L’amore non è bello se non è litigarello (chi litiga si ama più o meno di chi non lo fa)?
A proposito di chi litiga in coppia, spesso si sente il proverbio “l’amore non è bello se non è litigarello”
A parte la rima, quanta verità c’è in questa frase? Davvero il rapporto è più bello, se una coppia che si ama litiga? Non è una domanda a cui sia possibile rispondere con un sì o con un no. Ci sono coppie che vanno avanti a litigare una intera vita, eppure, si amano moltissimo. I miei genitori erano fra questi: quarantasei anni di matrimonio e parecchie migliaia di scintille. Altre coppie, a un certo si lasciano, ma, interrogate su eventuali conflitti, ammettono che in realtà non litigavano quasi mai. E poi ci sono coloro che, litiga oggi, litiga domani, litiga dopodomani, decidono di arrendersi alle loro diversità di carattere, punti di vista, ambizioni. Infine, ci sono matrimoni in cui si raggiunge una così grande armonia, che si litiga molto di rado.
Sembrerebbe quindi che il litigio non sia un indicatore della salute di un rapporto d’amore. Almeno, non in modo così chiaro.
Una piccola grande costante: chi sta insieme, litiva
La prima osservazione è che ogni coppia litiga. Alcune raramente, altre più volte, prima e dopo i pasti e pure nelle feste comandate. Il litigio è una piccola grande costante delle relazioni umane. Il matrimonio non fa eccezione. Si litiga perché siamo due adulti con una educazione, abitudini, caratteri diversi. C’è chi è ordinatissimo mentre l’altro è un simpatico casinista (con cui empatizzo profondamente). Qualcuno aveva ben consolidati modi di fare e abitudini e soffre nel confronto/ scontro con quelle dell’altro. Uno dei due è sempre energico, l’altro è un pigro. Le possibili varianti di incompatibilità sono praticamente infinite.
L’incompatibilità non rende impossibile vivere insieme. Pare che Chesterton la considerasse addirittura scontata. Anche se non ci preclude una vita matrimoniale, può causarci momenti difficili e tensioni. Le diverse mentalità sfociano in litigi. Spesso si litiga anche a causa di aspettative deluse. Tutti conosciamo -per averlo sperimentato di persona – il trappolone del: avresti dovuto fare/dire/evitare quella cosa lì e invece niente, hai fatto il contrario! Oppure: Non mi capisci e non ti comporti mai come si dovrebbe, in queste circostanze!
C’è poi la questione – da non trascurare- che molte differenze e aspettative deluse sono anche una diretta conseguenza dell’essere maschio e femmina e quindi antropologicamente distanti. Il litigio è inevitabile. Ma allora è una cosa negativa? O lo si può rendere positivo?
Litigare è bello, se sai come farlo?
La questione non è tanto litigare sì o no, ma farlo in modo che sia costruttivo. Ovvero, in modo che il confronto, anche se acceso, finisca rendendoci un po’ più vicini e un po’ migliori – se possibile- di come eravamo prima.
Chiediamo il perché
Una parte significativa dei litigi nasce da equivoci. Io mi aspettavo che tu facessi X per il tal motivo. Lui/ lei ha fatto Y, ma aveva il talaltro motivo, che gli/le sembrava validissimo. Io mi convinco che tu abbia deliberatamente ignorato il mio bel motivo, che non lo abbia ascoltato. Penso che tu abbia fatto quello che preferivi, malgrado la mia necessità. Risultato: terza guerra mondiale! Prima di armare le testate nucleari e dirigerle verso obiettivi sensibili del marito o della moglie (ovvero dirgli/dirle quelle cose che lo/la feriranno e che conosciamo bene), è più utile chiedere: per quale motivo hai fatto Y?
La cosa sorprendente è che, in tanti casi, il motivo Y sembrerà assolutamente ragionevole anche a noi. Forse non migliore del nostro originale motivo X (che, in quanto nostro, è per definizione il migliore), ma comunque accettabile, sensato, condivisibile. Anche se fosse un motivo assai poco condivisibile, dobbiamo riconoscere la buona fede dell’altro. Non ha agito così per menefreghismo, ma perché riteneva di avere una buona ragione per farlo.
Evitiamo di incolpare l’altro
Una cosa da non fare mai, quando si litiga, è incolpare l’altro di un qualunque cosa. Specie se stiamo assumendo che sia un atto deliberato, fatto per contrariarci. Non sappiamo nulla dei motivi che hanno spinto il coniuge a comportarsi così. Magari nemmeno si aspettava di suscitare una nostra reazione negativa. Quello che possiamo fare, al massimo, è parlare di noi. Di come quello che è successo ci ha fatto sentire. E perché.
