L’uovo di coniglio

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L’uovo di coniglio

Avete presente l’uovo di coniglio? No, non sono ammattita. Io lo so benissimo che i conigli non nascono dalle uova. Eppure, se non lo sapessimo per certo, il dubbio ci verrebbe davvero. Stavo cercando una immagine carina sul web, per fare gli auguri ad alcuni amici. Non è difficile ormai. Puoi facilmente confezionare una cartolina virtuale personalizzata. Chiunque ce la può fare, persino una boomer come me. È tutto dire. Cercavo un soggetto pasquale. Qualcosa di semplice, carino. Ho digitato “Pasqua” nella barra di ricerca.

Sapete cosa è venuto fuori? Uova colorate. Conigli. Conigli e uova. Pulcini e uova, che, biologicamente parlando, almeno sarebbe un po’ più rigoroso. Allora, ho tentato di allargare un po’ la scelta, usando una parola chiave inglese. “easter”.

Stavolta provate a immaginare cosa è venuto fuori. Uova. Conigli. Conigli e uova. Pulcini e uova. E un paio di gruppi di famiglie a tavola.

Il grande assente

Così, fra uova di coniglio, uova colorate, pulcini, tavola imbandita, non si capisce esattamente cosa stiamo festeggiando. Cosa dovremmo augurare agli amici?

Buona nascita del coniglio?

Buona schiusa dell’uovo di coniglio?

Pulcini sereni anche a te?

Buona colorazione dei gusci d’uovo?

O, se il coniglio te lo fai al forno, buon appetito?

A Pasqua, come a Natale, va in onda una festa, senza il festeggiato. Se piombasse sulla terra un marziano che non parla la nostra lingua e dovessimo spiegargli la Pasqua con la ricca iconografia di questo periodo, il poveretto sarebbe piuttosto confuso. Del resto, lo siamo anche noi. Il grande assente a Pasqua, così come a Natale, è Cristo. (ne avevo già parlato qui: https://annaporchetti.it/2022/12/13/lomino-pan-di-zenzero/)

Il Natale e la Pasqua sono due feste religiose. Due feste in cui accade qualcosa di grosso. Rispettivamente, una nascita e una morte. Gli eventi più cruciali nella vita di chiunque. E non una morte qualsiasi. Una morte seguita da una resurrezione. Ma allora chi è morto? Il pulcino? O l’uovo di coniglio?

Raffigurare il nulla (l’uovo, il coniglio e altri idoli)

È paradossale assistere a questa smaterializzazione del sacro.

Il cristianesimo ha creato l’arte sacra (e poi l’arte profana). Non è stato un processo facile e veloce: menti brillanti e uomini pii, nei primi secoli, si sono interrogati se fosse lecito raffigurare Dio o no.

Ci sono stati secoli di battaglie, apre lotte, persino vittime, cadute a causa della furia iconoclasta di alcuni imperatori. Infine, l’arte sacra ha vinto. Il Concilio di Nicea ha introdotto nel mondo la raffigurazione del divino e dell’umano.

Siamo passati attraverso tutte queste diatribe per raffigurare Cristo e adesso, che siamo nell’era della cultura visuale, lo abbiamo eliminato da ogni rappresentazione. Lo abbiamo sostituito con immagini che non significano niente. A chi importa delle uova? Costano poche decine di centesimi l’una, in qualunque supermercato. A chi interessa del coniglio, niente altro che un roditore edibile? Quella specie di topastro che mangiamo in umido? Davvero la Pasqua si riduce a un’abboffata in famiglia?

Gli idoli di oggi sono consumistici: sono uova di cioccolato e conigli di peluche.

Il politicamente corretto che ci ha rovinato la vita

Credo che la responsabilità di molto di tutto questo sia del politicamente corretto. Perché raffigurare Gesù, la croce, la resurrezione? Non potrebbero essere divisivi? Peccato che la Pasqua cattolica esista proprio per ricordare il sacrificio di Gesù e la sua resurrezione. Non può essere un evento divisivo, perché chi si fa gli auguri di Pasqua, ci crede davvero. Per chi non ci crede, è una domenica come tante. Non c’è motivo di festeggiarla.

Non esiste una Pasqua laica, così come non ha senso un battesimo laico. Se non si crede in Gesù, a Pasqua non c’è niente da festeggiare. Chi non crede, che motivo di ha scambiarsi biglietti di auguri colorati, a Pasqua? Cosa auguriamo in concreto, con l’uovo di coniglio? Cosa rappresenta il pulcino? A Pasqua non nascono pulcini. Non nascono conigli. Soprattutto, i conigli non nascono dalle uova. I pulcini e i conigli ormai nascono ogni giorno, negli allevamenti intensivi. A chi importa? In che cosa questa notizia può rivestire interesse per no?

La battaglia iconoclasta contemporanea

Pare quindi che la massima rappresentazione del momento pasquale sia un coniglio. In coniglio orami antropomorfizzato. Reso un po’ cartone animato, un animaletto simpatico e grazioso. Un animale niente affatto divisivo, timido, privo di qualunque aggressività. Privo di personalità. Capace al più di ispirare tenerezza.

Un animale così addomesticabile ai bisogni dell’uomo, che, in tanti optano per un coniglietto nano da compagnia. chiunque trovi troppo impegnativo un cane o troppo individualista un gatto, può prendere un coniglio.

Tutto questo buonismo disinnesca il significato più profondo della Pasqua. La Pasqua è un momento di violenza, crudeltà e morte umana. E, sopra di essa, di resurrezione e sconfitta della morte, da parte di Dio. Non potrebbe esserci resurrezione, se non ci fosse stata morte. Non ci sarebbe posto per la speranza, se prima non ci fosse stata disperazione.

Il coniglio o il pulcino, nella versione icona fumettesca e colorata, vorrebbero rappresentare bontà e innocenza, ma lo fanno in modo sbagliato. Sono immagini ignoranti, nel senso che ignorano proprio tutta la complessità della contrapposizione fra la morte e la resurrezione.

Sono disegnini buonisti, mai toccati dal contrasto fra bene e male. Chi farebbe del male a un pulcino appena nato, ancora fra le schegge del guscio? Chi farebbe male a un coniglietto?

il fatto è che, se si rimuove il male, il bene rimane un cartone animato zuccheroso. Una narrazione stucchevole che non ci racconta nulla della natura imperfetta umana e del nostro bisogno di redenzione. La nostra cultura è iconoclasta, ha paura di raffigurare il divino. In questo parrebbe somigliare a molte prime comunità cristiane. Le prime comunità cristiane si dibattevano nei dubbi preconciliari. Non volevano raffigurare Dio, per timore di commettere il peccato di idolatria. Invece, gli uomini di oggi sono idolatri per davvero. 

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