Parliamo di fede: intervista a Don Filippo Cotroneo

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I miei articoli:

Intervists sulla Fede, con Don Filippo Cotroneo, parroco e da tempo firma nota in questo blog

1) Parliamo di fede: cosa intendiamo con “avere fede?”

Partiamo da lontano. Sul piano terreno-umano, avere fede significa “fidarsi”.

Tutto ciò che avviene nel mondo, si muove sulla fiducia e, senza di essa, tutto scomparirebbe e l’uomo vivrebbe, come Monade (dal greco “monàs” unità) e, senza scomodare più di tanto la filosofia, verrebbe visto come chiusura, isolamento. Anzi forse è proprio questo il connotato fondamentale del monade, il suo principio, che lo tinge di una sfumatura tendenzialmente negativa, contraria al bene della relazione con gli altri. Essere monade è non fidarsi dell’altro nella “relazionalità”. Un esempio semplice all’interno di un mondo ipotetico e giusto: se spedisco una lettera, ho fiducia che essa arriverà, perché ci sono persone che lavorano per farla arrivare a destinazione. Provate ad immaginare l’inverso! Tutto il “mondo” si muove e vive sulla fiducia. Senza di essa, prende il sopravvento la diffidenza, il sospetto… In ultimo, anche la guerra

Così è anche con gli esseri umani i quali, attraverso un processo di conoscenza reciproca, arrivano a fidarsi l’uno dell’altro. fiducia che continua anche se i due soggetti sono lontani per anni, grazie alla loro “esperienza” vissuta e che si rende presente al momento del bisogno.

2) la fede è dono o conquista?

Questa domanda ci pone già sul “piano superiore”.

La fede è dono di Dio per tutti, Nessuno escluso, anche per i pagani, perché Dio non fa preferenze. Questo dono per tutti, ci è dato nel Battesimo che, come gli altri Sacramenti, provengono dal costato aperto di Cristo che si è donato volontariamente sulla croce per redimere l’umanità intera.

Il dono che ci è stato dato è come un piccolo seme che non può rimanere tale per tutta la vita. E’ importante, per la nuova vita, essere radicati in Cristo, al punto che S. Paolo dirà: “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me (Gal. 2,20).

Ciò presuppone che quel seme donato deve crescere. Ma come fa a crescere in un bambino, se non viene aiutato dagli adulti, proprio come nella crescita corporale? Ecco allora il ruolo dei Genitori, del Padrino e Madrina, perché questo piccolo seme possa essere aiutato a mettere le radici e diventare, piano piano alberello. Alberello che, ben indirizzato nella sua crescita, può portare il frutto buono per il bene di tutti. Quanto sarebbe bello, come dice don Epicoco, se la mamma recitasse il rosario con il suo bimbo/a in braccio per fargli gustare la dolcezza verso Maria. Uno dei mille e più esempi che si possono fare per aiutare questo piccolo seme a crescere nella fiducia.

Ed è crescendo e apportando le giuste modifiche alle proprie scelte di vita, che si arriva a conoscere l’Autore del dono, anche per mezzo dell’esperienza, anch’essa fondamentale per il prosieguo del cammino. Ricordiamoci del Popolo Ebreo liberato dalla schiavitù del Faraone, guidato da Mosè lungo il deserto, luogo di morte e non di vita. Per quale motivo, Dio libera il Popolo per portarlo nel deserto? Certamente non per schiavizzarlo. Invece per fargli capire che senza di Lui, l’uomo, pur essendo libero, non può vivere. Dio risponde alle loro richieste, e manda la manna, le quaglie, l’acqua che scaturisce dalla roccia; questa esperienza, fatta dal popolo nel deserto, deve restare viva in loro, ed essere trasmessa da padre in figlio. Perché dove ciò era umanamente impossibile, con Dio diventa possibile.

3) in che modo la fede cambia l’esistenza del credente, rispetto alla vita di un laico?

Il credente adulto, cioè colui che è passato da una fede “bambina” ad una fede adulta, sa bene che c’è una enorme differenza tra “l’essere nel mondo ma non essere del mondo”. Per capire bene, inserisco la famosissima lettera a Diogneto che la liturgia delle ore ci ha fatto leggere proprio l’altro ieri:

“Dalla «Lettera a Diogneto» (Capp. 5-6; Funk, pp. 397-401).

I cristiani nel mondo

I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio. Né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è stata inventata per riflessione e indagine di uomini amanti delle novità, né essi si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano.

Abitano in città sia greche che barbare, come capita, e pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile. Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera. Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non espongono i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il talamo.

Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma, con il loro modo di vivere, sono superiori alle leggi.

Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Sono sconosciuti eppure condannati. Vengono mandati a morte, ma con questo ricevono la vita. Sono poveri, ma arricchiscono molti. Mancano di ogni cosa, ma trovano tutto in sovrabbondanza. Sono disprezzati, ma nel disprezzo trovano la loro gloria. Colpiti nella fama e intanto rendono testimonianza alla loro giustizia.

Sono ingiuriati e benedicono, sono trattati ignominiosamente e ricambiano con l’onore. Pur facendo il bene, sono puniti come malfattori; e quando sono puniti si rallegrano, quasi si desse loro la vita. I giudei fanno loro guerra, come a gente straniera, e i pagani li perseguitano. Ma quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia.

In una parola, i cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo. L’anima si trova in tutte le membra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo. Anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile, anche i cristiani si vedono abitare nel mondo, ma il loro vero culto a Dio rimane invisibile.