E quindi, mai: “Non mi dai mai una mano in casa! Te ne freghi che mi spezzi la schiena ogni giorno, mentre tu guardi la televisione” ma piuttosto: “Se non mi aiuti mai, mi sento esausta e arrabbiata. Vorrei avere un po’ di tempo libero e stancarmi meno, condividendo le cose da fare”
Non: “Decidi sempre tu cosa fare nel fine settimana. Sei un maledetto egoista che non ci tiene a me” ma piuttosto: “mi sento esclusa, se decidi come organizzare il tempo libero, senza coinvolgermi. Sarei molto contenta se facessimo anche cose che piacciono a me”
Suggeriamo soluzioni concrete
A volte il litigio è un astuto travestimento dello sfogo. Ovvero, noi abbiamo bisogno di manifestare i nostri sentimenti di fatica, dolore, frustrazione. La differenza fra un litigio e uno sfogo non sta tanto nella forma, quanto nella sostanza. In uno sfogo, vogliamo solo condividere le sensazioni negative che proviamo, mentre in un litigio – almeno in teoria- abbiamo l’obiettivo di convincere l’altro a sposare il nostro punto di vista e a fare qualcosa.
Per trasformare uno sfogo in un litigio costruttivo, suggerite all’altro in che modo la situazione si potrebbe risolvere. Uno sfogo suona così: “sono grassa come una balena e non riesco a perdere quei quattro chili dell’ultima gravidanza, ho mezzo armadio di vestiti che non mi entrano e non riesco a dimagrire di un etto”.
Un litigio costruttivo potrebbe essere invece: “non sono a mio agio con la mia forma fisica, se tu ti organizzassi per portare i bambini a calcio, potrei sfruttare quel tempo per iscrivermi in palestra”.
Se, all’interno del nostro scontro su qualcosa che non va, proviamo già a identificare una possibile soluzione, da realizzare con il coniuge, il litigio sarà davvero utile!
Stiamo ai fatti, quando si litiga
Un errore che fa qualche coppia quando litiga è questo: si parte dalla questione del momento (magari di lieve importanza) e si prosegue, in una escalation, fino a rievocare torti e incidenti avvenuti quel ventidue aprile del millenovecento ottantasette, alle tre e un quarto del pomeriggio.
Questa modalità è distruttiva. Perché tira fuori risentimenti antichi. Conflitti probabilmente resi insanabili da tempo, perché l’altro non ha idea di quello di cui stiamo parlando (chi se lo ricorda cosa sia successo il ventidue aprile del millenovecento ottantasette? Forse solo gli archivi della polizia di stato!). Ma, se anche fosse, probabilmente, trentasei anni dopo c’è ben poco che si possa fare. Si tratta di cose dolorose, mal digerita, ma che nulla hanno a che fare con la difficoltà per cui si litiga oggi.
Il pericolo è caricarsi di rancore su una questione che, se affrontata a mente lucida, si potrebbe risolvere con estrema facilità. Ci sono litigi che appaiono immediatamente sproporzionati, rispetto all’importanza della questione. Coraggio: svuotate il vostro affollato bagagliaio emotivo di tutte le zavorre. Oltre a litigare in modo più sano, vi alleggerirete di risentimenti che non hanno soluzione.
Mai discutere se si è arrabbiati
Un altro consiglio che do, con tutto il cuore è evitare di discutere di un argomento con il marito (o la moglie), quando siamo nervosi, arrabbiati, delusi. Quando il nostro umore non è sereno, ma siamo già emotivamente in difficoltà. Invece di affrontare la discussione con lucidità, si rischia di degenerare. Potremmo usare toni sgradevoli o di dire cose cattive. Cose che, di solito, non pensiamo neanche.
Fare marcia indietro dopo un litigio condotto in modo così emotivo, è molto difficile e può lasciare ferite. Quindi, se il coniuge dice o fa qualcosa che vi irrita profondamente e sentite che non potreste mantenere la vostra reazione entro i confini di un confronto acceso ma garbato, meglio scappare. Andate a farvi una passeggiata. Fate una manicure (se siete donna), un giro in ferramenta (se siete uomo). Chiamate vostra madre, o vostra zia (o zio). Bevete una birra con un amico o compratevi un rossetto color mattone. Aspettate che le emozioni decantino. Solo dopo, confrontatevi con l’altro. Vi eviterete inutili spiacevolezze.
Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it
il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu
per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti