3 cose di cui essere grati al cristianesimo
Ci sono cose di cui essere grati al cristianesimo? Non solo i cristiani, ma l’umanità tutta? Secondo la società secolare, il cristianesimo non serve a nulla. Peggio, è un ostacolo alla civiltà. Tutto l’oscurantismo e i mali umani originerebbero da lì. Io non ne sono affatto convinta. Secondo me abbiamo un enorme debito verso il cristianesimo. Anzi, Piu di uno. E non solo noi cristiani. Così sarebbe facile. In realtà tutta l’umanità ha un debito col cristianesimo. Sarebbe ora di ricordarlo.
Comincerei con 3 cose. Le prime tre che mi vengono in mente. Non mi credete? Allora leggete qui, queste 3 cose di cui dobbiamo essere grati al cristianesimo. Tutti, anche chi non crede.
La fratellanza
C’è chi rivendica la fratellanza come valore laico. Anzi, quasi solo appannaggio dei progressisti. la fratellanza fra i popoli pensano di averla inventata loro. Si crede che la fratellanza sia universale e quindi un dato scontato, non una conquista e un valore rivoluzionario che non è stato presente da sempre nella storia umana.
Ma non l’hanno inventato i laici. La fratellanza è il primo dei motivi per cui dobbiamo essere grati al cristianesimo.
“Dio è Padre e la Chiesa è una nuova comunione di Dio e degli uomini. Unita al Figlio unico diventato «il primogenito di molti fratelli”.
Dice San Paolo nella lettera ai Romani (Rm 8,29)
E come dirà più avanti Sant’Agostino (De sermone Domini in monte, 2, 4, 16: CCL 35, 106.):
“Che cosa infatti può Dio negare alla preghiera dei suoi figli, dal momento che ha loro concesso, prima di tutto, di essere suoi figli?”
Né i greci né i romani credevano nella fratellanza fra gli uomini, a Roma e ad Atene si viveva da liberi o da schiavi, da aristocratici o da cavalieri o da agricoltori. E’ stato il cristianesimo, che ha introdotto l’uomo come figlio di Dio e quindi tutti gli uomini come fratelli.
La solidarietà
Oggi diamo per scontato proteggere i deboli e aiutare chi è mano fortunato. Ma non è stato sempre così. Nelle società antiche, prima di Gesù, non c’era alcuno spirito si sussidiarietà.
La solidarietà compare per la prima volta nella storia umana per bocca di Cristo. La Regola d’oro è una sentenza di Gesù che appare nei Vangeli di Matteo e di Luca.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. (Mt 7,12 )
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. (Lc 6,31 )
Il brano evangelico che descrive la solidarietà è la parabola del buon samaritano (Lc 10,25-37 ).
L’amore per il prossimo, secondo la visione dell’Antico Testamento, si limitava alla solidarietà verso il proprio popolo e verso i popoli stanziati in Israele. Non aveva carattere generale o universale. Gesù allarga il significato della solidarietà e include tutti gli uomini e tutti i popoli.
La solidarietà viene poi applicata dalle prime comunità cristiane in ogni luogo: in oriente come a Roma. I primi cristiani vivono insieme, dividono quello che hanno e si aiutano.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli Apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
(Atti 4,32-35)
I romani rimangono stupiti nel constatare che i cristiani vivano questa dimensione di condivisione e sostegno materiale. Nella Roma repubblicana e imperiale sono previste elargizioni pubbliche ai poveri, per esempio di grano, in momenti di difficoltà economica. Ma questo tipo di iniziative non sono di natura solidaristica, ma sociale e politica: sono un modo in cui i governanti della repubblica e gli imperatori si conquistano il favore della plebe o la tengono buona.
L’arte figurativa: una conquista di cui dobbiamo essere grati al cristianesimo
Per gli ebrei non era consentito raffigurare Dio, né l’uomo, né alcuna cosa vivente. Lo prescrive L’Antico Testamento.
Leggiamo, nel libro dell’esodo:
Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra.
E non solo: nel Corano che Allah stabilisce il divieto di raffigurare in generale gli esseri viventi. Essendo solo Allah il Creatore della vita, l’individuo che fa una rappresentazione di un essere vivente, tenterebbe di sfidare e di competere con Allah. Esiste un hadith (detto) del profeta, che dice che chi ritrae un essere vivente, “verrà torturato fino al Giorno del Giudizio”.
Anche i cristiani, derivati dalla predicazione segli apostoli, sono una costola del giudaismo.Per i primi secoli non produssero immagini. La situazione cambia nel IV secolo. i cristiani cominciano a decorare i luoghi di culto. Non tutti sono concordi sulla legittimità delle immagini e la lotta fra le due interpretazioni durerà almeno altri due secoli, con alti e bassi.
Il concilio di Trulliano (691-692) proibisce la rappresentazione simbolica di Gesù.
Nel corso di una grande riforma della Chiesa imperiale, Leone III (717-741) vuole eliminare la venerazione delle immagini, facendo eliminare le icone stesse. Per questo viene ricordato come l’iconoclasta, ovvero il distruttore di immagini.
La discussione prosegue e contrappone i nomi più famosi dell’epoca.
Anastasio nel 730 firma il decreto imperiale di abolizione delle icone da tutto l’Impero. Favorevole alle icone è invece il grande teologo Giovanni Damasceno.
I papi di Roma, coinvolti nella questione, si schierano contro la politica iconoclasta. Costantino V, successore di Leone III, continua la politica iconoclasta del padre.
Egli convoca un sinodo nel 754 a Calcedonia, in cui condannano il culto delle immagini.
La politica di Costantinopoli cambia quando, dopo la prematura morte di Leone IV, diventa reggente del minorenne Costantino VI la madre, Irene, Lei è favorevole al culto delle immagini, convoca un concilio, ecumenico. Ai lavori presenziarono circa 300 vescovi, ed un folto gruppo di monaci ed abati.
Il concilio fa finalmente chiarezza. Definisce la differenza tra “venerazione” delle immagini, ammessa, e “adorazione”, assolutamente rifiutata, perché solo Dio può essere adorato. La venerazione delle immagini significa la venerazione delle persone rappresentate e non delle icone di per sé.
Il concilio di Nicea legittima l’arte sacra. L’arte sacra produce, fra le altre cose, il Rinascimento italiano. Dall’arte sacra deriva la ritrattistica e l’arte profana, perché uomini e donne facoltosi vogliono immortalare il proprio ritratto da tramandare si posteri. Tutta l’arte che ci circonda è un grande debito che l’umanità ha verso il cristianesimo. Nessun’altra cultura ha prodotto altrettanta qualità e quantità di arte figurativa.
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