Modestia per dummies
Cos’è la modestia? Siamo donne modeste? Questo è un concetto molto chiaro fra i cristiani americani. E’ un po’ meno familiare per noi, del bel paese. Fino a qualche anno fa, andavo abbastanza spesso negli Stati Uniti per lavoro. Ho diverse conoscenze professionali e alcune amicizie. Le mie amiche cristiane mi hanno fatto conoscere il sito web Modest Apparel US. Si tratta di uno shop on line di abbigliamento. Potrebbe sembrare un qualunque Shein o Zalando, se non fosse per un particolare. Il sito si propone di fornire a donne e ragazze dell’abbigliamento che rispetti i canoni della modestia.
Basta scorrere la vetrina, per farsi un’idea. Il sito vende gonne lunghe, magliette non troppo scollate, abiti femminili piuttosto castigati, rispetto ai canoni comuni. E, nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, sì, alcuni sono bruttini. Altri bruttissimi, praticamente inguardabili. Ma non è colpa loro. Siamo noi che siamo italiani e quindi con standard estetici più alti della media.
La modestia come canone estetico
Ovviamente, volevo capirne di più. Ho chiesto alle mie amiche in cosa quel sito fosse diverso rispetto a ciò che si trova altrove, nei negozi sotto casa o nel centro commerciale della zona. La risposta mi ha chiarito cosa sia la modestia in termini estetici. Le amiche mi hanno spiegato che loro prediligono abiti che concedano poco alla vanità. I negozi comuni propongono vestiti troppo corti, troppo trasparenti, troppo aderenti. Insomma, capi creati per attirare l’attenzione, provocare, rendere vistose.
Il sito di moda modesta, invece, garantisce loro un intero assortimento di abiti senza sorprese. Outfit disegnati per non svelare troppo il corpo. Certo l’effetto finale non è esaltante. I gonnelloni con l’elastico in vita non stanno bene quasi a nessuna, a meno che non siate alte un metro e ottanta e pesiate cinquantacinque chili. Certi scamiciati non segneranno la figura, ma penalizzano e allargano anche una longilinea. L’associazione “modesto” e questo stile estetico, non entusiasma la donna italiana media, nemmeno se cattolica.
Come tradurre la modestia in lingua italiana
Se si prova a contestualizzare questo concetto di modestia alle nostre latitudini, si incontra qualche difficoltà. Il termine modest non si presta ad essere tradotto letteralmente come modesto. In italiano la parola modesto ha una connotazione diversa e non esattamente positiva.
Per noi l’aggettivo modesto significa soprattutto dimesso, mediocre, di poca importanza. Noi diciamo “modesti risultati” per indicare una performance scarsa, “modesto valore” per indicare qualcosa che non vale quasi nulla, “ingegno modesto” per indicare una persona non troppo brillante. Modesto significa anche pudico e riservato ma non sono queste le prime associazioni che ci vengono in mente.
Questa prevalenza d’uso dell’aggettivo nel senso di limitato e scarso, sminuisce la persona a cui si riferisce. Chi di noi accetterebbe di essere definita una “donna modesta”, senza provare un pizzico di risentimento? In realtà non esiste in italiano un termine che traduca modest con la stessa sfumatura di significato.
Decoroso o decente sembrano almeno altrettanto denigratori di modesto. Dire di qualcuno che si veste in modo decente o decoroso significa che appena appena supera la soglia del minimo sindacale estetico. I termini: pudico, sobrio, non appariscente si avvicinano di più, ma sono comunque troppo generici. A delle modaiole come noi, il termine “abbigliamento modesto” non convince del tutto. Ci sembra una mortificazione della nostra eleganza e bellezza. Praticamente un delitto di lesa maestà.
Il succo del discorso
Se omettiamo il termine scomodo modesto, cosa salviamo del principio? Noi donne italiane ci teniamo a vestire bene. Non ce le vedrei, le italiane, con alcuni di quegli outfit a sacco di patate o i vestiti a forma di grembiule, per di più con vistosi motivi floreali, che si trovano su modest apparel USA.
D’altro canto, non è necessario infagottarsi in abiti informi, o con fantasie simili a tovaglie, per essere buone cristiane. L’abito non fa il monaco, verrebbe da dire, ma allora, come gestiamo il discorso della modestia?
Tutto comincia con San Pietro (3,3-4), che nella prima lettera, rivolge alle donne una importante raccomandazione: «il loro ornamento non dev’essere esteriore, cioè capelli e trecce, collane d’oro, sfoggio di abiti, ma piuttosto, nel profondo del cuore, un’anima incorruttibile, piena di mitezza e pace».
Alla luce di questo, la modestia appare un’ambizione spirituale assai condivisibile. L’apostolo non dice alle cristiane: “rendetevi brutte”. Lui dice invece: “fate attenzione a non considerare l’aspetto più importante dell’interiorità, perché sono le vostre qualità umane, che vi rendono davvero belle.”
Il “bella dentro”, che pensavamo di esserci inventate noi, lo aveva già teorizzato San Pietro. L’apostolo era duemila anni avanti al girl power. La profondità della nostra fede o la purezza del nostro cuore, non dipende dai centimetri del vestito. E aggiungo per fortuna.
Essere modeste e non sentirlo
Il precetto di San Pietro lo abbiamo interiorizzato. Perciò ci vestiamo in modo modesto, pur senza esserne consapevoli. Semplicemente facciamo le nostre scelte, in modo che ci valorizzino, senza metterci in imbarazzo. In pratica, riusciamo a praticare la modestia senza saperlo.
Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it
il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu
per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti