Scrub che passione!
Conoscete lo scrub? Se siete una femmina sopra i quattordici anni, questo termine vi sarà sicuramente familiare. Perché, da qualche anno a questa parte, la parola d’ordine per le donne è: esfoliare!
L’esfoliazione è la grande protagonista di ogni beauty routine che si rispetti. Non c’è negozio di cosmetici che non proponga una vasta scelta di esfolianti di ogni tipo, marca e prezzo. I bene informati avvisano poi che si fa presto a dire esfoliare! Certo, lo scopo è sempre lo stesso. Eppure, c’è esfoliazione ed esfoliazione. Più in particolare, c’è una esfoliazione chimica, che si chiama peeling, termine inglese che significa “sbucciare” “spellare”, come si fa per la frutta. E poi c’è lo scrub, che è una esfoliazione meccanica.
Esfoliare, perché?
Il processo di esfoliazione consiste nel rimuovere lo strato più esterno della pelle del viso o del corpo. Ma non è nulla di così cruento. Lo dico per i maschi. Mio marito, la prima volta che gli ho descritto il processo, mi ha chiesto per quale motivo noialtre ci sottoponiamo volontariamente a queste torture medievali.
Ma, appunto, è un commento da maschio. Le femmine sanno che è una operazione sublime. È ciò che ti permette di sbarazzarti di quelle cellule morte che rendono l’incarnato opaco e la pelle più secca al tatto. Il segreto per qualunque trattamento estetico è partire da una pelle perfettamente pulita ed esfoliata.
Lo scrub: la fisica che ci piace
Lo scrub agisce meccanicamente, dicevamo. Si tratta di una operazione di sfregamento della pelle. Una qualche sostanza fisica (granelli di zucchero, semi triturati di frutti, micro-cristalli minerali) grattugia la parte indesiderabile della nostra epidermide. Ovvero, quelle cellule morte che, pur non servendo più a nulla, rimangono sul nostro viso (o sul nostro corpo) e appannano la nostra bellezza. Inoltre ostacolano l’assorbimento di qualunque idratante, nutriente, siero o altro meraviglioso (e generalmente costoso) trattamento, con cui intendiamo migliorare il nostro aspetto. Questa azione di frizione meccanica è uno dei pochi argomenti di fisica che mi siano graditi, visto che non ho mai amato troppo la materia.
La metafora dello scrub
I guru della bellezza sostengono che lo scrub dovrebbe diventare una sana e regolare abitudine. Lo scrub dovrebbe essere più frequente e maneggevole del peeling. Quest’ultimo, infatti, impiegando un principio di esfoliazione chimica, richiede cautela. Alcune scuole di pensiero consigliano lo scrub due volte alla settimana. Altri arrivano a ipotizzare che 3 volte alla settimana sia la frequenza perfetta. Ora che ci troviamo con la pelle perfettamente esfoliata e l’incarnato fresco, chiediamoci, quanto spesso facciamo lo scrub della nostra anima?
Anche sul nostro cuore possono depositarsi cellule morte, nella forma di pensieri negativi, inaridimento, sofferenze. La vita di ogni giorno, le delusioni, i nostri piccoli egoismi e le sensazioni negative sedimentano nella nostra anima.
Forse anch’essi impediscono al buono di penetrarci agevolmente nel cuore. Quante volte rimaniamo fredde, di fronte alla chiamata degli altri? Quante volte ci sentiamo indurite, poco propense ad accogliere in noi sentimenti come la carità?
I segreti per uno scrub perfetto
Uno scrub spirituale, come uno estetico, parte dall’autodisciplina. Dobbiamo tenacemente, regolarmente eliminare tutto ciò che non va nei nostri sentimenti. Senza autoindulgenza. Senza vittimismo. Forse non possiamo cambiare completamente la nostra vita. Ci sono cose che sfuggono al nostro controllo. Possiamo però controllare le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Dobbiamo lavorare su noi stessi, per evitare di essere vittime dei sentimenti negativi. Se non impariamo a controllare le nostre emozioni, le emozioni finiranno per controllare noi.
Via la rabbia!
