Convivere con l’ansia
L’ansia, questa mia grande amica. Proprio così. L’ansia è un’amica leale. Non ti abbandona mai. È una delle poche su cui puoi contare sempre. Nei momenti difficili lei è lì. Ma anche quando le cose vanno bene, lei è sempre lì. Pronta a erodere la tua fiducia in te stessa, la tua felicità, il tuo quarto d’ora di gloria. È lì, pronta ad abbracciarti. Anzi, ad avvinghiarsi in modo passionale a te.
Ansia è il mio secondo nome. Anna Ansia, è praticamente un’allitterazione. Anche se l’ansia ti tiene sempre compagnia, il più delle volte preferiresti essere solo. Sbarazzartene. Perché lei è una lama sottile che si insinua fra te e la felicità. Ti ci allontana. Si infila nelle più piccole crepe della tua anima e da lì si sforza di fare leva, per separarvi. Sembra amica, ma in realtà è una amicizia molto tossica. L’ansia è una delle tue peggiori nemiche. Eppure, con l’ansia si può convivere.
Alle radici dell’ansia
Cos’è l’ansia? È un sentimento di paura, che sperimentiamo di fronte a situazioni che non sappiamo affrontare. L’ansia ci viene quando dubitiamo di avere il controllo della nostra vita. e che le cose non andranno come vorremmo. Ciascuna di noi si fa un’idea di come vorrebbe la propria vita. Lavoro, amore, famiglia, amicizia, salute. Più sei perfezionista e più sei solita fare piani minuziosi sul presente e sul futuro. Il fatto è che l’ansia non è affatto utile. Non ci aiuta in alcun modo ad affrontare in modo migliore la realtà. Caso mai, ci toglie risorse, paralizzandole con la paura.
La ragione per cui è così difficile liberarsi dall’ansia, è che ci si affeziona al modo in cui ci fa sentire. Perché l’ansia ci riempie, monopolizza la nostra attenzione, occupa i nostri pensieri. L’ansia è un reiterato, spasmodico conato di controllo. Essere in ansia è un’attività totalizzante, chi la sperimenta la odia, ma teme anche la sensazione di vuoto che proverebbe, senza i pensieri ansiosi che colmano le sue giornate. Per questo l’ansia si auto alimenta. L’ansia è legata indissolubilmente al nostro senso di inadeguatezza e, come donne, siamo piene di sensi di inadeguatezza.
Lavorare sull’ansia con la fede
Per spezzare il circolo vizioso che ci avvince all’ansia, serve pensare positivo. Ma esattamente cosa significa? E come si fa? Il primo passo consiste nell’imparare ad accettare la naturale imprevedibilità della vita. 1Pietro 5, 6-7: Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.
Affidare preoccupazioni ed ansia a Dio è una mossa vincente. Così, le consegniamo a chi ci ama e ha a cuore il nostro bene. Questo non vuol dire che Dio ci darà esattamente quello che desideriamo. Dio non fa incantesimi. Non è il genio della lampada. Poiché conosce il cuore degli uomini, sa che non tutto ciò che desideriamo è per il nostro bene. Potrebbe non darci affatto quello che vogliamo e darci, al suo posto, qualcosa di completamente diverso. La nostra fiducia in lui sta nell’accettare quel che arriva nella nostra vita, prendendo ciò che di buono può fare per noi. Questo atteggiamento non è irresponsabilità, ma è consapevolezza di non essere soli con i nostri problemi terreni, ma accolti in un abbraccio amorevole.
Quando “credi in te stesso” non è abbastanza, per vincere l’ansia
La cultura moderna è tutta un inno all’autostima e alla fiducia nelle proprie capacità. Ci sentiamo ripetere continuamente che ce la possiamo fare, che dobbiamo superare i nostri limiti, che siamo abbastanza bravi, forti, intelligenti per cavarcela alla grande.
Non c’è niente di male nel credere in sé stessi. A patto di non cadere nella trappola della testessitudine. Ovvero quella sindrome che porta le persone a sentirsi il centro dell’universo e a ritenere di bastare completamente a sé stessi, di non aver bisogno di nessun conforto, aiuto o speranza esterno a noi. Di fronte alla nostra inadeguatezza, che prima o poi si manifesta, veniamo travolti dall’ansia.
Proverbi 5: 6-7 ci chiarisce che la testessitudine non è una gran trovata. L’uomo che ripone la massima fiducia solo nella propria intelligenza e qualità, si misura con risorse terrene, finite e limitate. Invece è sano, bello, rinfrancante confidare in Colui che non ha limiti né confini. Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri. Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri.
La fede in Dio ci sottrae all’arbitrio dell’uomo
San Paolo, nella lettera agli ebrei (Ebrei 13: 6) ci ricorda che, di fronte all’aiuto e alla protezione che ci accorda Dio non c’è minaccia umana che possa causarci vera ansia.
Così noi possiamo dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?
La fiducia è la moneta corrente di ogni relazione. Il rapporto con Dio non fa eccezione. Questo è lo spirito che ha permesso ai martiri di affrontare la loro sorte. E con questa attitudine ci mettiamo in cammino. Un cammino spesso costellato di buche e sterrato. Credere in Dio vuol dire rinunciare a le nostre illusorie manie di controllo e consegnarli ogni nostro giorno, ogni nostro gesto, per concorrere al vero bene.
Se sostituiamo l’amica tossica ansia, con l’amica vera fiducia, nulla più ci spaventa davvero.
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