E se il coniuge critica?

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Nessuno è al di sopra di ogni critica

La mia parmigiana non è al di sopra di ogni critica. Ora lo sapete. Mi costituisco e mi appello alla clemenza della corte. Io che provengo da una stirpe di preparatrici di meravigliose parmigiane di melanzane. Purtroppo, la sublime arte della parmigiana, non è una competenza iscritta nel nostro codice genetico. Né si tratta di un’abilità innata. Il che non sarebbe un problema, se noi vivessimo in Finlandia o in Giappone. Là dove la melanzana è un frutto così esotico, che lo espongono in un museo.

Se invece, come me, vieni dal profondo sud e vivi qui in Italia (sì, anche la nordicissima Milano longobarda fa in fondo parte dell’Italia, che è un paese del sud d’Europa). Per noialtre è una mancanza grave, che sicuramente ci espone a più di qualche critica. Mio marito, infatti, la parmigiana la prende al ristorante, in rosticceria. Oppure a cena, a casa di amiche più virtuose di me. E, se e quando provo a prepararla (sempre più di rado) mi rivolge qualche fondata critica. Non me la prendo, ma so che questo è un argomento sensibile. In tanti non sono a loro agio con le critiche.

Perché una critica del coniuge mi ferisce?

La critica del marito (o della moglie) può essere motivo di dispiacere e persino irritazione. Tutti desideriamo essere amati e approvati. Le critiche ci mettono di fronte al disappunto di chi amiamo. Non sorprende che la cosa possa farci soffrire. .È però importante imparare a non drammatizzare, per evitare che l’atmosfera in famiglia si rovini e si creino tensioni inutili. Come evitare questo meccanismo? In primo luogo, chiediamoci se si tratta di una critica oggettiva, come nel mio caso per la parmigiana. (e non solo per la parmigiana, credetemi, di manchevolezze ne ho parecchie).

Se c’è del vero, dietro alla critica, è meglio non prenderla sul personale. Questo è difficile, sia per le donne, che per gli uomini. Noi donne, perché siamo spesso ossessionate da controllo e dal perfezionismo e fatichiamo ad accettare una critica. Gli uomini, perché spesso percepiscono la critica come un attacco alla loro autorevolezza. Prendersela è un rischio comune, purtroppo è un atteggiamento pericoloso. Per evitarlo, bisogna ricordare che una critica su una singola azione o comportamento, non esprime mancanza di affetto o di rispetto alla globalità della nostra persona.

Vale poi sempre la saggia massima di Giacomo: Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. (Giacomo 5,11). Un po’ di pazienza, nei confronti delle critiche e di chi critica, è sempre una buona cosa.

Non siamo le nostre azioni (nemmeno la nostra parmigiana!)

Per dirla con parole semplici, io non sono la mia parmigiana. Lei può essere insipida, non abbastanza condita, non sufficientemente cotta. Questo non toglie nulla a me come persona. Posso fare un miliardo di pessime parmigiane, ed essere ancora una persona amabile, simpatica, gentile, eccetera eccetera. Io posso essere criticata per qualcosa che faccio, ma la critica non si estende a me e ai moti altri ambiti in cui mi trovo.

È vero che qualcuno si sente tradito, se la critica, per quanto giusta e ragionevole, viene mossa da una persona cara. Anzi, dalla persona più cara in assoluto: il coniuge. Però non è davvero il caso di farne una tragedia. La persona che ci ama non deve sentirsi obbligata ad approvarci in tutto. Anche in una coppia che si ama, deve rimanere un legittimo spazio di oggettività. La lealtà per il consorte (o la consorte) non ha nulla a che vedere con un sano diritto alla critica.

Come trasformare una critica in una opportunità

Di fronte a una critica, conviene chiedersi: cosa posso fare per migliorare e non dare più motivo di criticarmi su questo? Questo è senz’altro l’uso migliore che si possa fare di un rimprovero. Specie se ci è stato rivolto da qualcuno che ci vuole bene. Qualcuno che non vuole farci dispetto. Molte delle critiche che ci vengono rivolte dal marito o dalla moglie sono probabilmente fondate. Offrono materiale per la nostra crescita personale, (sì, marito caro, ho preso molto sul serio la tua critica alle mie abilità di frittura, ci sto lavorando, prima o poi imparerò).

