidarietà non era una qualità popolare. Chi era ricco non avvertiva la necessità di ridistribuire parte dei suoi beni. L’aiuto ai poveri non era una preoccupazione comune.
Nella Roma repubblicana, i poveri beneficiavano di tanto in tanto delle elargizioni gratuite di grano, a opera dello stato. Le ricche e nobili famiglie romane mantenevano i clientes. Si trattava di cittadini liberi ma senza arte né parte. Essi, per vivere, si prestavano a servire la famiglia nobile di riferimento. Questi rapporti non erano gratuiti. Si trattava di un baratto. Fedeltà, accondiscendenza e asservimento in cambio del denaro necessario al sostentamento.
Il cristianesimo e l’invenzione della solidarietà
Il cristianesimo ha introdotto la carità e la solidarietà. Di fatto ha inventato l’aiuto gratuito al prossimo. Un aiuto fondato sull’amore e non sull’interesse. Una idea così rivoluzionaria, che lasciava gli antichi romani increduli. Le piccole comunità dei cristiani erano pronte ad aiutarsi e condividere il poco disponibile. La carità, la solidarietà, la generosità dei primi cristiani non avevano precedenti storici.
Per secoli, le uniche opere di assistenza gratuita (ospedali, ricoveri) erano gestite da religiosi. Le società antiche non avevano welfare. Non si facevano carico dei meno fortunati. Nei secoli la Chiesa non ha mai perso la sua vocazione caritatevole. La solidarietà è uno dei pilastri della dottrina sociale della Chiesa.
Oggi si parla molto di solidarietà. Le società occidentali si ispirano fortemente a questo principio. Molti laici parlano della solidarietà come di un valore universale. Dimenticano, o fingono di dimenticare, che l’aiuto al prossimo non è una inclinazione naturale nell’uomo. All’opposto, privarsi di qualcosa per darla ad altri è quanto di più controintuitivo si possa immaginare.
Esortazioni alla solidarietà
Tutto il Vangelo è pieno di inviti ed incoraggiamenti alla solidarietà e alla carità. Nessun cristiano può ignorare quello che è un dovere, ribadito più volte: l’aiuto ai fratelli in difficoltà. Rileggere il Vangelo oggi, ci fa capire quanto sia ispirato da una profonda conoscenza della natura umana. Vorrei prendere in esame alcuni versi di San Matteo. San Matteo è il mio apostolo preferito (senza offesa per gli altri). Ha ampiamente parlato dell’argomento.
Agire bene per mostrare gratitudine
Perché bisogna essere generosi? Ci guida il Vangelo di Matteo: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.” (MT 10,8). La carità deriva dall’amore di Dio. Ne è un riflesso. Poiché siamo stati trattati con generosità e abbiamo ricevuto da Dio, con la stessa generosità è giusto donare. Dio dona gratuitamente agli uomini. Non si aspetta nulla in cambio. L’essenza dei doni divini è proprio la gratuità. La gratuità deve ispirare anche i rapporti fra gli uomini.
L’aiuto al prossimo come manifestazione di fede
Come possono gli uomini manifestare la loro fede? Non solo andando a Messa, recitando le preghiere, onorando le feste, ma anche aprendosi agli altri. Sempre Matteo riporta un episodio in cui Gesù invita a vedere nel prossimo la sua immagine. A trattare gli uomini con lo stesso amore che si prova per Dio. Chi non lo fa, non può dirsi un buon credente. (Matteo 25, 45): “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.” Quindi la fede non è un rapporto fra l’individuo e Dio, che lascia fuori tutti gli altri. Proprio perché si ama Dio, si deve amare anche il prossimo. Non c’è fede senza carità.
La solidarietà come ingrediente essenziale delle relazioni umane
Essere solidali e andare incontro all’altro è un ingrediente essenziale di ogni relazione umana. Di fronte a una richiesta di aiuto, il cristiano non può rimanere insensibile. Il Vangelo di Matteo lo dice esplicitamente: “Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle”. Matteo 5,42
La solidarietà come testimonianza
Per avvicinare gli uomini a Dio, il modo migliore è l’esempio. Comportarsi in modo generoso, onorevole, seguendo l’insegnamento di Dio. La solidarietà testimoniata dai credenti rende gloria a Dio, che l’ha ispirata. I cristiani agiscono in modo coerente con il messaggio evangelico e ne mettono in evidenza il valore, di fronte ai loro simili. (Matteo 5,16): “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.“
La generosità come condizione per la salvezza
Ricchi si può nascere. Ma la salvezza si conquista con le proprie azioni individuali. Prima fra tutte la solidarietà generosa al prossimo. Matteo rievoca l’episodio di un giovane facoltoso, che chiede a Gesù come perfezionare la propria fede. Gesù non ha dubbi: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». (Matteo 19, 21) Il tesoro nel cielo è la salvezza. La si ottiene se si riesce a distaccarsi dai beni materiali e usarli per fare del bene agli altri.
La solidarietà come gesto intimo
Il bene fatto al prossimo non deve però essere motivo di vanto. Né alimentare l’orgoglio. Fare opere di carità e solidarietà, per suscitare ammirazione o gratitudine, svilisce il gesto. Da atto di generosità, si trasforma in vanità. Il bene si fa in segreto. Dio vede tutto. Attribuisce a ciascuno la giusta ricompensa.
Il vangelo di Matteo contiene un forte richiamo a questo proposito: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Matteo 6, 1-3)
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