Vivere da Maria nel mondo di Marta

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Vivere da Maria nel mondo di Marta

Cosa vuol dire vivere da Maria nel mondo di Marta? Ve lo chiarisco con un esempio.

Oggi ho riordinato l’armadietto del bagno. E la cassettiera della sala. Un lavoro così sfidante ed eroico, che mi assegnerei una medaglia. Io non lo capirò mai. Come faccia tanta carta ad accumularsi nelle cassettiere. Ricevute di bollette, referti di visite mediche, moduli di ogni tipo. E, soprattutto, lettere della banca (chi scrive più lettere, oggi giorno? Solo l’istituto di credito dove hai il conto corrente. Anche se fra voi non c’è alcuna confidenza -forse proprio per quello- ti scrive lettere con una frequenza che nemmeno uno spasimante dell’ottocento).

Ho scoperto di avere così tanti blocchi di carta, che potrei aprire una cartoleria. Sono riemersi reperti archeologici dell’inizio del millennio: cartoni animati in blue ray e videogiochi per console che abbiamo smaltito da anni. Dopo un paio d’ore ero impolverata fino alla radice dei capelli e e avevo messo insieme sei sacchetti di cose da buttare. Con due giri ai bidoni della differenziata, mi sono alleggerita di questo cumulo di cianfrusaglie. Poi ho pulito i mobili in cui queste cose erano contenute.

Alla fine di tutte queste operazioni, ho sperimentata una sensazione molto vicina alla felicità. Una sensazione di immensa soddisfazione. Eppure, non avevo fatto nulla di nobile. Nulla che potesse elevarmi spiritualmente di un solo millimetro.

La nostra vita (per lo meno la mia) è tutta così: come nel flipper. Ve lo ricordate il flipper? Un progenitore dei giochi elettronici. Una pallina di metallo che bisognava far rimbalzare, colpendola con una levetta. Occorreva che toccasse delle stazioni. A ogni contatto, si accendevano luci e si sentiva un suoi. E si accumulavano punti. Più stazioni colpivi e più accumulavi punti. Ecco, le nostre giornate assomigliano sempre più a partite a flipper. Più cose fai e più vinci. Questo, oltre che stressante, è assolutamente negativo per la nostra salute spirituale.

Il mondo di Marta

Forse ricorderete quel passo del vangelo di Luca (10, 42). Gesù è in cammino e predicazione e si ferma in una casa. In questa casa abitano due donne che lo accolgono, due sorelle: Marta e Maria. Marta di dà un gran da fare. La sorella Maria, invece, si siede vicino a Gesù e lo ascolta. Marta un po’ si secca. E chiede a Gesù di invitare Marta a darle una mano, visto che l’ha lasciata sola a occuparsi della casa e dei doveri di ospitalità. Probabilmente Marta crede di essere nel giusto. In tante la penseremmo esattamente come lei. “ma come, io sono qui che mi do da fare, mando avanti casa, riordino, cucino manco avessi sei braccia e dieci mani e lei se ne sta lì, comodamente seduta, ad ascoltare cose piacevoli ed edificanti? Mi serve aiuto, ché mica posso fare tutto io, qui!

Nel mondo di Marta, ci si rimbocca le maniche e si lavora su cose concrete. A me, personalmente, salirebbe una certa irritazione. Marta la capisco benissimo. C’è un po’ di Marta in ciascuno di noi. Ma Gesù, che pure è persona obiettiva e giusta, non ritiene che Maria vada invitata a una maggiore collaborazione. Anzi, un po’ rimbrotta Marta. Le dice: “Marta Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è una cosa di cui c’è bisogno”.

Il mondo di Maria

A proposito della scelta di Maria, Gesù non ha dubbi: “Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”. La parte migliore non è starsene in poltrona a girarsi i pollici, ma ascoltare la parola di Dio. Quello che Gesù spiega alle due donne (quindi anche a noi) è che non serve agitarsi e affannarsi per le cose materiali. La parte migliore è la cura delle questioni spirituali.

In realtà, questo Gesù lo aveva detto, seppure con altre parole e in un altro contesto, nel vangelo di Matteo 6, 25-26: Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 

Gesù non dice a Marta di disinteressarsi delle cose pratiche, ma le fa capire che affannarsi su quelle, può far perdere di vista la vita interiore e spirituale, che è ben più importante.

Come Maria si ritrova nel mondo di Marta

Oggi, purtroppo, viviamo un un mondo che mega l’importanza della vita meditativa. La religione viene considerata alla stregua di una superstizione. Una perdita di tempo, che distoglie dalla concretezza della vita. La cosa più importante è fare, produrre, lavorare! Così l’intera vita rischia di diventare una affannosa lista di compiti, obiettivi da raggiungere, attività da completare. Invece, l’essere umano ha bisogni spirituali profondi che, se ignorati, gli portano molta sofferenza.

Fare del bene e occuparsi degli altri è importante, ma deriva in fondo dall’applicazione di principi di carità e di amore per il prossimo. Se ci dimentichiamo l’origine del nostro darci da fare, ne perdiamo anche il significato più nobile, quello del servizio per gli altri. Tutto diventa allora solo quell’agitarsi per molte cose di cui parla Gesù, in termini poco entusiasti.

Proprio per questo, dobbiamo sforzarci di mantenere l’atteggiamento di Maria, pur vivendo tutti nel mondo di Marta. Sedare la Marta che è in noi, in modo che non prenda il sopravvento. Ricordare che la vita è fatta anche di riordinare o pulire o riempire sacchetti di indifferenziata, ma non è solo quello. Questo servire i nostri cari, la società, il mondo del lavoro, va messo in una prospettiva più grande. L’augurio è non farsi mai trascinare nel vortice del mondo di Marta. Invece, di sceglierci la parte migliore, che non ci sarà tolta!

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