Se ne può fare tesoro, per superare i propri limiti. È comunque possibile che non si riesca a migliorare, nello specifico aspetto che ci è stato segnalato. In quel caso, è comunque utile avere consapevolezza dei propri limiti. Quando ci invitano a quelle cene ognuno-porta-qualcosa, mi astengo dalla parmigiana. Di solito porto una torta salata, che mi riesce meglio.

E se siamo noi a criticare?

E se ci troviamo noi dall’altra parte? Se siamo noi a esprimere critiche? C’è un modo giusto per farlo? un modo che riduca al minimo gli effetti negativi? Si può rivolgere “bene” una critica. Così come si può litigare bene (dei litigi ho parlato qui https://annaporchetti.it/2023/04/24/se-si-litiga-e-un-bene-o-un-male/). Ecco i miei consigli, dopo ventiquattro anni di matrimonio, critiche varie, cose che sono andate storte e incidenti diplomatici.

Consiglio numero 1: esprimere ogni critica con moderazione

La moderazione è una grande qualità. Non ci si pente mai di esercitarla. Anche e soprattutto se si tratta di esprimere una critica. Questo vuol dire che è sufficiente dire: “secondo me la parmigiana non è cotta a dovere” invece di: “la parmigiana fa schifo”. Non importa quanto il comportamento dell’altro sia distante dall’ideale. Mai dire a una donna: “Questo vestito ti sta malissimo, sembri una balena”. Così come non va affatto bene dire a un uomo: “Non è così che si stende, non sai fare niente”.

Lo diceva anche San Paolo: Mariti, amate le vostre mogli, e non v’inasprite contro di loro. (Col 2,19) (e vale sicuramente anche per le mogli, ché non si inaspriscano contro i mariti).

Ma allora, come ci si esprime? In primo luogo, meglio mantenere un tono conciliante. Nessun errore può essere così grave, da meritare una solenne reprimenda. Umiliare l’altro con un giudizio aggressivo non porta alcun beneficio. Se siamo nervosi o indisposti (magari per tutt’altro motivo), è meglio non esprimersi, fino a che non si sarà recuperata serenità.

Consiglio numero due: essere oggettivi

Lo abbiamo già detto: una critica oggettiva è uno strumento prezioso. Perciò, non limitiamoci a dire che qualcosa non va bene o non ci piace. Sforziamoci di fornire all’altro del materiale che possa elaborare, per superare le sue difficoltà. Invece di: “la parmigiana non ti è venuta bene” è molto meglio dire: “Ci sarebbe voluto un pizzico di sale in più e un po’ meno di cottura, che l’ha fatta asciugare troppo”.

Consiglio numero tre: essere costruttivi

Una critica mossa nel migliore dei modi, invece di distruggere, deve aiutare a costruire. Se abbiamo visto che l’oggettività è essenziale, la costruttività rappresenta il passo successivo. Per essere costruttivo, nel momento in cui ti muovo una critica, tento di suggerirti anche come ovviare al problema. Per esempio: “la parmigiana si è asciugata troppo, potresti provare ad abbassare la temperatura del forno, o a spegnerlo qualche minuto prima”.

Consiglio numero quattro: essere rassicuranti

La moglie (o il marito) che abbiamo criticato, potrebbe aver bisogno di rassicurazione. Specie se è una persona fragile o molto perfezionista. In questi casi, è utile addolcire la critica, contestualizzandola in un giudizio che nel complesso è positivo. E’ di aiuto citare qualche altra circostanza, in cui la persona se l’à cavata alla grande. Penso a situazioni del tipo: “vedrai che la prossima parmigiana sarà strepitosa, questa era un primo tentativo”. “vedrai che la tua parmigiana ti verrà bene come lo spezzatino, con un po’ di pratica”. Oppure: “era migliorabile, ma l’ho trovata gradevole” eccetera.

Ogni opinione può e deve essere mitigata dalla misericordia, come suggerisce Giacomo:
Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio (Giacomo 2, 13)

E dopo tutti questi esempi, non vedo l’ora di mangiarmi una porzione di parmigiana (magari comprata in rosticceria!)

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