Cosa fare se il marito (o la moglie) non è credente o è tiepido?
Cosa fare se il coniuge non è credente? C’è chi predice disastri sentimentali. Dice che il matrimonio, in presenza di questa differenza fra i coniugi, non potrà essere felice. E c’è persino chi arriva a sconsigliare una unione, in queste circostanze. Sarebbe bellissimo se condividessimo con la persona che abbiamo sposato non solo la passione per lo sci, i crostacei crudi e la fede calcistica, ma anche la fede. Quella vera. La fede cristiana. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo. Che fare in quel caso? Buttare via il marito? Fargli il lavaggio del cervello? Chiedere aiuto al Grande Capo?
Dio è molto più benevolo di noi
Per fortuna, Dio è più buono e accogliente di noi, in ogni situazione. Anche in questa. Non solo la legge di Dio non vieta di sposare un non credente, ma in molti casi, Dio opera una miracolosa conversione proprio nel marito o nella moglie non credenti. Il Signore è benevolo e paziente, con chi fatica a trovare la strada. Lo dice San Paolo (1Cor 7, 12): se un fratello ha la moglie non credente e questa acconsente a rimanere con lui, non la ripudi; e una donna che abbia il marito non credente, se questi acconsente a rimanere con lei, non lo ripudi.
E se lo dice San Paolo, c’è da fidarsi!
E il coniuge credente?
Il consorte (o la consorte) può dare un contributo a questa opera divina di conversione? Si e no. Il cristianesimo non è un partito politico o un movimento culturale. Non si tratta di avere una buona dialettica o il carattere di un trascinatore di popolo. È la grazia che opera per la conversione. E, nell’attesa che Dio agisca, ci sono cose che la moglie (o il marito) credente non deve fare assolutamente. Ci sono invece comportamenti utili e necessari. Vediamo insieme quali sono gli errori da evitare e quali invece le azioni da mettere in pratica.
3 cose da non fare se il marito (o moglie) non è credente
Giudicare l’altro
Non bisogna mai giudicare l’altro negativamente, per il fatto che gli manchi la fede. Questo perché la fede è un dono. Se l’abbiamo ricevuta, non possiamo vantarcene come se fosse merito nostro. Non si tratta di un nostro primato personale (a proposito di primati, ho sfondato i 5 minuti e 50 a chilometro, non c’entra molto, ma ci tenevo a vantarmene).
Né è vero che chi non ha ricevuto la fede sin dall’infanzia non può conquistarla dopo. Non c’è un’età massima, come per il concorso in polizia. Né una scadenza, come per fare ricorso al TAR. Le iscrizioni alla comunità dei cristiani sono sempre aperte, per gli uomini e le donne amate da Dio.
Non è indispensabile essere precoci, né per forza serve arrivare per primi. Occorre invece arrivare in fondo. Infatti, ci sono moltissimi casi di persone convertitesi in età adulta o matura. Uomini e donne che sono diventati ottimi Cristiani, nei tempi e nei modi graditi al Signore.
Nel frattempo, è bene ricordare che essere cattolici, non ci rende migliori del coniuge scettico o tiepido. Essere credenti non basta a farci santi, purtroppo. Né migliori degli altri.
E nemmeno ci dà alcuna autorità per giudicare la persona amata. Questo lo dice bene Giacomo (4,11-12): Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge; ora se giudichi la legge, tu non sei un esecutore della legge, ma un giudice. C’è un solo Legislatore, che può salvare e mandare in perdizione; ma tu chi sei, che giudichi un altro?
Capito? Inutile fare i deppiù. Il Giudice è uno solo, e per fortuna non siete voi.
Inoltre, un non credente può comunque essere una persona di valore, apprezzabile per le sue qualità umane. Può darsi che il marito o la moglie abbia virtù superiori alle nostre, che sia più generoso, più compassionevole. Pur non essendo credente, può essere una persona profondamente onesta e sincera. Ci ricorda Matteo (7, 1-4) nel Vangelo, che se giudichiamo con severità, ci sarà applicato lo stesso metro. Piuttosto, è bene occuparci della robusta trave nei nostri occhi, prima di andare a fare le pulci agli altri per una misera pagliuzza nei loro! (Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?)
