Il segreto del successo

Vai al blog

I miei articoli:

Il segreto del mio successo è un film del passato millennio. Datato millenovecento ottantasette, lancia un giovanissimo Michael J Fox agli esordi di quella che sarà una brillante carriera cinematografica. È la storia di un neolaureato, che cerca il suo posto nel mondo del lavoro. La sua mancanza di esperienza e la sua giovane età. Gli permettono però di ottenere solo un modesto impiego, molto al di sotto delle sue ambizioni. L’intera trama, piena di equivoci, scambi di persona e colpi di scena, è una serie di tentativi del giovane di emergere. Alla fine, e dopo un bel po’ di peripezie, riesce a ottenere un lavoro più in linea con i suoi desideri. Ve lo ricordate? È un film carino, ma non memorabile. Lo avete mai visto? Per me è l’occasione per interrogarci sul significato dell’”avere successo”.

Compleanni, bilanci e successo

Da poco ho compiuto gli anni. Scherzando dico agli amici che festeggio il compleanno dei miei ventun anni. Perché I ventun anni sono una tappa storica nella vita di una donna. Bisogna festeggiarne la ricorrenza ogni anno. E adesso siamo a trenta. Trenta compleanni dei miei ventun anni. Il che, visto che la matematica non è una opinione, porta il conto a cinquantuno. I cinquant’anni e oltre sono epoche di bilanci. Con più della metà della vita alle spalle, si può azzardare una valutazione della propria esistenza. E chiedersi: sono una persona di successo?

Personalmente, non ho vinto un Nobel per la letteratura e non credo nemmeno di essere in lizza. Non sono arrivata in finale a Miss Italia. In verità non ho nemmeno mai partecipato al concorso. Non che questo faccia alcuna differenza. Dubito che avrei avuto alcuna chance di vincere, con mio metro e sessanta e la mia coscia forte. Non sono ancora mai riuscita a scendere sotto i quattro minuti e cinquanta a chilometro in gara e non ho mai imparato a lavorare all’uncinetto. Non ho fondato una di quelle start up della silicon valley. Quelle che passano dal garage di casa alla borsa di New York.

Non ho raggiunto nemmeno obiettivi più minimali, per esempio imparare a friggere alla giusta temperatura. Il mio fritto è tendenzialmente moscio e unto, perché l’olio caldo mi fa paura. Eppure – che si sappia – ricordo ancora le prime undici strofe de Il cinque maggio.

In compenso, ho imparato a fingere con nonchalance di riconoscere gente che non ricordo di aver mai incontrato, se questa mi saluta calorosamente. Cosa che mi accade da oltre dieci anni, quando vado a quegli eventi di settore, che sono varianti lavorativi della fiera delle vanità. So parcheggiare in spazi angusti e riesco a parlare per ore di qualunque cosa. Non ditemi che non sia un talento anche quello.

Non sapendo abbinare i colori, ho trovato l’utile e infallibile metodo per essere sempre cromaticamente ben assortita: ho adottato il total black. Night and day. Una scelta che non prevede sorprese né colpi di scena. Ma allora, sono o no una donna di successo?

La misura del successo

Come possiamo valutare se abbiamo avuto il successo che sognavamo o se qualcosa è andato storto? Il primo, però, è stabilire cosa sia realmente il successo. Non esiste una definizione univoca, buona per tutti. Aver raggiunto una posizione professionale di rilievo significa aver avuto successo? Essere ricchi coincide con l’avere successo? O il successo è legato all’avere molte amicizie, una buona reputazione, essere ben inseriti nel proprio contesto?

Il successo è una cosa sfuggente, proprio perché ciascuno di noi ne dà una diversa definizione. Ci sono persone molto benestanti o con ottime professioni, che si sentono fallite, perché non hanno realizzato i propri obiettivi. Altre che, pur non avendo mai ottenuto traguardi straordinari, si sentono profondamente soddisfatte della propria vita. In cosa consiste dunque il successo?

La Bibbia come manuale di realizzazione personale?

La domanda è degna di Amleto e delle sue passeggiate serali per cimiteri, con un teschio in mano, manco fosse un fermacarte. Vista la solennità della domanda, non resta che cercare la risposta in una fonte autorevole. La Bibbia. Ecco cosa dice il libro dei re

1 Re 2-3:

Osserva quello che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha comandato d’osservare, camminando nelle sue vie e mettendo in pratica le sue leggi, i suoi comandamenti, i suoi precetti, i suoi insegnamenti, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in tutto ciò che farai e dovunque tu ti volga,

La vita adulta è fatta di scelte, di percorsi, di responsabilità. Non è sempre facile farvi fronte. A volte l’idea di fare il nostro dovere ci pesa. Avremmo voglia piuttosto di dedicarci a cose più piacevoli o divertenti. Evitare la fatica, la noia, le rinunce. A questo punto abbiamo due possibilità. Tentare di percorrere scorciatoie. Oppure abbracciare la nostra missione. Comportarci come è giusto, come prevede la legge di Dio e seguendo i suoi precetti. Ovvero fare il nostro dovere.

Obbedire a Dio può non sembrare una grande idea. Così, su due piedi, pare invece una mezza fregatura. Ma come, devo sobbarcarmi di tutti questi obblighi e vincoli, invece di viaggiare sciolta? Libera di scegliermi solo quello che preferisco e di lasciare perdere tutto il resto? Eppure, proprio la nostra capacità di aderire alla nostra vocazione, di seguire quella chiamata, è la misura del nostro successo.

Lo straordinario ordinario

Curare la famiglia, essere fedeli nelle promesse matrimoniali e svolgere con impegno un lavoro assolutamente normale non ci sembrano segnali di successo? Se è così, è solo perché ci lasciamo troppo influenzare da messaggi sbagliati. Ci siamo fatti persuadere che il successo sia sinonimo di evento straordinario, irraggiungibile per la maggior parte dei comuni mortali. Al contrario, è proprio nella normalità dell’esistenza che sta l’eroismo, la vera eccezionalità. Lo straordinario ordinario è il banco di prova della nostra virtù. Farlo bene, ci rende persone di successo. Ce lo ricorda il vangelo di Luca (Lc 16, 10-12):

Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Cambiare il proprio punto di vista

Bisogna quindi liberarsi dai messaggi del mondo esterno. Solo abbandonando una definizione di successo che fa rima con rampantismo o arrivismo, cambiamo veramente il punto di vista. E non c’è bisogno dello psicologo, del terapeuta, del training autogeno, del coach o di qualcosa di assolutamente moderno. La ricetta per questa nuova forma mentis, si trova già in San Paolo:

Romani 12:2

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

La buona notizia è che il successo è più alla nostra portata di quanto immaginassimo. Anzi, non è mai stato più vicino.

Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it

il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu

per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti

successo