La carne, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all’anima, perché questa le impedisce di godere dei piaceri sensuali; così anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto ingiuria alcuna, solo perché questi si oppongono al male.

Sebbene ne sia odiata, l’anima ama la carne e le sue membra, così anche i cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa a sua volta sorregge il corpo. Anche i cristiani sono trattenuti nel mondo come in una prigione, ma sono essi che sorreggono il mondo. L’anima immortale abita in una tenda mortale, così anche i cristiani sono come dei pellegrini in viaggio tra cose corruttibili, ma aspettano l’incorruttibilità celeste.

L’anima, maltrattata nei cibi e nelle bevande, diventa migliore. Così anche i cristiani, esposti ai supplizi, crescono di numero ogni giorno. Dio li ha messi in un posto così nobile, che non è loro lecito abbandonare…”

Credo che questa lettera a Diogneto, sia la giusta risposta a questa domanda. Si possono leggere anche alcuni testi: (Matteo 28:19), (Romani 12:2), (1 Giovanni 5:19), (1 Giovanni 2:15). Ma il nuovo testamento è ricco di questi riferimenti che non è possibile riportarli tutti.

4) la fede va nutrita e protetta? Quali sono le principali insidie a cui è esposta?

La vita, qualsiasi vita, per crescere ha bisogno di essere nutrita. Non entro nel campo della biologia, di cui non sono minimamente esperto. Voglio mantenermi nel campo della semplicità. D’altronde, anche in questo dobbiamo imitare Colui che è stato semplice e ha lodato il Padre per essersi rivelato ai semplici e non ai complicati “dotti”. Anche se bisogna riconoscere che tra i “dotti” ci sono anche delle persone semplici.

Proprio ieri il vangelo ci parlava della parabola della vite, del tralcio e del vignaiolo. Il tralcio per portare il frutto, si nutre dalla vite, che a sua volta si nutre del terreno; noi ci cibiamo dell’Eucarestia e della Parola. Il vignaiolo prepara il terreno e protegge la vite, legandola perché le intemperie non possano distruggerla. Ma soprattutto il tralcio, se si stacca dalla vita, muore e viene gettato nel fuoco.

Anche in questi versetti di Giovanni possiamo vedere il legame tra il Padre, il Figlio e noi, ha lo stesso legame della vite e del tralcio: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Il tralcio dà il frutto, il dimorare di Gesù, insieme al Padre in noi, porta la gioia.

Le principali insidie sono dentro noi stessi che non viviamo questa unità col Padre, con il Figlio, per mezzo dello Spirito. Non “mangiamo” la sua Parola, che può essere anche amara, inizialmente, l’unica Verità. A volte, o spesso, siamo più propensi a mettere da parte Colui che è nostro nutrimento per barattarlo con un nostro capriccio, e non ci rendiamo conto, o forse si, che agendo in questo modo ci poniamo dalla parte del mondo, della carne, di satana, il quale ci alletta con le cose del mondo (ricordiamo le tentazioni di Gesù nel deserto), ci fa vedere le cose affascinanti, ci abbaglia come un’auto di sera, non facendoci vedere niente e con il pericolo di andare a sbattere. Gesù è Luce che illumina il nostro cammino.

Altre insidie: Vi dico dunque: “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne, infatti, ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere.

Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri(Gal. 5,16-26).

Ancora altre insidie sono nascoste nelle cose più banali, tra le cose impensabili, e bisogna essere allenati a riconoscerle. Chi ha mai pensato che nella pubblicità si può nascondere l’insidia del demonio? Quanta falsità, con l’unico scopo di vendere il prodotto… e come si corre a comprarlo senza sapere quali veleni chimici essi nascondono. Insidie nelle ideologie, che ti portano a credere a delle verità senza nessun fondamento. Una casa, o qualsiasi altra cosa, anche un concetto filosofico, senza fondamento, non si può reggere ed è destinato a crollare.

“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt. 20,24-27).

Quale casa vogliamo essere o costuire? Meglio essere docili all’azione dello Spirito che di volta in volta suggerisce l’azione da intraprendere.

5) quale consiglio daresti a un fedele, che volesse perfezionarsi nella fede?

Basterebbe leggere, ascoltandola, la Parola di Dio e metterla in pratica, senza stare a perdere tempo per confrontarla con le varie filosofie. Gesù è Via, Verità e Vita, nessun altro possiede queste realtà.

6) in cosa crede, chi non crede? Quali sono i pericoli spirituali, in assenza di fede?

Come si fa, in questo nostro tempo, a dire in che cosa crede l’uomo al di fuori della Verità. Possiamo descrivere mille cose, ma non finiremmo ugualmente a completare l’elenco. Forse il più grande errore o peccato è il peccato del secolarismo perché elimina il Trascendente per mettere se stessi al posto di Dio e sentirsi padreterno. Da qui vengono fuori tutte le aberrazioni umane. Pensiamo all’abominevole “diritto all’aborto”. Oppure all’utero in affitto da parte dei “difensori” radical chic del femminismo che schiavizzano le donne, comprandole, piuttosto che difenderle da questi abusi! Pensiamo alla tecnica, che è capace di costruire una creatura con la tecnologia.

Piccoli esempi che ci fanno vedere la torre di Babele che stanno costruendo i popoli. Per non parlare delle guerre “giuste”, che giuste non sono. Mentre il primo dono di Gesù risorto è la pace: «La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: ”Pace a voi!”. Detto questo mostrò loro le mani ed il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv.20,19-20). Come fa a gioire il non credente?

Desidero concludere con il Vangelo odierno: “«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 9-11). Ecco la vera gioia!

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