Criticare
La fede non può essere terreno di scontro in famiglia. Questo vuol dire che il coniuge non può essere subissato di critiche se non viene a Messa, se non osserva i digiuni, se non si interessa di questioni trascendenti. Come dicevamo la fede è dono, non forzatura. E il dono viene dal Signore, non dalla moglie o dal marito. Per quanto possa dispiacerci, non abbiamo il potere di convertire l’altro, perché la conversione viene da Dio. È utile però che non allontaniamo il marito (o la moglie), con atteggiamenti conflittuali o spiacevoli. Non è lecito rompergli le scatole, neanche a fin di bene!
San Paolo (Rom 14, 1) raccomanda: Accogliete chi è debole nella fede, senza criticare le sue opinioni.
Fare ricatti
Altra cosa fortemente sconsigliabile è ricattare il partner. Ovvero, metterlo di fronte ad aut aut del tipo: se mi ami, prega con me. oppure: Se vuoi che stiamo insieme, vieni in chiesa la domenica. Potrebbe sembrarvi di farlo per il suo interesse, ma non è così. Lui o lei potrebbe accettare, per quieto vivere, ma controvoglia. L’unico risultato che potete sperare di ottenere dal coniuge riluttante, è una adesione formale alla liturgia. La vera conversione non riguarda la forma, ma la disposizione del cuore.
Cosa fare, per incoraggiare il consorte non credente?
Vediamo ora cosa invece è bene fare, in queste circostanze. Ecco due consigli che permettono di mantenere l’armonia familiare e lavorare per aiutare la conversione dello sposo.
Continuare ad amarlo e a rispettarlo, senza mettere in discussione i suoi sentimenti religiosi
L’assenza di fede non rende il marito (o la moglie) meno degno del nostro amore e rispetto. Né ci dispensa da nessun obbligo di lealtà e fedeltà nei suoi confronti. Al contrario, proprio un atteggiamento amorevole e il buon esempio, possono predisporre il marito (o la moglie) a desiderare la conversione. San Paolo esorta a onorare il consorte, in modo da farlo partecipare della propria vita, rispettosa della legge divina. In questo modo gli sposi, che sono una carne sola, ricevono entrambi beneficio. Il marito non credente, infatti, viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente.
San Pietro (1 Pietro 3,7) lo ribadisce, una moglie (o un marito) che si comporta bene con il coniuge, ne conquista l’ammirazione e lo dispone positivamente anche verso la religione.
se anche ve ne sono [mariti] che non ubbidiscono alla Parola, siano guadagnati, senza parola, dalla condotta delle loro mogli, quand’avranno considerato la vostra condotta casta e rispettosa.
Pregare per la sua conversione
Vi ricordate Santa Monica, la madre di Sant’Agostino? Lei rappresenta un ottimo esempio. Era sposata con un pagano, fra l’altro dotato di un caratteraccio, a quanto si dice. Eppure, Santa Monica riuscì a intercedere attivamente per la sua conversione. Lo fece senza perdersi d’animo, senza mancargli di rispetto, senza farsi travolgere da una crisi di nervi. Furono le sue preghiere incessanti a portare il marito pagano alla conversione. Il Signore ascolta le nostre preghiere. Magari non subito (la conversione non si mette nel carrello di Amazon e non viene consegnata in prime), ma il momento arriva.
Essere pazienti
La pazienza è una grande virtù, purtroppo sottovalutata. Lo dico io per prima, che, prima di chiudere a chiave la porta di casa, ho già chiamato l’ascensore, perché non ho la pazienza di aspettare. Io che passo col giallo verde, o sbuffo e borbotto, se c’è da mettersi in fila. Eppure la pazienza è la vera misura della nostra forza d’animo. E della fiducia che abbiamo in Dio. Nelle prove della vita, dobbiamo mantenerci pazienti.
Lo dice Giacomo: la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
Se amate il vostro sposo, dovete armarvi di tutta la pazienza del mondo. Anche se la situazione non sembra cambiare ed evolvere come vorreste. Anche se le vostre preghiere sembrano inascoltate. Persino se questa mancanza di fede nell’altro vi angustia continuamente. Fidatevi di Dio. Non pretendete di fargli pressioni, solleciti, inchiodarlo a delle scadenze. Dio non ha bisogno di promemoria. Lo dice San Paolo che l’amore è benevolo e paziente. Altrimenti non sarebbe amore. Sarebbe polenta istantanea.
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