Vi hanno mai raccontato come vive una famiglia numerosa?
Cosa sappiamo di come vive una famiglia numerosa? Ultimamente, abbiamo visto di tutto: i single, le coppie stranamente assortite, i trombamici, le famiglie allargate e quelle ristrette. Ci dicono che una famiglia può essere composta solo da un umano, da un umano e uno più animali, da un orango tango, due piccoli serpenti, un’aquila reale, un gatto, un topo e un elefante. In questi anni il cinema, la televisione, i romanzi non ci hanno risparmiato alcun dettaglio su nuclei di persone variamente aggregate. Forse qualcuno crede di poter immaginare come vive una famiglia numerosa e non ritiene che serva raccontarlo.
Non tanto, credo, per un problema di rappresentatività: dubito che ci siano meno nuclei familiari numerosi che famiglie non convenzionali. Il fatto è che la normalità non fa più notizia. La normalità non è popolare.
Anzi no, non chiamiamola “normale”, ché ormai di normale non c’è più nulla. Tutto in fondo è normale, dipende quale norma vogliamo prendere come riferimento.
La famiglia non vive per tradizione
Non interessa ai media e alla narrazione ufficiale quella che io considero la famiglia normale e in tanti definiscono: “famiglia tradizionale”. Io non so cosa abbia a che fare la famiglia con la tradizione. La famiglia non vive per le tradizioni o per la forma. Sarebbe come dire che ho sposato mio marito, stiamo insieme e cresciamo i figli per una qualche bizzarra, inveterata abitudine: una tradizione popolare, come quella di mettere le castagne matte sul davanzale d’inverno, per prevenire l’influenza o fare le polpette al sugo la domenica.
Una tradizione, dicevamo, ovvero qualcosa di antico, forse persino superato. Qualcosa di non del tutto razionale, a cui siamo attaccati per nostalgia, per pigrizia, forse per mancanza di fantasia. E invece, il libro che rappresenta il mio consiglio di lettura di oggi mostra tutto il contrario. “Family man” (Edoardo Tincani) è un’ode alla vita, alla scoperta meravigliosa di essere famiglia. Altro che tradizioni polverose!
Una famiglia in technicolor
Tincani, giornalista, racconta, in questo agile libro delizioso, le vicende quotidiane della sua famiglia di grande formato: cinque figli, tre ragazze e due ragazzi. Episodi incorniciati da riflessioni sulla vita, sul presente, sul passato e sul futuro, che scorrono davanti ai nostri occhi con fluidità e grazia. Una serie di flash su come vive una famiglia numerosa, con il susseguirsi di compiti, cartelle, cene da preparare, campi estivi, fotografie, colazioni all’alba e interminabili soste nelle sale d’attesa dei medici.
Family man incanta con la sua saggezza, con la sua delicatezza, con l’amore che traspare da ogni riga. La normalità delle vite dei personaggi è una boccata d’aria in una attualità che spesso sembra perseguire l’eccentricità come scopo principale. Tincani, la moglie Lucia, i loro ragazzi sono una famiglia in technicolor: emergono con allegria, chiaroscuri, felicità, stanchezza, baruffe fra bambini e mutua solidarietà fra i genitori.
Cronache dal pianeta amore
Scopriamo così come vive una famiglia numerosa: viaggi in auto all’insegna delle canzoni cantate a squarciagola, degli spezzoni di film ripetuti a memoria, le chiacchiere, le liti, in una colonna sonora polifonica che diverte e fa passare il tempo. Una gioiosa complessità resa possibile dalla dedizione della coppia, che si rivela in piccoli gesti, pensieri e attenzioni reciproche.
Mi sono riconosciuta in Lucia, che fa della preparazione dei pasti non solo un dovere, ma una manifestazione d’amore. Ho copreso la delusione dell’autore rispetto alla consegna delle pagelle: “smaterializzate” e desacralizzate dal registro elettronico. Ho condiviso le considerazioni sulla gratuità dell’amore, l’unico bene che resta davvero disinteressato, in un mondo in cui tutto quello che sembra gratis, nasconde una fregatura e di solito costa molto più di quel che sembri.
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