Il consiglio di lettura del venerdì: l’economia del sé
Di cosa parla: l’economia del sé, ultimo libro della Soncini? Prima di svelarvelo, faccio una premessa. Ci sono autori con cui forse non andremmo nemmeno a bere il caffè. Così distanti da noi, che mai potremmo essere amici. Io vivo questa condizione con alcune scrittrici che amo. Una è Erica Jong, americana, ultrasettantenne, femminista. Malgrado le diversità fra la sua vita e la mia, le sue scelte e le mie, le sue opinioni e le mie, ho trovato nei suoi libri tanta realtà. La nostra necessità, come donne, di cercare l’amore come obiettivo primario, anche se poi ci allontaniamo nella modalità in cui facciamo questa ricerca.
Di fronte a questa situazione, ho deciso di comportarmi come avrei fatto nello scorso millennio. Ovvero giudicare i libri per quello che mi trasmettono. Senza preoccuparmi di come sia l’autore nella vita di tutti i giorni. Evitando di chiedermi se mi sarebbe simpatica. Rinunciando all’ambizione di trovare lo scrittore amabile quanto le sue opere. in questo modo riesco a non sentirmi in colpa se mi piacciono i suoi personaggi o le sue storie. Anche se e quando non empatizzo con lei dee politiche o le vicissitudini sentimentali dell’autore. Di Erica parlerò diffusamente un’altra volta.
L’economia del sé, l’ultimo libro della Soncini
Oggi voglio parlare dell’altra autrice, vicina e lontana da me: Guia Soncini. Una personalità spigolosa, ma capace di fotografare i meccanismi della contemporaneità in modo efficace. Racconta persone e storie della società americana e italiana e le interpreta in chiave culturale più ampia. Per questo i suoi saggi sono una istantanea del presente, visto con la prospettiva del nostro passato. Ho appena finito di leggere il suo ultimo libro: “l’economia del sé”.
In questo volumetto di meno di duecento pagine, l’autrice analizza l’esibizionismo e il narcisismo, sui social media. Internet ha esasperato una tendenza che l’uomo già aveva e non sapeva manifestare? O la polverizzazione della vita privata e la spettacolarizzazione di tutto sono conseguenze di queste nuove forme di comunicazione?
Una galleria di personaggi di oggi e di echi di ieri
Chiara Ferragni, Barack Obama, Vittorio Gassman, Paulina Poriskova, Monica Lewinsky e molti altri personaggi vengono analizzati nella loro attitudine a gestire la propria immagine e le proprie immagini. Sullo sfondo, le parole di Arbasino, di Virginia Wolf, di Marcel Proust, le canzoni di Guccini e persino qualche strofa di Ligabue, che sembrano incredibilmente preveggenti.
Esistono meccanismi precisi, dietro all’attuale tendenza a raccontare e raccontarsi. Al centro del fenomeno non c’è però solo il narcisismo, l’egocentrismo, la vanità. Il meccanismo social ha scardinato il ruolo della distribuzione e con esso, le categorie del venditore, dell’acquirente e della merce.
Il prodotto siamo noi
L’economia del sé, spiega che on line tutti sono clienti, ma anche venditori. La ragazza o il giovanotto della porta accanto sognano di costruirsi un seguito di follower, a cui promuovere prodotti, dal proprio divano, attraverso un profilo Instagram. L’ambizione è quella di entrare a far parte della folta schiera degli influencer, pagati per pubblicizzare prodotti, nella vita quotidiana. In questa logica, non solo da acquirenti di prodotti di consumo ci trasformiamo in imbonitori, ma ci ritroviamo continuamente in vetrina.
Quello che i follower comprano non è solo un abito, un cosmetico, un giocattolo per il propri figlio. Ciò che essi comprano è il desiderio di immedesimarsi con l’influencer, di specchiarcisi. Per questo i social diventano così pervasivi. L‘influencer influenza gli acquisti, indipendentemente dalla natura del prodotto. Il suo profilo social diventa una specie di supermercato.
Nella costruzione dei personaggi, non è più ammessa alcuna privacy o reticenza. Prima ci vestivamo bene per farci una foto (le foto erano poche, scattate in circostanze speciali e costavano). Oggi che accumuliamo migliaia di scatti, la qualità più ricercata è l’autenticità.
Autenticità che significa foto scattate con le unghie danneggiate, mal vestiti, con particolari che, nella vita normale, avremmo preferito nascondere. Invece, on line tutto questo è disinvoltamente mostrato. In questa economia del sé, in cui tutti possono vendere tutto, il vero prodotto da vendere siamo noi.
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