Il primo obiettivo di uno scrub dell’anima è eliminare rabbia e rancore. I loro residui impediscono al perdono di entrare nel nostro cuore. Concretamente ci ostacolano nell’assorbire e fare nostri i sentimenti e i bisogni di chi amiamo. Anche se chi ci circonda ci ha deluse, non è con il risentimento che staremo meglio.
Al contrario, il modo più utile per affrontare questo tipo di situazioni è cercare di perdonare. Dirsi che quello che è passato non si può cambiare. Chiedersi che cosa ha portato gli altri ad agire come hanno fatto. Anche se non condividiamo le loro azioni, comprendere i sentimenti e le ragioni che le hanno ispirate, aiuta a mettere da parte il dispiacere. Permette di metabolizzarlo. Spesso chi sbaglia lo fa in buona fede. DI solito, riteneva di agire per il meglio. Oppure di avere buone ragioni per comportarsi in quel modo.
Cercare di entrare in sintonia con il modo di pensare, le paure e le motivazioni degli altri, talvolta ci permette di “grattare via” le nostre emozioni negative. La comprensione è uno scrub potentissimo! E sappiamo bene che è importante perdonare. Non solo per le sette volte che menziona San Pietro, ma per le settanta volte sette di cui parla Gesù nel Vangelo.
Egoismo: un tessuto morto su cui fare un energico scrub
Un altro modo di sentire che merita un energico scrub è l’egoismo. Sentimento molto umano e molto distruttivo. L’egoismo è come le temutissime cellule morte che ci danno un colorito grigiastro. Impedisce alla bontà, alla generosità, alla carità di farsi strada in noi. Come combatterlo?
Quando ero bambina, le suore ci regalavano un quadernetto a quadrettoni. Ogni buona azione dava diritto a colorare un quadrettone. Ogni giorno cercavamo di colorarne almeno uno. Oggi, da adulta, per grattugiare via l’egoismo dall’anima, cerco di fare almeno una buona azione al giorno. Perché l’idea di essere buoni sempre incute timore. Chi di noi si sente di prendersi un impegno del genere?
Invece, un quadratino alla volta, raggiungiamo l’obiettivo, con i nostri mezzi. L’unico modo per rimuovere l’egoismo, è impegnarsi a compiere piccoli gesti di generosità quotidiani. Il nostro modello è la raccomandazione di Gesù: amerai il prossimo tuo come te stesso. E se ami l’altro, non puoi che voler fare il suo bene, mettendolo davanti al tuo.
Esfoliare la paura
Quale altro sentimento ci ostacola, nel nostro obiettivo di splendere? Un altro tipo di cuticola che ci soffoca è la paura. La paura ci blocca. Ci impedisce di andare verso gli altri. Di vivere la nostra vita. La paura è un nemico insidioso, perché è un sentimento irrazionale. Possiamo cercare tutte le risposte logiche che vogliamo e non fare un passo in avanti per sconfiggere le nostre paure.
Pur sapendo che i ragni sono insetti innocui, soffriamo ugualmente di aracnofobia. Tentiamo di convincerci che il buio non sia una minaccia: al buio ci sono gli stessi oggetti che ci sono alla luce. Eppure, attraversare una stanza buia, può terrorizzarci.
Per quanto desideriamo l’amore, la paura può compromettere un rapporto importante. La quantità di situazioni che ci spaventano può essere praticamente infinita. Finché non ce ne liberiamo, restiamo immobilizzati. L’antidoto più potente per spazzare via la paura è la fede.
Non la fede negli uomini. Né la fiducia in noi stessi, che va tanto di moda. Non conviene confidare nemmeno nella fortuna, una superstizione che ci siamo inventati noi uomini, per deresponsabilizzarci.
La fede che ci salva dalle preoccupazioni materiali è quella in Dio. Non a caso, Gesù ricorda che nessuno, con le sue paure, può aggiungere una sola ora alla propria vita. Quello è uno dei miei passi preferiti, del mio apostolo preferito, San Matteo. Per esfoliare la paura, lo scrub più potente è la fede in Dio e nella divina provvidenza.
Allora, siete pronte per la beauty routine spirituale?
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