Consigli alla me ventenne

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Quello che direi alla me ventenne

I vent’anni sono una età bellissima e terribile. Qualunque donna lo sa. Hai la bellezza e la freschezza, ma non la consapevolezza per potertele godere. Sei piena di paure e di incertezze su te stessa. Il futuro di inquieta! Se c’è una cosa bella del crescere e dell’invecchiare, è che ti dà tutto quello che ti mancava a vent’anni. Certo, lo fa a prezzo di qualche decennio, ma si sa che nella vita non c’è nulla di davvero gratuito.

L’ideale sarebbe avere la giovinezza dei vent’anni e la maturità del quaranta-cinquanta. (e magari zero cellulite, niente rughe e la taglia quaranta, ché tanto sognare è gratis!). Ovviamente questo non si può fare. Ripenso con tenerezza alla me ventenne. Se oggi la incontrassi, avrei voglia di dirle qualcosa che la rassicurasse. Anzi, più di qualcosa. Avrei almeno cinque o sei cose da dirle, di quelle che cambiano la vita. Almeno, l’avrebbero cambiata a me, a quell’età.

L’amore è una cosa meravigliosa, ma ti ci devi impegnare

Come ogni ventenne, sognavo l’amore. Io penso che questo sia il pensiero principale quell’età. Diffido profondamente di chi lo neghi. Chi dice che a vent’anni non ci pensava proprio, perché doveva studiare, lavorare, battere il record dei duecento metri stile rana, secondo me, mente. L’amore a vent’anni è quell’oggetto misterioso che tutti desiderano, ma ben pochi sanno immaginarsi. Uscendo dall’infanzia siamo ancora tanto dentro a falsi miti: il principe azzurro, la donna perfetta, la storia d’amore con le farfalle nello stomaco. Poi rischiamo di essere deluse e disilluse.

C’è il pericolo che diventiamo scettiche, che ci chiudiamo. Quello che direi alla me ventenne è che l’amore esiste, ma richiede impegno. Non è un incantesimo né un automatismo. Ha invece molto a che fare con la capacità di donare, di perdonare, di fare un passo indietro. L’amore esiste ma ti ci devi impegnare.

La fede diventerà più solida e profonda rispetto alla me ventenne

La fede non è un monolite, immutabile e perfettamente compiuto. Invece cresce con noi, con le nostre esperienze. Quello che direi alla me ventenne è che non deve preoccuparsi delle difficoltà, dei momenti di dolore o disperazione. Nessuno di essi mi ha fatto perdere la fede. Al contrario, l’ha fatta maturare. Spesso ho sentito la mano protettiva del Signore sul mio capo.

Tante volte le mie preghiere sono state esaudite. E quando non sono state esaudite, mi è stato dato di più di quello che avevo chiesto. La mia fiducia in Dio è aumentata e adesso non gli chiedo più di fare quello che voglio, ma di fare quello che è bene e darmi la forza di accettarlo. Con l’età cresce anche la comprensione del mondo. Si approfondisce la Parola con la lettura. Sotto la guida di confessori attenti e preparati si migliora. Si fanno molti incontri che cambiano la nostra visione del mondo. Avvicinandoci a Dio.

Nel tempo le amicizie si diradano, ma quelle che restano sono le migliori

Quando sei giovane, sei piena di amici. Questo dipende, dall’uso superficiale che diamo alla parola “amico”. Si possono nutrire affinità con molte persone. Affinità di natura culturale, caratteriale, politica, religiosa. Si può essere uniti persino dal tifo sportivo. Sarebbe però un errore dare per scontato che ogni affinità costituisca un’amicizia. L’amicizia vera viene non da una affinità qualunque, ma dall’affinità sui valori. Se la pensiamo allo stesso modo sulla vita, sul bene e sul male, probabilmente il nostro rapporto è più profondo di quello che deriva da una vacanza insieme o da qualche piacevole uscita serale.

Quello che direi alla me ventenne è che molte amicizie della giovinezza di diraderanno. Ognuno seguirà la sua strada. In molti casi scopriremo che, al di là dell’affinità specifica che ci ha uniti per qualche tempo, ci sono importanti differenze che ci separano. In compenso, colori che ci restano vicini, sono amici veri, in grado di condividere con noi importanti pezzi di vita.

Se non impari a perdonarti, non sarai mai felice

La me ventenne era molto severa con sé stessa. Quando sei giovane non conosci il mondo. Il punto è che non consoci nemmeno te stessa. È la vita che ti metterà di fronte ai tuoi limiti. Ma ti rivelerà anche i tuoi punti di forza. Ad un certo punto, guardandoti indietro, ti accorgerai che hai sbagliato tante volte, ma tante altre ti sei comportata in modo onorevole. Quello che direi alla mia ventenne è che deve imparare a perdonarsi. Raramente gli errori sono irrimediabili.

Al contrario, la buona volontà e l’umiltà permetteranno di sistemare quasi tutto. D’altro canto, non puoi esercitare misericordia verso gli altri, se prima non impari a perdonare te stessa. Nessuno riesce ad essere realmente generoso, se non si sente sereno. Perdonarsi non significa arrendersi ai propri limiti e smettere di crescere. Al contrario, è riconoscere che c’è ancora della strada da fare, ma il miglioramento è possibile.

Le cose della te ventenne che non ami, in parte le cambierai il resto lo accetterai

Se avessi fatto una lista delle cose che la me ventenne non amava di sé stessa, l’elenco sarebbe stato lungo. Dall’aspetto fisico al tono della voce, dal lavoro alla socialità. E’ difficile essere soddisfatti di sé, sotto la lente critica dei vent’anni. A vent’anni vorresti cambiare quasi tutto di te. Vorresti somigliare a qualcun altro. Essere in un altro luogo, fare altre cose. Una grande lezione che ti dà l’età adulta è che molto di quello che non ti piace, lo puoi cambiare.

È molto più utile rimboccarsi le maniche e modificare abitudini, comportamenti, aspetto e altro, piuttosto che piangersi addosso per quello che non si ha o non si è. Dandosi da fare si possono realizzare molti dei propri sogni. Allo stesso tempo, è più facile accettare quelle cose che non si è riusciti a cambiare. Così si capisce che il miglioramento è stato apprezzabile. Si può essere soddisfatti del risultato. Quel che rimane è una parte di noi. Probabilmente non è modificabile. Siccome resta parte di noi (anche se non ci piace) ci dobbiamo riconciliare con essa.

Cerca di goderti le piccole cose

La me ventenne lavorava sodo. Aveva un sacco di progetti: farsi apprezzare sul lavoro, far funzionare il matrimonio, avere dei figli, comprarsi una casa e molto altro ancora. In quella corsa folle a fare, lavorare, smarcare punti e raggiungere obiettivi, ho goduto poco di quello che la vita mi dava. Adesso,  a cinquant’anni, sono molto più rilassata. È vero che molto di ciò che desideravo si è realizzato, ma non è solo questo. Ho imparato che la vita scorre velocemente.

Non ha senso vivere nell’attesa del momento in cui raggiungerai i tuoi obiettivi. Devi e puoi essere felice nel frattempo. Non puoi concentrarti così tanto sul futuro, da non accorgerti della bellezza del presente. Questa è stata una grande lezione dell’età adulta. Credo che alla me ventenne avrebbe fatto un gran bene scoprirla prima.

Soprattutto, vorrei dire alla me ventenne che l’attendono trent’anni meravigliosi. Non è il caso di stare in pena.

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