1) Cos’è la misericordia? Possiamo darne una definizione e un esempio?
La misericordia è di per sé un attributo, una caratteristica di Dio, un modo di amare proprio di Nostro Signore. Ma mi piace anche la definizione che ne dà Giovanni Paolo II nell’Enciclica Dives in Misericordia riguardo a Gesù: “Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui – e in lui la trova – Dio diventa particolarmente «visibile» quale Padre «ricco di misericordia» (Ef 2, 4)” (n. 2).
È bello pensare che la misericordia, più che un concetto è un modo di essere, di comportarsi di Dio. Nella Sacra Scrittura, se è vero questo per Gesù, lo è anche per il Padre. Difatti, come dice il Vangelo di Luca 6, 36, il Padre è misericordioso secondo la parabola del Figlio Prodigo. Ma la misericordia è anche nello Spirito Santo, perché Egli è colui che porta alla comunione il Padre con il Figlio. Di conseguenza è il Suo stile creare armonia, amicizia, togliendo ogni ostacolo e divisione.
Mi colpisce comunque la definizione di misericordia che troviamo nel Dizionario Biblico: “Le traduzioni in lingue moderne delle parole ebraiche e greche oscillano dalla misericordia all’amore, passando attraverso la tenerezza, la pietà, la compassione, la clemenza, la bontà e persino la grazia (ebr. hen) che tuttavia ha un’accezione molto più ampia” (X. Leon Dufour, Dizionario Biblico, voce Misericordia). Come si vede, essendo un termine che racchiude una ricca varietà di significati, più che un solo esempio, me ne sovvengono tanti. Per non abbondare ne do solo due: un abbraccio e uno sguardo.
Anzitutto, per me la misericordia è quell’abbraccio del padre del figlio prodigo. Un gesto durato ben più di qualche secondo e con il quale quell’uomo ha comunicato molto di più a suo figlio che abbondando in parole. In secondo luogo, quanta misericordia c’è stata nello sguardo di Gesù a Pietro sulle rive del lago di Tiberiade dopo la risurrezione quando gli chiedeva: “mi ami?”. Uno sguardo altamente penetrante che sarà arrivato in fondo all’anima di Pietro. Con quello sguardo Pietro si è sentito pienamente compreso e conosciuto, sia nei suoi misfatti ma anche nel suo cuore generoso. Lo ha portato a sciogliere definitivamente ogni dubbio e incertezza per fidarsi pienamente di Gesù.
2) Che posto ha la misericordia, nella vita del credente? Perché è importante?
La misericordia di Dio dovrebbe essere al centro della nostra fede, per tutto quello che abbiamo detto prima e per essere così rilevante in Dio. La misericordia trova posto nel cuore se un credente fa un’esperienza alla Pietro, Paolo, Maria Maddalena… cioè quella di rendersi conto che Dio ti sta chiamando a cambiare vita ma lo fa con amore, con tenerezza, con passione. Nel fondo, la misericordia suppone conoscere personalmente Cristo, rendersi conto che Lui è vivo, risorto. Pertanto è sempre con me e questa è la cosa più bella che può succedere a una persona.
Come ha scritto Papa Francesco: “La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita. È così che si manifesta il suo mistero divino. Dio è misericordioso (cfr Es 34,6), la sua misericordia dura in eterno (cfr. Sal 136), di generazione in generazione abbraccia ogni persona che confida in Lui e la trasforma, donandole la sua stessa vita” (Misericordia et misera, 2).
3) Che suggerimento dare a una persona che desideri aprirsi alla misericordia o praticarla di più?
Quando incontro una persona lontana dalla fede ma avverte una sorta di nostalgia di Dio e vorrebbe iniziare un cammino di fede, io suggerisco sempre una preghiera semplice e cordiale basata sull’affidamento al Signore di ciò che si è e vi è vissuto. La preghiera di offerta, infatti, si adatta ad ogni circostanza, sia piacevole o dolorosa che sia. Invito a dire a Gesù qualcosa come: “Ti offro Signore tutto quello che sono, che ho vissuto… lo metto nelle tue mani”. In tal modo, questo è l’inizio di un abbandono che poi il Signore stesso farà crescere con lo Spirito Santo.
Ma per progredire nella fede e nell’abbandono in Dio mi piace tantissimo la preghiera di San John Henry Newman, che personalmente recito ogni giorno. Essa inizia con queste parole: “Conducimi Tu, luce gentile”. Difatti il Signore vuole condurci alle vette della Misericordia ma trova spesso la nostra resistenza. Ecco allora che abbiamo bisogno della mano saggia e amorevole di Dio che ci attiri a Sé e da parte nostra solo chiediamo di essere guidati e condotti docilmente da Lui.
4) La misericordia ha anche una dimensione sociale, oltre che religiosa? Può rendere l’umanità migliore?
Questo collegamento è estremamente esatto dal momento che il Vangelo per noi si incarna nella storia e non rimane avulso da essa. Lo diceva bene già San Giovanni XXIII nella Pacem in terris dove, sebbene non usi mai la parola “misericordia”, tuttavia impiega un termine assai vicino, cioè “carità”: “la pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su quell’ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà” (n. 89).
Poi ancora Giovanni Paolo II in Dives in Misericordia aveva fatto notare nel cap. VI come dalla misericordia derivano comportamenti che si devono ripercuotere in tutti i rapporti sociali, da quelli istituzionali a quelli individuali: “La misericordia autenticamente cristiana è pure, in certo senso, la più perfetta incarnazione dell’«eguaglianza» tra gli uomini, e quindi anche l’incarnazione più perfetta della giustizia, in quanto anche questa, nel suo ambito, mira allo stesso risultato.
L’eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l’amore e la misericordia fanno sì che gli uomini s’incontrino tra loro in quel valore che è l’uomo stesso, con la dignità che gli è propria” (n. 14). Papa Wojtyła ripete lo stesso concetto anche in un’altra enciclica riguardante proprio lo sviluppo economico: “Il Dio ricco in misericordia, redentore dell’uomo, Signore e datore della vita, esige dagli uomini atteggiamenti precisi che si esprimano anche in azioni o omissioni nei riguardi del prossimo.
Si ha qui un riferimento alla «seconda tavola» dei dieci Comandamenti (Es 20,12); (Dt 5,16): con l’inosservanza di questi si offende Dio e si danneggia il prossimo, introducendo nel mondo condizionamenti e ostacoli, che vanno molto più in là delle azioni e del breve arco della vita di un individuo. S’interferisce anche nel processo dello sviluppo dei popoli, il cui ritardo o la cui lentezza deve essere giudicata anche sotto tale luce” (Sollicitudo Rei Socialis 36).
Infine, è quanto ha ribadito recentemente sia Papa Benedetto nella seconda parte di Deus Charitas est in cui ribadisce le conseguenze sociali della carità cristiana, in cui è inclusa la misericordia.
5) Parliamo della Misericordia di Dio: cosa deve fare l’uomo, per meritarla?
Mi piace citare ancora Papa Francesco che, su questa domanda, cade proprio a fagiolo: “Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia” (Evangelii Gaudium 3).
Tutto comincia dal vedere me stesso esattamente per quello che sono: un povero peccatore. Significativo il fatto che l’etimologia biblica di Adamo sia “terra, polvere”. Finché non partiamo e ricominciamo sempre da lì, non posso capire quanto è grande l’amore di Dio che, proprio perché sono piccolo e infimo, mi ama. Non mi merito questo Amore ma è un dono gratuito che non dipende dalle mie qualità. È questo atto di radicale umiltà e realismo che “attrae” la misericordia divina su di noi. Nel fondo è quanto accadde a Maria: “ha guardato all’umiltà della sua serva” (Lc 1, 48), cioè è stata scelta non per la sua grandezza, intesa in senso di qualità e talenti, ma per essere realmente umile e disponibile.
Biografia
Padre Luca Frontali è sacerdote nella Congregazione dei Legionari di Cristo. Laureato in filosofia presso l’Ateneo Regina Apostolorum e in Scienze della famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II. Dottorando in Teologia matrimoniale. Collabora con Retrouvaille e Mistero Grande. Scrive sul blog matrimoniocristiano.org. Curatore del testo di Retrouvaille “Dalla croce alla rinascita. Un cammino per le coppie in difficoltà” (San Paolo 2021). Ha pubblicato: La consacrazione nuziale. Significato e riflessione teologica (Porziuncola 2021).
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